giovedì 24 marzo 2016

La festa Diwali

Diwali, the lights of Festival in India.JPGCome Holi è la festa indù più importante del ciclo primaverile, Diwali lo è di quelle del ciclo autunnale.
I significati ad essa legati sono numerosissimi sia perché viene celebrata da diverse comunità religiose per motivi differenti, sia perché in realtà anche i giorni che precedono e seguono il Diwali sono importanti festività.
Secondo la tradizione più seguita al giorno d’oggi, i giorni di festa sono ben 5, riuniti sotto il generico nome di Diwali che però propriamente è il terzo.
Il primo giorno si chiama Dhanteras, che significa Tredicesimo giorno della Prosperità, riferito al fatto che cade nel tredicesimo giorno (teras) della seconda metà del mese lunare ed è considerato favorevole alla prosperità (dhan).
Questa data viene considerata come l’inizio dell’anno nuovo da parte di imprese e commercianti.
Il giorno successivo viene chiamato Naraka Chaturdashi (ma anche Choti Diwali, piccolo Diwali) ed è considerato il giorno in cui il dio Krishna sconfisse il demone Nakasura.
I devoti indù si svegliano presto, fanno un bagno, si cospargono di oli essenziali, indossano vestiti nuovi e celebrano una cerimonia in onore di Vishnu, di cui Krishna è l’ottava incarnazione.
La nota tradizione del Diwali di scoppiare fuochi d’rtificio petardi prende spunto da questo giorno di festa e rappresenta la sconfitta del demone.
Il terzo giorno, Diwali propriamente detto, è chiamato anche Lakshmi Pooja e si venera la dea della prospetià Lakshmi, moglie di Vishnu.
È ritenuto un giorno importantissimo per pulizie domestiche, nonché per piccoli lavori di ristrutturazione, poiché pare la dea visiti con piacere la case pulite e rinnovate, anche se in realtà ha la funzione pratica di risistemare le abitazioni dopo il passaggio, spesso devastante, del monsone.
Viene anche considerato il giorno in cui il dio Rama, settima incarnazione di Vishnu, tornò nella capitale Ayodhya, dopo 14 anni di esilio, per reclamare il trono del regno.
Questo è uno dei numerosi motivi per cui vengono accesi i lumini, cioè indicare a Rama la strada del ritorno.
Il giorno successivo, il quarto, viene chiamato Govardhan Pooja o Bali Pratipada, entrambi riferiti a due noti episodi mitologici.
Govardhan è il nome di una collina che Krishna tenne sospesa su un dito, per proteggere i suoi devoti durante una vendicativa tempesta scatenata dal dio Indra, precedentemente battuto in un conflitto con Krishna.
Bali Pratipada, traducibile con “i passi contro Bali”, rappresenta invece il giorno in cui Vishnu, sotto le vesti del nano Vamana (sua quinta incarnazione) riconquistò l’universo che era caduto sotto il controllo del demone Bali.
Presentandosi a Bali in quella forma, Vamana-Vishnu chiese umilmente al demone tanta terra quanto era quella che lui poteva percorrere con tre passi.
Pur avvertito da un consigliere di stare attento, Bali acconsentì, e una volta rivelata la sua vera natura divina, Vamana con un passo conquistò la terra, col secondo i cieli e col terzo l’intero universo.
Secondo un’altra versione, non sapendo dove mettere il piede per il terzo passo, Bali, riconoscendo la grandezza di Vishnu, gli chiese di poggiarlo sulla sua testa.
Grazie a questo Bali è uno dei pochi demoni a ricevere le attenzioni dei devoti indù, vista la rarità dell’onore di essere stato toccato dal piede di Dio.
Govardhan Pooja o Bali Pratipada, nello stato del Gujarat è il primo dell’anno del calendario induista Vikram-Samvat, che di solito viene fatto iniziare a metà Aprile.
Il quinto giorno infine si celebra Bhaidooj, o Yama Dwitiya, collegato al poco noto e oscuro espisodio in cui il dio della morte Yama visitò la sorella Yami.
Lei lo accolse con tutti gli onori, mangiarono assieme, quindi Yama, soddisfatto, le fece un regalo.
La tradizione vuole che in questo giorno i fratelli facciano visita alle sorelle, portando doni, che le sorelle ricambiano offrendo dolci e legando un braccialetto colorato di filo o stoffa al polso dei fratelli, in maniera simile alla festa di Raksha Bandhan (per dettagli http://informazioniindiaenepal.blogspot.com/2016/03/festivita-indiane-ii-parte.html).
Com’è noto le famiglie indiane sono ancora oggi molto numerose e questa festa è quindi molto sentita; i giorni successivi è curioso osservare ai polsi di tutti gli uomini, anche i più “rispettabili”, questi braccialetti di sgargianti colori.

