sabato 29 aprile 2017

Le etnie del Nepal, V parte

Cartina del Nepal con la distribuzione etnica
Terminando la nostra panoramica sulle più importanti etnie del Nepal, accenneremo agli ultimi gruppi la cui percentuale supera l’1% della popolazione, cui abbiamo aggiunto due etnie minori ma molto caratteristiche, gli sherpa ed i thakali.

I teli, i chamar ed i kushwaha sono tre caste i cui membri costituiscono rispettivamente l’1.4, l’1.3 e l’1.2% della popolazione nepalese.
Facenti parte del grande gruppo dei madhesi, popolazioni di origini indiana che abitano le pianure del Terai, sono dediti a specifiche occupazioni: i teli si occupano della produzione di olio, da tel che in molte lingue indiane significa appunto olio, i chamar sono lavoratori di pelli ed i kushwaha sono prevalentemente contadini.
Nella gerarchica divisione castale nepalese, i teli ed i chamar fanno parte dei gruppi dediti ai servizi, un tempo chiamati intoccabili, mentre i kushwaha sono considerati una casta pura, seppur un gradino sotto a bramini e guerrieri.
Data l’origine, le lingue più diffuse tra queste caste sono quelle tipiche del nord dell’India, come il maithili, il bhojpuri e l’awadhi.

L’etnia sherpa è originaria del Tibet, dove originariamente aveva abitudini nomadi, ed abita principalmente le regioni montuose della parte orientale del Nepal, tra cui l’area del Solukhumbu, dov’è situato il Monte Everest, dove iniziarono a stabilirsi circa 500 anni fa.
Il loro numero è piuttosto esiguo, comprendendo solo lo 0.4% della popolazione del paese, ma sono un’etnia molto particolare, con una notevole influenza nelle regioni dove vivono.
Note sono le loro capacità alpinistiche che fin dalle prime grandi spedizioni himalayane sono state di vitale importanza, come grandi conoscitori delle geografia e del clima di quei luoghi impervi.
Secondo studi scientifici, pare che la loro eccezionale resistenza sia dovuta ad adattamenti genetici, in particolare un’ottima ossigenazione del sangue, sviluppati vivendo da secoli ad altitudini superiori ai 3.000 metri, come avviene anche per altre popolazioni di montagna come gli andini e gli abitanti degli altipiani etiopici.
Culturalmente parlano una propria lingua e sono al 93% buddisti, con minoranze di induisti, cristiani e seguaci del bon, la religione tibetana pre-buddista.
Le loro case sono in pietra, con il tetto preferibilmente di ardesia (seppur oggigiorno siano sempre più comuni d’acciaio), e dotate di efficienti sistemi di areazione per eliminare il fumo dei fuochi sempre accesi.
I loro villaggi spesso si riconoscono per l’abitudine a costruire le abitazioni abbastanza distanti le une dalle altre per lasciare spazio a piccole coltivazioni, divise da curati muretti in pietra; anche la presenza di un tempio a pianta quadrata dai muri bianchi, circondato da bandiere della preghiera, è una forte indicazione della presenza dell’etnia sherpa.

I thakali sono ancora meno numerosi degli sherpa, essendo poche decine di migliaia e solo lo 0.1% dei nepalesi, ma anche loro hanno una notevole influenza culturale sul paese.
Originari della valle del fiume Kali Gandhaki, nella zona centro-settentrionale del Nepal, in un’area chiamata storicamente Thak Khola, nella regione del Mustang, da cui il nome dell’etnia, grazie alla posizione su un’importante rotta del sale con il Tibet, i thakali sono diventati ottimi commercianti, e negli ultimi decenni imprenditori di successo dei più frequentati percorsi di trekking attorno al massiccio dell’Annapurna facendone uno dei gruppi etnici più facoltosi del paese.
D’origine tibeto-birmana, parlano una propria lingua, mentre per quanto riguarda la religione sono principalmente buddisti, ma anche induisti, e molti praticano entrambe.
Il buddismo è maggiormente diffuso nelle più remote regioni del Mustang, mentre avvicinandosi alle colline aumenta l’influenza induista.
Probabilmente l’aspetto culturale thakali più noto ed apprezzato in Nepal, riguarda la cucina, che rappresenta un felice connubio tra quella himalayana e quella tipica delle colline.
In particolare gli ingredienti di montagna rendono la cucina più varia e consistente, con maggior uso di carne e di cereali, grano, mais e miglio, che crescono piuttosto bene al freddo delle montagne; grazie al fatto che molti thakali erano e sono tuttora mercanti, anche la disponibilità di prodotti importati dalle zone limitrofe è notevole, arricchendo ulteriormente la cucina.
Per maggiori informazioni rimandiamo ad un post dedicato al cibo etnico nepalese, essenzialmente newari e thakali http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/06/il-cibo-etnico-nepalese-cucina-newari-e.html.
Come per la precedente etnia sherpa, le abitazioni tradizionali thakali sono in pietra, come anche i tetti, seppur nei villaggi thakali la case sono molto vicine le une alle altre; quelle a due piani spesso al secondo presentano dei poggioli in legno.

