I danni al palazzo reale e le piante dedicate alle vittime
dei crolli, sui gradini dove sorgeva il tempio di Narayan
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Purtroppo
dobbiamo riportare che i danni al patrimonio artistico della città sono stati
notevoli, mentre, per fortuna, ci sono sembrati limitati quelli ad altri
edifici pubblici ed abitazioni.
Probabilmente
questo è dovuto al fatto che i templi furono costruiti molti secoli fa, con
materiali piuttosto fragili, mattoni e legno, mentre gli edifici più moderni, grazie
all’uso del cemento armato, anche solo che parziale, hanno opposto alla onde
sismiche una maggior resistenza.
Provenendo
da Pokhara e passando nel distretto di Gorkha, vicino all’epicentro della prima
grande scossa, non abbiamo incontrato la devastazione che ci aspettavamo, trovando
ancora in piedi costruzioni decrepite anche prima del sisma.
Addirittura
era già in funzione la funivia che porta al famoso tempio di Mahakamana,
situato poco lontano da Gorkha: il tempio in sé pare avesse subito alcuni danni
ma sostanzialmente era rimasto in piedi, mentre riguardo le sorti del piacevole
ed utile servizio offerto dalla funivia avevamo qualche dubbio.
La
periferia di Kathmandu non ci è sembrata particolarmente colpita dal terremoto,
semplicemente perché da sempre è formata in gran parte da costruzioni precarie,
in condizioni più o meno pietose, ma sicuramente non è stato d’aiuto nel
cercare di ridurle.
Anche
entrando in città abbiamo fatto fatica a distinguere i lavori in corso dovuti
al lento ma inesorabile progresso, da quelli di riparazione dei danni del
sisma; finché non ci siamo avvicinati a Durbar Square...
Traducibile,
letteralmente, come la Piazza del Palazzo Reale, la Durbar Square di Kathmandu
è da secoli, forse addirittura un millennio, il centro culturale, politico,
religioso, sociale ed artistico della Valle di Kathmandu, e quindi in senso
lato del Nepal.
Probabilmente,
anche per un valore affettivo, continuerà a mantenere alcuni di questi primati,
ma i danni del terremoto l’hanno ridotta, al momento, ad una pallida e desolante
copia di quello che era prima, visto che, indicativamente, la distruzione ha
interessato circa il 50-60% dei templi.
Qui sorgeva un grande templio a tre tetti dedicato a Shiva, a lungo simbolo di questa parte
della piazza
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In
realtà le impalcature di bambù e i danni ai piccoli santuari situati agli
angoli sono evidenti, ma la struttura principale, grazie alla robusta
“costituzione”, sembra aver assorbito le onde sismiche senza troppi problemi.
Entrando
nella parte della Durbar Square sulla quella si trova l’entrata del palazzo
reale chiamata Hanuman Dhoka, che dà il nome al complesso, sulla sinistra una
lamiera nasconde il crollo di un tempio a pagoda, di cui sono rimasti solo i
gradini, mentre gli altri tre di modeste dimensioni, hanno subito danni ma sono
in piedi, sorretti da pali di legno.
Sempre
su questo lato, non sembra essere stato intaccato il grande bassorilievo
colorato di Bhairab, che ha resistito grazie al fatto di essere stato costruito
da un unico grande blocco di pietra.
Sul
lato opposto della strada che attraversa la piazza, oltre all’entrata della
centrale della polizia, dei tre piccoli santuari, solo il terzo, quello che
protegge una grande campana, si è salvato, seppur con qualche danno, mentre è
crollato completamente il tempietto a pagoda dall’inusuale (e poco stabile)
pianta ottagonale e la costruzione che proteggeva due enormi tamburi
cerimoniali è stata sostituita in fretta e furia da una struttura simile, ma
vuota, vista l’assenza dei tamburi; si può comuque ragionevolmente sperare che
siano al momento oggetto di riparazione, senza contare che la costruzione
sostitutiva forse non è ancora terminata.
La
parte centrale di Durbar Square, sulla quale si trova la facciata principale
del Palazzo Reale, ha subito decisamente più danni, con i tre grandi templi a
pagoda completamente crollati e dei quali al momento rimangono sono gli alti
gradini di mattoni.
Si è
salvato, seppur con grandi crepe, il più tozzo tempio di Shiva-Parvati,
caratteristico per la presenza di due sculture delle divinità che si affacciano
da una finestra centrale.
Anche
il palazzo della Kumari Devi (la dea bambina o
dea vivente) si è salvato senza grandi danni, seppur anche questo sia
retto da vari pali di sicurezza, mentre la facciata del Palazzo Reale (del quale
vedremo più avanti) porta evidenti i segni delle scosse.
Proseguendo
verso sud-ovest, nella porzione della piazza chiamata Maru Tole è purtroppo
crollato il Kasthamandap, l’antico edificio di legno del XII secolo dal quale
prese il nome la città.
Indubbiamente
l’area al momento ha un aspetto decisamente meno claustrofobico e trafficato,
ma era di gran lunga più affascinante prima, anche se ad ogni passo si
rischiava di essere investiti da una moto o di cascare su una pila di verdure
vendute per terra su teli di plastica.
Il
veneratissimo tempio di Ashok Binayak si è salvato senza danni evidenti, grazie
alle dimensioni estremamente ridotte e dall’essere già di per sé costruito
“appoggiato” all’edificio retrostante.
Infine,
tornando nella zona centrale e girando verso Basantapur Square, si possono
purtroppo ammirare a pieno i danni alla lunga parete laterale del Palazzo
Reale.
In
realtà, questo grande edificio imbiancato in stile occidentale, dotato di un
imponente colonnato, ci è sempre sembrato leggermente fuori luogo tra
l’architettura locale a base di mattoni e legno, ma l’attuale aspetto
sventrato, con la vegetazione che inizia a crescere tra le rovine, è
decisamente peggiore.
Purtroppo
la parte posteriore antica ha subito ancor più danni con il crollo degli ultimi
piani della Basantpur Tower.
Magra
consolazione, ora si possono osservare i tetti di due costruzioni che si
trovano nel cortile interno del Palazzo Reale: l’elaborata cima di una torre,
probabilmente la Torre di Kirtipur, in uno stile simile all’ormai defunta Torre
di Basantapur, ed il Panchamukhi Hanuman Temple, caratteristico per possedere
ben cinque tetti ed un’inusuale pianta circolare.
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