Al contrario di quanto avviene con Pakistan e Cina, con i quali sono in
corso ancora oggi accese dispute territoriali (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/05/il-confine-indo-pakistano.html,
http://informazioniindiaenepal.blogspot.com/2016/06/il-confine-indo-cinese.html), il confine indo-nepalese non
presenta particolari motivi di conflitto.
Gli effetti geopolitici del trattato di Sugauli |
Le cause sono essenzialmente due: trattati diplomatici ben definiti,
accettati da entrambe le parti, e le discrete relazioni tra India e Nepal,
almeno fino al recente passato.
L’unica area controversa di una certa rilevanza (circa 400 km2)
si trova lungo il tratto occidentale, dove il confine sarebbe definito dal
fiume Kali, che però possiede due distinti rami originali, con l’India che ha
occupato i territori fino a quello più orientale, mentre il Nepal rivendica
come propria l’area fino al braccio più ad ovest.
L’attuale confine indo-nepalese venne tracciato nel 1816 con il Trattato
di Sugauli, al termine della Guerra Anglo-Nepalese (1814-1816) che vide i
britannici vittoriosi, ponendo fine alle mire espansionistiche del Regno del
Nepal, anzi riducendo di circa un terzo il suo territorio.
Successivamente, nel 1860, l’Impero Britannico restituirà al Nepal
alcuni territori delle pianure del Terai, come ringraziamento per l’aiuto
militare ricevuto durante la ribellione indiana del 1857 ed il trattato
originale verrà sostituito nel 1923 con il Trattato di perpetua pace ed
amicizia, a sua volta sostituito nel 1950, dopo l’indipendenza dell’India, con
il Trattato di pace ed amicizia tra India e Nepal.
In realtà quest’ultimo trattato da decenni viene criticato da una parte
della classe politica nepalese, soprattutto i maoisti, come pro-India e la sua
abolizione era uno dei 40 punti che vennero imposti al governo dal leader
politico dei maoisti Bhattarai nel 1996 e che, non venendo accettati,
scatenarono la guerra civile nepalese.
Successivamente, con la vittoria dei maoisti sulla monarchia, il loro
peso politico aumentò enormemente e nel 2008, durante il suo primo breve
mandato come Primo Ministro, il capo dei maoisti Dahal aveva paventato
l’ipotesi di abolire il trattato del 1950 per redarne uno nuovo.
Dimessosi nel 2009, Dahal non potè portare avanti questo argomento, ma nell’Agosto
2016 venne rieletto nuovamente Primo Ministro del Nepal e, seppur non abbiamo
informazioni precise a riguardo, c’è da immaginare che l’idea possa presto tornare
alla ribalta.
Anche perché i cambiamenti politici avvenuti in India e Nepal negli ultimi
anni hanno allontanato i due paesi, avvicinando maggiormente il Nepal alla
Cina.
Culturalmente la vicinanza India-Nepal è molto forte e fino a poco tempo
fa lo era anche politicamente, grazie al Partito del Congresso che dominava sia
nella versione indiana che quella nepalese, mentre la monarchia indù del Nepal
era vista di buon occhio dalla classe politica indiana, proprio da un punto di
vista culturale.
Al momento però l’India è guidata da un partito induista, mentre in
Nepal è stata instaurata la repubblica e sono i comunisti ed i maoisti ad avere
la maggioranza politica quindi è naturale che si stia verificando quindi un
avvicinamento alla Cina.
Bisogna anche dire che i nepalesi, seppur riconoscendo all’India una
posizione geo-politica dominante, da tempo stanno manifestando una certa
disaffezione nei confronti dei loro cugini, per tanti piccoli motivi, non
ultimo il ruolo paternalistico-protettivo che la classe politica indiana ha
sempre usato nei confronti del Nepal.
In più senza dimostrare reali ed effettivi aiuti, esclusi pochi esempi,
dettati comunque più da situazioni opportunistiche che non dal reale interesse
di migliorare le condizioni di vita dei nepalesi.
Esempio lampante furono i quasi esagerati aiuti per il terremoto del
Nepal di Aprile-Maggio 2015, con il nuovo governo Modi che ne fece uno spot
pubblicitario per mostrare la supposta efficienza dell’India moderna, nonché
una gara a distanza con la Cina.
Indubbiamente molti nepalesi beneficiarono di questa improvvisa ondata
di solidarietà indiana, ma la dimostrazione che fosse in gran parte propaganda
politica avvenne pochi mesi dopo, quando, nel Settembre 2015, a causa di alcuni
disordini interni dovuti alla redazione della nuova Costituzione del Nepal,
l’India interruppe l’approvvigionamento di gas e petrolio, causando una grave
crisi economica ed umanitaria.
Di conseguenza, il 28 Ottobre dello stesso anno, la Nepal Oil
Corporation strinse un accordo con PetroChina per l’importazione di
combustibile dalla Cina, il primo accordo di questo tipo tra i due paesi, che
dovrebbe portare il Nepal ad importare dai suoi vicini trans-himalayani un
terzo del carburante di cui ha bisogno.
D’altronde la Cina, oltre ad una visione della vita più pratica,
possiede risorse economiche nettamente superiori a quelle dell’India, che alla
distanza sembra ormai perdere la sua presa sul Nepal.
Un piccolo ma significativo esempio a riguardo: esistono sportelli
bancomat a Pokhara disponibili in due lingue, inglese e cinese, niente nepali,
né tantomeno hindi.
L’unico vantaggio ancora a favore dell’India è quello geografico, con il
confine indo-nepalese che scorre principalmente in pianura, decisamente più
comodo di quello cino-nepalese, che scorre lungo le alte vette himalayane.
Anche questo però sta recentemente cambiando, grazie al fatto che la
Cina sta aprendo nuovi posti di confine ed alcuni iniziano ad essere raggiunti
da utilissime tratte ferroviarie.
Addirittura, grazie all’efficienza cinese, sono in corso studi sulla
possibilità di estendere queste tratte anche in territorio nepalese.
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