venerdì 28 aprile 2017

Le etnie del Nepal, IV parte

Procedendo con il nostro breve cenno alle etnie del Nepal, in questo post verranno descritti: i gurung, i damai/dholi, i thakuri, i limbu e i sarki.

File:Nepal ethnic groups.png
Mappa del Nepal con la distribuzione etnica
L’etnia gurung, i cui membri costituiscono il 2% dei nepalesi, appartiene al gruppo tibeto-birmano, ed è molto simile a quella magar (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2017/04/le-etnie-del-nepal.html), seppur geograficamente occupino territori ad altitudini leggermente più elevate.
Abili coltivatori di prodotti agricoli di montagna, come grano, mais e miglio, sono dediti anche alla pastorizia, in particolare di pecore e grazie alla loro resistenza fisica sono tra le etnie che originariamente si distinsero per coraggio e capacità militari, e furono tra i primi a far parte delle truppe Gurkha dell’esercito Britannico.
La loro religione, come per altre etnie tibeto-birmane, è essenzialmente sciamanica, ma con sempre maggiori influenze induiste.
La lingua gurung è divisa in due dialetti principali piuttosto diversi, mentre le abitazioni sono in pietra, a due piani, con pianta rettangolare; il tetto è di paglia come la caratteristica tettoia che divide i due piani.
Come i magar, anche i gurung anticamente costruivano case circolari, che però oggiogiorno sono sempre più rare.

I damai/dholi non sono un’etnia, bensì una casta collinare di sarti a cui appartiene circa l’1.8% dei nepalesi.
Come i simili kami, i damai/dholi furono considerati a lungo intoccabili, ma successivamente sono stati equiparati alle caste dedite al terziario ed abitano prevalentemente le colline.
La loro lingua solitamente è il nepalese.

Anche i thakuri sono una casta nepalese delle colline, seppur più elevata dei precedenti dami/dholi e leggermente meno numerosa (1.6% degli abitanti del Nepal).
Vengono considerati kshatriya, cioè guerrieri, ma sono storicamente proprietari terrieri, anche in India dove pare siano originati.
Come i damai/dholi la loro lingua madre solitamente è il nepalese.

I limbu, come i già citati rai (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2017/04/le-etnie-del-nepal-iii-parte.html), sono un gruppo di genti appartenenti all’etnia kirati.
Le similitudini tra i limbu ed i rai sono quindi notevoli, a partire dalla religione animistico-sciamanica, e la distinzione maggiore è quella linguistica, essendo quelle limbu e rai considerate due lingue differenti.
Seppur oggigiorno solo l’1.5% dei nepalesi faccia parte di questa etnia, in passato i limbu possedevano un proprio regno chiamato Limbuwan, composto da dieci principati, che corrispondeva all’incirca all’attuale Nepal orientale e lo stato indiano del Sikkim.
Le fortune del Limbuwan terminarono nel 1774 dopo tre anni di battaglie contro la dinastia Shah di Gorkha che annesse il regno dei Limbu al Regno del Nepal.
Il trattato di pace tra le due parti concedeva una certa autonomia al Limbuwan, che però durò molto poco a causa della successiva guerra tra il Regno del Nepal ed il Regno del Sikkim, durante la quale la maggior parte dei limbu prese le parti del Sikkim.
Questo però venne sconfitto causando la diaspora dei limbu che si videro costretti a fuggire per evitare la vendetta della dinastia Shah: una parte si diresse in Sikkim, una in Bhutan ed una nello stato indiano dell’Assam.

