venerdì 21 aprile 2017

Artigianato nepalese

Vajra, Tibet, 11th-12th century, iron and brass - Berkeley Art Museum and Pacific Film Archive - DSC04056.JPG
Un vajra tibetano
Grazie alla ricchezza culturale e ad una spiccata abilità manuale dei suoi abitanti, il Nepal può vantare una pregevole e varia produzione di oggetti d’artigianato.
Originariamente questi avevano anche un’utilità pratica, mentre oggigiorno il loro scopo principale è essere venduti nel remuneroso mercato turistico, e seppur questo possa quindi spostare l’interesse degli artigiani più verso l’aspetto economico che quello artistico, è anche vero che questo permette la sopravvivenza di tradizioni che altrimenti andrebbero scomparendo.
In alcuni casi si è assistito ad intelligenti modernizzazioni, come nella produzione di abiti di lana, evolutasi fino ad un attuale proliferare di costosi negozi di pashmina nepalese, una pregiata tipologia di lana cashmere.
Chiaramente uno dei luoghi migliori dove osservare la variegata produzione artigianale nepalese è la città di Kathmandu, seppur la maggior parte degli oggetti siano prodotti a Patan, famosa per la lavorazione del metallo e per i tappeti tibetani, ed a Bhaktapur, dove si concentra la produzione di oggetti in legno e ceramica.

Nepal Thangka with Prajnaparamita.jpg
Un thangka nepalese a tema buddista
Il metallo principalmente usato dagli artigiani di Patan è il bronzo, ma si trovano anche numerosi oggetti in ottone e talvolta argento.
Considerando che i soggetti delle sculture sono attinti sia dall’induismo che dal buddismo, religioni che abbondano di divinità, si possono trovare numerose rappresentazioni interessanti, di varie dimensioni, da piccole statuine che possono essere anche indossate come ciondoli, a grandi ed elaborate statue.
Per quanto riguarda l’oggettistica, soprattutto buddista, vengono prodotte varie campanelle, vajra (il simbolo della folgore) e ruote della preghiera, quest’ultime solitamente decorate con eleganti caratteri di lingua tibetana.
Molto graziosi sono anche i tavolieri per il tradizionale gioco bagh-chal, con tanto di statuine a forma di tigri e capre (per ulteriori dettagli rimandiamo ad un post dedicato all’argomento http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2017/04/il-gioco-da-tavolo-bagh-chal.html).

Jawlakhel è un campo profughi tibetano, situato nella zona sud-ovest di Patan, creato nel 1960 e sviluppato come centro di produzione di tappeti tibetani di lana.
Qui si possono trovare i migliori esempi ed un’ampia scelta, e seppur i prezzi pare siano piuttosto alti, in caso di acquisto si può essere certi che si tratti di un tappeto originale tibetano.

La lavorazione artigianale del legno è concentrata nella città di Bhaktapur dove vengono prodotti vari tipi di statue, maschere ed altri oggetti tipici dell’arte newari.
Come nel caso dei metalli, anche i soggetti delle statue di legno sono presi sia dall’induismo che dal buddismo e si rifanno spesso al pregevole stile, forme e colori soprattutto, delle sculture che adornano i templi.
Molto caratteristiche sono le colorate maschere di divinità terrifiche, in particolare Bhairav, un aspetto di Shiva rappresentato solitamente con una corona di teschi, grandi occhi sporgenti e una larga bocca con denti appuntiti.
Tra gli oggetti, trovano spesso il favore dei compratori le piccole riproduzioni delle tipiche finestre intarsiate in stile newari.
Soggetto molto riprodotto è la famosa finestra del pavone, situata a Bhaktapur dietro alla piazza Tachupal Tole, ma non ci è dato di sapere se sia riuscita a sopravvivere al terremoto del 2015: la città subì numerosi danni ma la finestra è situata sulla facciata di un palazzo piuttosto tozzo ed è possibile che sia rimasto in piedi.

The Hindu Goddess Ugratara (Violent Tara) LACMA M.81.206.8.jpg
Dipinto della dea induista terrifica Ugratara
Anche le produzione di oggetti di ceramica è concentrata a Bhaktapur, in particolare nella caratteristica Potter’s Square, la piazza dei vasai, quasi sempre ricoperta di articoli in terracotta posti ad asciugare sotto al sole.
Originariamente la maggior parte dei prodotti avevano un’utilità pratica, come piatti, vasi e vari tipi di recipienti, mentre oggi si possono trovare anche delle semplici statuine, spesso con sembianza animali e dotate di alcuni buchi per fungere da bruciaincensi.
La qualità di questi oggetti in terracotta è piuttosto bassa, ma se si ha del tempo da perdere per contrattare, lo sono anche i prezzi.

I thangka sono dei colorati dipinti buddisti tibetani eseguiti su tele di cotone o seta, che rappresentano solitamente divinità buddiste, scene mitologiche e mandala.
Questi ultimi sono delle rappresentazioni simboliche dell’universo composte solitamente da un quadrato situato dentro ad un cerchio e sono noti per i colori ed i dettagliati particolari.
Spesso vengono anche dipinti su carta di riso e come i thangka sono articoli molto apprezzati sia per l’aspetto artistico che per la leggerezza ed il comodo trasporto.
La versione nepalese dei thangka tibetani, prodotti dall’etnia newari, viene chiamata paubha e si distinguono per la presenza di alcuni motivi religiosi induisti, mentre solitamente si tratta di divinità e temi buddisti.

Un tipico coltello khukuri
Tra gli altri articoli vari, molto popolari sono i tipici coltelli khukuri, simbolo dei Gurkha (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/10/breve-cenno-ai-gurkha.html), che vengono venduti spesso in negozi specializzati ed in confezioni munite di pratico espositore dove posare il coltello e la custodia, in modo da poter apprezzare sia i dettagli della lama che della fodera.
Nella città di Pokhara, molti negozi vendono saligram, delle pietre tondeggianti nere che contengono dei piccoli fossili e vengono ritrovate nel letto del fiume Gandaki.

Per gli induisti rappresentano il dio Vishnu, mentre per i turisti si tratta di originali souvenir (per ulteriori dettagli http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/09/breve-cenno-ai-shaligram.html).

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