Dopo
aver trascorso quasi due mesi a Kathmandu e nei suoi dintorni, ci siamo potuti
fare un’idea abbastanza precisa di quelli che sono stati i danni del terremoto
del 2015 e l’attuale stato dei lavori di ricostruzione.
Come
accennato in un precedente post riguardo i danni al patrimonio artistico della
città (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2017/05/danni-del-terremoto-2015-alla-piazza.html),
le costruzioni più antiche sono quelle che sono state maggiormente danneggiate:
nella zona vecchia di Kathmandu non c’è stradina o vicolo dove non siano
presenti palazzine sorrette da pali di ferro o legno.
Numerosi
sono anche i “buchi”, causati da completi crolli, seppur ci sembra che molti non
siano stati distrutti direttamente dal terremoto, ma si tratta di abbattimenti
di palazzi pericolanti che vengono ricostruiti.
Purtroppo
se è comunque vero che nella capitale molti edifici pubblici ed abitazioni si
sono salvati, lo stesso non si può dire dei numerosi piccoli paesi di cui è
costellata la Valle di Kathmandu.
In
particolare, come abbiamo avuto modo di raccontare nei post riguardanti il
trekking dell’Helambu (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2017/06/il-trekking-dellhelambu-informazioni.html),
la maggior parte dei paesi della regione dell’Helambu e del vicino Langtang , appena
a nord della Valle e nei pressi delle zone interessate dalle numerosissime
scosse d’assestamento, sono stati quasi rasi al suolo.
Riguardo
l’avanzamento delle opere di ricostruzione dobbiamo dire che, se non proprio
spedite, proseguono costanti e su ampio raggio.
Nonostante
il terremoto infatti, l’economia nepalese da circa 4-5 anni, grazie ad una vaga
stabilità politica, sta conoscendo una buona crescita, attorno al 5%, favorita
anche dall’ancor maggior sviluppo che stanno avendo l’India e la Cina, da
sempre i maggiori partner commerciali del Nepal.
Chiaramente
non si possono vedere lati positivi in una tragedia come quella del terremoto
nepalese, però ci siamo resi conto che in molti casi, usando il buon senso ed
un minimo di risorse, può essere visto come un’opportunità per migliorare le
cose.
Ad
esempio, molti crolli hanno interessato costruzioni da tempo dilapidate,
lasciando al momento dei grandi ed apprezzati spazi in zone cronicamente congestionate.
Come testimonianza
personale possiamo portare la parte terminale della nota Freak Street, da
sempre trafficata a causa di un piccolo incrocio dopo il quale la via
principale si riduceva ad uno stretto budello tra alcuni negozi ed un muro di
mattoni, che proteggeva un vecchio palazzone mezzo distrutto ed occupato dall’esercito.
Il
terremoto ne ha fatto crollare definitivamente una grande porzione, oltre al
muretto di mattoni, che è stato ricostruito allargando la strada e rendendo l’incrocio
decisamente più scorrevole e quasi irriconoscibile.
Anche
le frane, che hanno ostruito lunghi tratti di strade, hanno creato degli spazi prima
inesistenti, che ora possono essere sfruttati per allargare le carreggiate e
permettere in quei punti il comodo passaggio di due mezzi.
Perfino
lo stadio cittadino, che oltre ad aver subito notevoli danni venne utilizzato a
lungo come accampamento d’emergenza, sta iniziando ad essere interessato da
vari lavori, tra cui l’apprezzabile costruzione di una copertura sopra alle
gradinate che compongono circa i due/terzi degli spalti.
Oltre
a questo, possiamo anche felicemente notare come molte delle opere di ricostruzione,
seppur chiaramente, ed auspicatamente, seguendo tecniche e materiali migliori, stanno
seguendo il semplice ma gradevole stile tradizionale, costituito da muri con
mattoni a vista e finestre di legno riccamente scolpite.
Ovviamente
c’è ancora molto da fare, ma sembra che ci siano tutti i presupposti per poter
cancellare al più presto almeno alcune delle drammatiche testimonianze della
grave tragedia.
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