Quella dei sarki è la casta collinari dei calzolai, alla quale appartengono circa l’1,4% dei nepalesi.

Come kami e damai/dholi, anche i sakri sono considerati una casta dedita al terziario la cui madrelingua è principalmente il nepalese e la religione l’induismo.

giovedì 27 aprile 2017

Le etnie del Nepal, III parte

Un tipico tempio dell'etnia Rai in Sikkim, India
Seguendo i dati del censimento del 2011, dopo aver accennato ai primi sei gruppi etnici nepalesi, passiamo ad etnie e caste minori, la cui percentuale è al di sotto del 5% della popolazione totale del paese: i khas-kami che raggiungono il 4.8%, i mussulmani con il 4.4%, gli yadav al 4% ed i rai con il 2.3%.

I kami sono la casta nepalese dei fabbri, facenti parte fino al 1964 degli intoccabili, ma elevati successivamente al rango delle caste dedite al terziario, una definizione più moderna e meno discriminante.
Appartenenti al gruppo etnico di origini indoeuropee dei khas, i kami vivono in prevalenza sulle colline orientali del paese e sono presenti anche in India, nel vicino Sikkim e nell’area di Darjeeling, sulle colline dello stato del West Bengal.
Data la loro origine, sono prevalentemente induisti, circa il 97%, mentre i rimanenti sono buddisti.
Facendo parte dell’etnia khas, i loro usi e costumi sono assimilati alla cultura nepalese in genere e sono difficilmente distinguibili  da altri khas, a parte chiaramente la loro occupazione.

La comunità mussulmana del Nepal non è molto numerosa (4.4%) ma ha origini piuttosto diverse.
La maggior parte dei mussulmani nepalesi vive nelle pianure del Terai al confine con l’India e solitamente sono contadini poveri, che lavorano per grandi proprietari terrieri, ma molti sono impiegati anche come allevatori, macellai, barbieri, tessitori ed altri umili mestieri
Un flusso migratorio di mussulmani di un certo rilievo è quello dei mercanti del Kashmir, che già dal XV secolo iniziarono prolifici scambi commerciali, soprattutto nella Valle di Kathmandu.
Anche negli ultimi 50 anni, a causa delle volatili condizioni politiche del Kashmir seguite alla dipartita dei britannici dal subcontinente indiano, si sta assistendo ad un leggero ma costante aumento di mussulmani kashmiri che in molti casi si dedicano al commercio in negozi turistici che offrono ottimi prodotti artigianali delle loro terre.
Una piccola percentuale di mussulmani nepalesi appartengono invece a gruppi tibetani, anche loro in fuga dopo la conquista del Tibet da parte della Cina nel 1959.

Gli yadav sono un gruppo di caste, talvolta definite anche comunità, d’origine indiana e dedita storicamente all’agricoltura ed alla pastorizia.
Per questi motivi abitano principalmente le fertili pianure del Terai, dove si mischiano ad altre etnie indoeuropee provenienti dall’India.
Linguisticamente parlano quindi idiomi del nord dell’India, come il maithili, il bhojpuri e l’awadhi.

I rai sono genti tibeto-birmane, parte del grande gruppo etnico dei kirati, che entrarono in Nepal da est intorno all’VIII-VII secolo a.C. e dominarono sull’area fino al IV secolo d.C..
Oggigiorno i rai abitano principalmente le colline orientali del Nepal, seppur molti siano scesi in pianura in cerca di impiego.
Insieme ai simili limbu, i rai sono tra i gruppi etnici più caratteristici, inziando dalla religione, che seppur sia sempre più influenzata dall’induismo, è sostanzialmente animistico-sciamanica, con numerose particolarità distintive dagli altri culti nepalesi, come quella di seppellire i defunti invece di bruciarli.

Le loro case hanno solitamente dimensioni modeste e sono in pietra, seppur presso i fiumi e nelle pianure del Terai siano diffuse anche ampie palafitte in legno, simili a quelle del sud-est asiatico, molto utili in caso di non infrequenti innondazioni.

mercoledì 26 aprile 2017

Le etnie del Nepal, II parte

Il tempio Nyatapola di Bhaktapur, uno dei migliori esempi d'arte newari
Continuando la nostra panoramica delle etnie nepalesi, in questo post accenneremo brevemente ai tharu, i tamang ed i newar.