Questi sono i significati può comunemente attribuiti dagli indù alla festa del Diwali, ma esistono numerose varianti regionali, tra cui citiamo l’originale tradizione nepalese, dove il Diwali è chiamato Tihar.
I cinque giorni di Tihar sono estremamente sentiti tanto che il paese, indaffaratissimo a compiere rituali, si blocca completamente, in un delirio di offerte devozionali, musica tradizionale e grandi abbuffate.
I cinque giorni di Tihar, curiosamente, prevedono cerimonie non solo in onore degli dei ma anche degli animali.
Il primo giorno viene venerato il corvo, considerato messaggero divino (seppur propriamente di Yama, dio della morte), mentre il secondo sono i cani ad essere venerati con ghirlande di fiori, segni colorati in mezzo alla fronte e offerte di cibo.
Il terzo giorno, anche in Nepal considerato Lakshmi Pooja e ultimo giorno dell’anno, l’animale venerato è la mucca.
Il quarto giorno, il primo dell’anno, viene dedicato all’elefante, simbolo di prosperità, mentre il quinto tocca invece ai tori.
Anche in Nepal il quinto giorno è dedicato alla visita e allo scambio dei doni tra fratelli e sorelle.

Oltre a queste tradizioni tipicamente indù, Diwali è un giorno di festa anche per le religioni Jaina, Sikh e Buddismo.
Per i Jaina il giorno di Diwali rappresenta la data della morte di Mahavira, ultimo dei 24 profeti jainisti e, come già accennato, il giorno successivo è il primo giorno dell’anno in Gujarat, dove il jainismo ha influito notevolmente sulla cultura, seppur oggi sia praticato solo dal 13% della popolazione.
I Sikh celebrano il Diwali come data del ritorno dalla prigionia di Guru Hargobind e la tradizione delle luci si collega all’atmosfera festosa che segnò questo felice evento.
Insieme a Baisaki, una festa primaverile appartenente al ciclo di Holy, Diwali è importante per i Sikh poiché durante queste due date annuali si tenevano i meeting della comunità dal quale scaturì la Khalsa, l’associazione  a capo della religione.
Nel buddismo Diwali non è considerato una festività molto importante, esclusa la popolazione buddista nepalese di etnia Newari, l’originale etnia della Valle di Katmandu, che in questo giorno venera l’antico imperatore Ashoka, considerato il responsabile della diffusione del buddismo in Nepal.

A parte i più o meno reconditi significati, le caratteristiche più evidenti del Diwali moderno sono essenzialmente tre: l’accensione di lumini, l’esplosione di petardi e fuochi d’artificio, e lo scambio di dolci.
L’atmosfera creata al tramonto quando tutti gli edifici, sia pubblici che privati, vengono illuminati da decine di lucine è decisamente suggestiva.
Secondo la tradizione, ancora abbondantemente seguita, i lumini sono composti da coppini di terracotta, di varie forme e stili, che vengono riempiti di burro chiarificato od olio di sesamo, nel quale è immmerso uno stoppino di cotone.
Molto diffuse sono anche le comuni candele, seppure nell’induismo vengono considerate illuminazioni sacre “di Serie B”, poiché, essendo composte di chimica paraffina, sono sprovviste della qualità nutritiva del burro chiarificato e dell’olio di sesamo.
L’accensione di questi lumini, comune anche durante le cerimonie quotidiane, ha infatti anche la funzione di “sfamare” le divinità.
Oggigiorno stanno prendendo sempre più piede delle economicissime, e spesso davvero originali, illuminazioni elettriche, molto simili a quelle natalizie.
Il risultato talvolta è decisamente pacchiano, soprattutto quando queste numerosissime lucine coprono interi edifici, ma offrono comunque un’armosfera molto festosa.
La tradizione di esplodere petardi e fuochi di artificio è piuttosto recente e sta avendo sempre più successo.
Se non fosse per l’uso decisamente smodato e completamente privo di elementari misure di sicurezza, l’atmosfera è piuttosto divertente, con i bambini che scoppiano miccette e accendono stelline, i ragazzini che scoppiano “raudi” e lanciano razzetti, e gli adulti che praticamente fanno esplodere qualunque cosa, fino a colpi di pistola...
Il bollettino del giorno dopo infatti elenca una serie di incidenti mortali e più o meno invalidanti, senza contare l’atmosfera irrespirabile con l’aria impregnata di polvere da sparo, le strade completamente ricoperte degli avanzi delle cartucce e gli animali, soprattutto i cani, che traumatizzati si guardano attorno basiti con la coda tra le gambe.
A causa di questi motivi, negli ultimi anni vengono emesse continuamente nuove leggi per cercare di limitare i danni e, seppur i casi di completa idiozia siano ancora comuni, qualche basilare miglioria la si può già intravvedere.

Ma la tradizione di Diwali che più di tutte accomuna gli abitanti del subcontinente indiano, a prescindere da religione, etnia, casta, età, sesso e quant’altro è quella dello scambio di dolci, che in quei giorni vengono reciprocamente e continuamente offerti in ogni situazione.

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