L’etnia più caratteristica e numerosa delle pianure del Terai, situate al confine con l’India, è sicuramente quella tharu, i primi abitanti della zona.
Questo grazie ad una delle loro peculiarità più notevoli, cioè una resistenza genetica alla malaria, che in passato gli aveva concesso quasi un monopolio sullo sfruttamento agricolo di queste aree.
Successivamente però i tharu iniziarono a subire sempre di più l’invasione di altri gruppi etnici, provenienti dalle colline e dalla vicina India, ed a causa dello scarso peso politico, dovuto ad una certa arretratezza culturale, col tempo sono finiti per diventare in molti casi poveri agricoltori al servizio di ricchi possidenti.
Originariamente pare che fossero dei clan di Rajput che migrarono dal deserto del Rajasthan e che successivamente si mischiarono a popolazioni locali, da cui derivano i tratti mongolidi di molti suoi membri, che oggigiorno sono circa il 6,6% della popolazione del Nepal.
Le loro credenze sono animiste, ma sempre più influenzate dall’induismo, ed in quanto abitanti e profondi conoscitori delle foreste sono ottimi cacciatori e pescatori.
Le case caratteristiche tharu sono di fango con tetti di paglia, dotate di poche finestre per cercare di isolare l’interno dalle elevate temperature esterne.

I tamang sono genti tibeto-birmane che abitano principalmente le alte colline e la zona centrale dell’Himalaya.
Nonostante siano tra i più antichi abitanti di queste terre e siano piuttosto numerosi, costituendo il 5.8% della popolazione totale del Nepal, i tamang sono una delle etnie che più ha risentito del progressivo affermarsi delle genti khas che spesso confiscarono le loro proprietà per ridistribuirle a potenti chhetri e bahun (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2017/04/le-etnie-del-nepal.html), che li indussero in uno stato di semi schiavitù ed ancora oggi i tamang spesso svolgono i lavori più umili.
In realtà, grazie alle loro pronfonde origini buddiste, i tamang sono i maggiori produttori di artigianato in stile tibetano, soprattutto di thangka e tappeti, ma anche altri souvenir.
Tra le caratteristiche tipiche, nei territori abitati prevalentemente da Tamang, in particolare le aree di montagna del Langtang e dell’Helambu a nord di Kathmandu, si possono incontrare chorten, piccoli altari buddisti, e muri di pietre mani, grandi sassi sui quali sono incisi mantra (preghiere) in eleganti caratteri tibetani.
Le abitazioni tamang, come quelle delle altre etnie, sono in pietra o mattoni, intonacate di fango e con il tetto di paglia, ma si distinguono spesso per la presenza di un porticato davanti all’entrata.

I membri dell’etnia newari sono considerati i primi abitanti della Valle di Kathmandu, seppur la loro origine non sia ben definita, presentando caratteristiche molto originali che sembrano spesso una mescolanza di tradizioni buddiste tibeto-birmane ed induiste indoeuropee.
Questo è evidente sia nella lingua newari, che appartiene alla famiglia delle lingue tibetane ma usa i caratteri devanagari della famiglia indoeuropea tipica del sucontinente indiano, sia nella religione praticata dai suoi membri, che presenta molte caratteristiche comuni sia all’induismo che al buddismo, seppur le percentuali vedano circa l’84% praticante l’induismo ed il 16% il buddismo.
Anche i tratti somatici sono poco indicativi essendo presenti nella maggior parte dei casi tratti mongoloidi, ma talvolta anche australoidi e caucasico-negroidi.
Storicamente, dopo aver governato sulla Valle di Kathmandu per circa 500 anni, con la dinastia Malla che dotò la valle delle più importanti opere artistiche, furono sconfitti nel 1769 dalla dinastia Shah proveniente da Gorkha, che determinò il lento declino dell’etnia newari.
Anche più recentemente i newari divennero vittima di gravi discriminazioni politiche, soprattutto quella di fare del khas-gorkhali la lingua ufficiale del Nepal, con il motto Ek desh ek bhasha, Una nazione una lingua, rendendo il newari un idioma non ufficiale.
Nonostante queste difficoltà, grazie al prestigio accomulato nei secoli, l’aristocrazia newari ha sempre avuto un buon rapporto con gli organi del potere, grazie alla quale hanno sempre potuto esercitare una discreta influenza ed ancora oggi occupano vari posti di rilievo nell’amministrazione del paese.
Con la recente fine della monarchia della dinastia Shah e l’appoggio politico dei maoisti che hanno sempre difeso la pluralità etnica del Nepal, la cultura newari sta vivendo un nuovo periodo di relativa prosperità e riconoscimento per le capacità commerciali, loro principale occupazione, ed artistica.
Grazie a risorse economiche spesso superiori alla media, i ricchi newari erano soliti farsi costruire abitazioni molto grandi ed eleganti, in mattoni e con i tetti di tegole, dove in città il primo piano era spesso occupato da negozi ed attività commerciali, mentre nelle campagne fungeva da stalla per gli animali domestici.

Seppur oggiogiorno questi stili stiano scomparendo, nella Valle di Kathmandu sono ancora numerosi i vecchi edifici con queste tipiche caratteristiche.

martedì 25 aprile 2017

Le etnie del Nepal, I parte

Stando al censimento del 2011, in Nepal sono presenti 125 etnie riconosciute, un numero sorprendentemente alto considerate le dimensioni modeste del paese ed il relativamente basso numero di abitanti (superficie e popolazione del Nepal sono 147.181 km2 e 26.494.504 abitanti, entrambi i dati circa la metà di quelli dell’Italia).
Questo è dovuto alla posizione come crocevia di movimenti migratori provenienti principalmente da est e da sud, e in minor misura da nord ed ovest.
Le differenze tra le etnie possono essere notevoli, somatiche, linguistiche e religiose, e talvolta anche geografiche, con zone di appartenenza abbastanza definite.
Bisogna però anche notare che all’interno della società induista il concetto di etnia viene spesso sostituito o sovrapposto con quello di casta e comunità, come dimostrato anche dai dati del censimento, sul quale basiamo la nostra breve panoramica.

Nome
Percentuale
Definizione
Area Principale
Origine
Chhetri
16.6
Casta (khas)
Colline e pianure
Indoeuropea
Bahun (Brahman)
12.2
Casta (khas)
Colline e pianure
Indoeuropea
Magar
7.1
Etnia
Colline
Tibeto-birmano
Tharu
6.6
Etnia
Pianure
Mista
Tamang
5.8
Etnia
Colline e Montagne
Tibeto-birmano
Newar
5
Etnia
Colline
Mista
Kami
4.8
Casta
Colline
Indoeuropea
Muslim
4.4
Comunità
Pianure
Indoeuropea
Yadav
4
Casta
Pianure
Indoeuropea
Rai
2.3
Etnia
Colline
Tibeto-birmano
Gurung
2
Etnia
Colline e Montagne
Tibeto-birmano
Damai/Dholi
1.8
Casta
Pianure e Colline
Indoeuropea
Thakuri
1.6
Casta
Colline e Pianure
Indoeuropea
Limbu
1.5
Etnia
Colline
Tibeto-birmano
Sarki
1.4
Casta
Colline e Pianure
Indoeuropea
Teli
1.4
Casta
Pianure e Colline
Indoeuropea
Chamar/Harijan
1.3
Casta
Pianure e Colline
Indoeuropea
Koiri/Kushwaha
1.2
Casta
Pianure e Colline
Indoeuropea
Altri
19



Sherpa
0.4
Etnia
Montagne
Tibeto-birmano
Thakali
0.1
Etnia
Colline e Montagne
Tibeto-birmano

Come riportato nella quarta colonna della nostra tabella, utile per fini espositivi potrebbe essere anche la classica divisione del Nepal in tre fasce geografiche: le pianure del sud, dove abita circa il 50% della popolazione, le colline del centro, dimora del 43% dei nepalesi, e le montagne della fascia settentrionale, dove risiede il rimanente 7% degli abitanti del paese.

Un altro parametro con cui possono essere divise le etnie nepalesi è quello dell’origine che può essere indoeuropea o tibeto-birmana, cui si aggiungono i tharu ed i newari, abitanti originari delle pianure e delle colline, la cui provenienza è incerta e si sono formati nel corso dei secoli subendo influenze sia indoeuropee che tibeto-birmane.

Partendo dai gruppi più numerosi, Chhetri e Bahun non sono etnie bensì le caste indù più alte della società nepalese, rispettivamente guerrieri e sacerdoti.
Etnicamente fanno parte dell’etnia indoeuropea khas che si è creata con secoli di migrazioni provenienti dall’India, che subirono un’impennata nel medioevo con la conquista del subcontinente indiano da parte dei mussulmani.
Dapprima abitanti delle pianure, i khas col tempo iniziarono ad occupare le colline, creando piccoli regni, principalmente nella zona centro-occidentale del Nepal.
Tra questi si distinse il Regno di Gorkha, che nel 1759, sotto il re Prithvi Narayan Shah, conquisterà la Valle di Kathmandu e creerà il Regno del Grande Nepal; da questo deriva anche l’alternativo nome di gorkhali, attribuito sia all’etnia che alla lingua khas, che è diventata infine il nepalese, lingua nazionale del Nepal.
Chiaramente questo fece dell’etnia khas una delle più potenti e dominanti, ed ancora oggi mantengono un notevole controllo sul paese.
In realtà, al di fuori della Valle di Kathmandu, i chhetri ed i bahun non hanno una posizione privilegiata e l’unica distinzione con altre caste ed etnie è data da una leggermente maggiore disponibilità economica.
Costituendo l’etnia principale del Nepal, le genti khas hanno uniformato il paese secondo i propri costumi, ma col passare del tempo molte tradizioni sono state influenzate, se non proprio sostituite, da usi più moderni.
Unica caratteristica distintiva di chhetri e bahun, che li rende facilmente distinguibili, è l’uso di indossare il yajnopavita o janai, il cordone sacro tipico dei bramini in India, ma che in Nepal viene concesso anche ai chhetri che propriamente sono guerrieri (kshatriya).
Architettonicamente le loro case sono in pietra e mattoni, con tetti di paglia, ed i muri sono tradizionalmente colorati di verde chiaro o rosso ocra; le dimensioni dipendono dalle finanze dei proprietari.

L’etnia magar è la più numerosa tra quelle di origini tibeto-birmane, alla quale appartiene il 7.1% dei nepalesi che abitano principalmente le colline del Nepal centro-occidentale.
Originariamente la loro religione era animistico-sciamanica, ma i continui e stretti contatti con popolazioni indoeuropee ha portato ad una progressiva influenza induista ed oggigiorno è difficile distinguere i magar dai khas, almeno su base religiosa.
Abili agricoltori e ottimi soldati, i magar sono una delle maggiori etnie nella formazione delle famose truppe Gurkha (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/10/breve-cenno-ai-gurkha.html) utilizzate dall’esercito britannico e quello indiano, oltre chiaramente quello nepalese.
Le tipiche case magar hanno muri ricoperti di fango rosso ed il tetto di paglia, e solitamente a pianta quadrata o rettangolare, seppur in passato fossero diffuse anche di forma rotonda od ovale.


lunedì 24 aprile 2017

Breve cenno al confine ed ai rapporti India-Nepal

Al contrario di quanto avviene con Pakistan e Cina, con i quali sono in corso ancora oggi accese dispute territoriali (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/05/il-confine-indo-pakistano.html, http://informazioniindiaenepal.blogspot.com/2016/06/il-confine-indo-cinese.html), il confine indo-nepalese non presenta particolari motivi di conflitto.
Gli effetti geopolitici del trattato di Sugauli
Le cause sono essenzialmente due: trattati diplomatici ben definiti, accettati da entrambe le parti, e le discrete relazioni tra India e Nepal, almeno fino al recente passato.
L’unica area controversa di una certa rilevanza (circa 400 km2) si trova lungo il tratto occidentale, dove il confine sarebbe definito dal fiume Kali, che però possiede due distinti rami originali, con l’India che ha occupato i territori fino a quello più orientale, mentre il Nepal rivendica come propria l’area fino al braccio più ad ovest.

L’attuale confine indo-nepalese venne tracciato nel 1816 con il Trattato di Sugauli, al termine della Guerra Anglo-Nepalese (1814-1816) che vide i britannici vittoriosi, ponendo fine alle mire espansionistiche del Regno del Nepal, anzi riducendo di circa un terzo il suo territorio.
Successivamente, nel 1860, l’Impero Britannico restituirà al Nepal alcuni territori delle pianure del Terai, come ringraziamento per l’aiuto militare ricevuto durante la ribellione indiana del 1857 ed il trattato originale verrà sostituito nel 1923 con il Trattato di perpetua pace ed amicizia, a sua volta sostituito nel 1950, dopo l’indipendenza dell’India, con il Trattato di pace ed amicizia tra India e Nepal.

In realtà quest’ultimo trattato da decenni viene criticato da una parte della classe politica nepalese, soprattutto i maoisti, come pro-India e la sua abolizione era uno dei 40 punti che vennero imposti al governo dal leader politico dei maoisti Bhattarai nel 1996 e che, non venendo accettati, scatenarono la guerra civile nepalese.
Successivamente, con la vittoria dei maoisti sulla monarchia, il loro peso politico aumentò enormemente e nel 2008, durante il suo primo breve mandato come Primo Ministro, il capo dei maoisti Dahal aveva paventato l’ipotesi di abolire il trattato del 1950 per redarne uno nuovo.
Dimessosi nel 2009, Dahal non potè portare avanti questo argomento, ma nell’Agosto 2016 venne rieletto nuovamente Primo Ministro del Nepal e, seppur non abbiamo informazioni precise a riguardo, c’è da immaginare che l’idea possa presto tornare alla ribalta.

Anche perché i cambiamenti politici avvenuti in India e Nepal negli ultimi anni hanno allontanato i due paesi, avvicinando maggiormente il Nepal alla Cina.
Culturalmente la vicinanza India-Nepal è molto forte e fino a poco tempo fa lo era anche politicamente, grazie al Partito del Congresso che dominava sia nella versione indiana che quella nepalese, mentre la monarchia indù del Nepal era vista di buon occhio dalla classe politica indiana, proprio da un punto di vista culturale.
Al momento però l’India è guidata da un partito induista, mentre in Nepal è stata instaurata la repubblica e sono i comunisti ed i maoisti ad avere la maggioranza politica quindi è naturale che si stia verificando quindi un avvicinamento alla Cina.

Bisogna anche dire che i nepalesi, seppur riconoscendo all’India una posizione geo-politica dominante, da tempo stanno manifestando una certa disaffezione nei confronti dei loro cugini, per tanti piccoli motivi, non ultimo il ruolo paternalistico-protettivo che la classe politica indiana ha sempre usato nei confronti del Nepal.
In più senza dimostrare reali ed effettivi aiuti, esclusi pochi esempi, dettati comunque più da situazioni opportunistiche che non dal reale interesse di migliorare le condizioni di vita dei nepalesi.
Esempio lampante furono i quasi esagerati aiuti per il terremoto del Nepal di Aprile-Maggio 2015, con il nuovo governo Modi che ne fece uno spot pubblicitario per mostrare la supposta efficienza dell’India moderna, nonché una gara a distanza con la Cina.

Indubbiamente molti nepalesi beneficiarono di questa improvvisa ondata di solidarietà indiana, ma la dimostrazione che fosse in gran parte propaganda politica avvenne pochi mesi dopo, quando, nel Settembre 2015, a causa di alcuni disordini interni dovuti alla redazione della nuova Costituzione del Nepal, l’India interruppe l’approvvigionamento di gas e petrolio, causando una grave crisi economica ed umanitaria.
Di conseguenza, il 28 Ottobre dello stesso anno, la Nepal Oil Corporation strinse un accordo con PetroChina per l’importazione di combustibile dalla Cina, il primo accordo di questo tipo tra i due paesi, che dovrebbe portare il Nepal ad importare dai suoi vicini trans-himalayani un terzo del carburante di cui ha bisogno.
D’altronde la Cina, oltre ad una visione della vita più pratica, possiede risorse economiche nettamente superiori a quelle dell’India, che alla distanza sembra ormai perdere la sua presa sul Nepal.
Un piccolo ma significativo esempio a riguardo: esistono sportelli bancomat a Pokhara disponibili in due lingue, inglese e cinese, niente nepali, né tantomeno hindi.
L’unico vantaggio ancora a favore dell’India è quello geografico, con il confine indo-nepalese che scorre principalmente in pianura, decisamente più comodo di quello cino-nepalese, che scorre lungo le alte vette himalayane.
Anche questo però sta recentemente cambiando, grazie al fatto che la Cina sta aprendo nuovi posti di confine ed alcuni iniziano ad essere raggiunti da utilissime tratte ferroviarie.

Addirittura, grazie all’efficienza cinese, sono in corso studi sulla possibilità di estendere queste tratte anche in territorio nepalese.