Il codibugnolo golanera |
La fascia settentrionale del Nepal è occupata dalle montagne, che vanno
da circa 3.000 metri di altitudine fin sopra agli 8 mila.
Le aree tra i 3.000 ed i 4.000 metri ospitano una vegetazione sia tipica
delle zone temperate alte, con la presenza di pini e rododendri, sia della zona
subalpina, con abeti e betulle, e in minima parte tipica della zona alpina, il
cui range va dai 3.500 ai 5.000 metri di altitudine.
Superati i 4.000 metri ci si trova spesso oltre il limite degli alberi e
la vegetazione è composta da praterie, muschi, licheni, cespugli ed arbusti,
mentre sopra i circa 5.000 iniziano le nevi perenni ed i ghiacciai.
Chiaramente le aree più interessanti dal punto di vista ornitologico
sono quelle con la maggior copertura forestale, quindi fino ai 4.000 metri, mentre
al di sopra di queste quote, a causa del clima rigido, si incontrano sempre
meno specie.
Personalmente anche la nostra esperienza diretta si ferma intorno ai
4.000 metri, mentre al di sopra ci siamo affidati alle informazioni della
nostra guida da campo e di altre estratte da Wikipedia inglese.
Il pigliamosche bluardesia |
Gli uccelli arboricoli che abitano le montagne nepalesi tra i 3.000 ed i
4.000 metri di altitudine sono molto simili a quelli delle colline, ma con
specie più rare e particolari.
Ad esempio, i piccoli gruppi di cacciatori misti possono comprendere anche
in questo caso cince e yuhine, ma molto meno comuni, come ad esempio il
codibugnolo golanera (aegithalos
concinnus), il codibugnolo fronte rossiccia (aegithalos iouschistos) e la yuhina culorossiccio (yuhina occipitalis).
Anche i pigliamosche sono abbastanza rappresentati a queste altitudini,
soprattutto in estate quando risalgono le montagne in cerca di refrigerio.
Le specie più comuni sono comunque residenti stanziali, con spostamenti
stagionali molto limitati, come il pigliamosche bluardesia (ficedula tricolor) ed il pigiamosche
golarossa (ficedula strophiata).
Sempre tra i piccoli passeriformi, cospicua è la presenza di cardellini,
sia il comune (carduelis carduelis),
sia il verdone testanera (carduelis
spinoides), sia di carpodachi, come il carpodaco oscuro (carpodacus o procarduelis nipalensis).
Il codaforcuta maculato |
I torrenti di montagna ospitano varie specie che si nutrono di insetti
acquatici come il merlo acquaiolo, sia la specie marrone o bruno (cinclus pallasii), sia il più raro merlo
acquaiolo golabianca (cinclus conclus).
Anche i codirosso frequentano i veloci corsi d’acqua himalayani ad
elevate altitudini, tra questi i più diffusi sono il codirosso spazzacamino (phoenicurus ochruros) ed il codirosso
fronteblu (phoenicurus o adelura
frontalis), spesso individuabili tra le rocce, come gli ancor più
appariscenti codaforcuta di colore bianco e nero, ad esempio il codaforcuta
maculato (enicurus maculatus) ed il
codaforcuta minore (enicurus scouleri).
Il garrulo maculato |
Ma probabilmente gli uccelli più caratteristici delle montagne nepalesi
tra i 3.000 ed i 4.000 metri di altitudine sono quelli terricoli e del
sottobosco, i quali, contrariamente a quanto avviene in collina ed ancora di
più in pianura, possono vivere più o meno indisturbati grazie alla scarsissima
presenza dell’essere umano ed alla naturale conservazione del loro habitat
naturale.
In particolare, a godere di queste condizioni favorevoli sono i garruli
ed i fagianidi che si muovono furtivamente tra i cespugli alla base degli
alberi.
La loro identificazione non è molto semplice, soprattutto dei garruli
presenti con numerose specie talvolta abbastanza simili, ma solitamente si
muovono in piccoli gruppi, quindi con un minimo di dimestichezza nell’uso dei
binocoli non dovrebbe essere difficile metterne a fuoco qualche esemplare.
Il lofoforo splendido |
I garruli, come dal nome, sono anche uccelli molto rumorosi, rendendone
spesso facile l’individuazione, mentre al contrario i fagianidi sono piuttosto
silenziosi e talvolta ci si accorge della loro vicinissima presenza solo quando
si involano all’improvviso, spaventati dai passi e spaventando chi si stava
avvicinando.
Il garrulo sghignazzante macchiato (garrulax
ocellatus) ed il garrulo sghignazzante faccianera (garrulax affinis) sono le specie più facilmente osservabili grazie
alle loro abitudini montane che gli permettono di rimanere ad elevate
altitudini anche d’inverno.
Il fagiano insanguinato |
Tra i phasianidae uno dei più caratteristici è sicuramente il monal dell’Himalaya
o lofoforo splendido (lophophorus impejanus),
il cui maschio ha un piumaggio multicolore con la testa verde, il collo ramato,
il dorso blu-violaceo e la coda giallo-arancione, nonché un ciuffo verde sulla
testa.
Purtroppo questo ciuffo, ricercato in alcune tradizioni locali dove è
simbolo di prestigio, è stato in passato la causa di una discreta caccia che insieme
alla perdita dell’habitat ha spinto questo uccello ad altitudini sempre più
elevate.
In Nepal comunque è ben protetto anche perché è considerato l’uccello
nazionale ed è a rischio minimo per quanto riguarda la conservazione, quindi è piuttosto
comune fino a circa 4.500 m s.l.m., con habitat molto vari che comprendono:
foreste di conifere e di querce, crinali erbosi, dirupi e praterie alpine, dove
si aggirano in cerca di radici, tuberi e piccoli invertebrati.
Anche il fagiano insanguinato (ithaginis
cruentus) abita le stesse altitudini ed habitat del lofoforo splendido, del
quale è solo leggermente più raro.
Il nome deriva dal colore rosso vivo di fronte, gola e petto del maschio,
mentre il dorso è grigio con striature bianche; la femmina invece è di un
anonimo marrone.
Il gipeto |
Per quanto riguarda i grandi uccelli rapaci, alcune aquile abitano le
cime delle montagne, ma sono dfficili da osservare e da riconoscere, mentre più
semplice è forse il riconoscimento degli avvoltoi, in particolare il gipeto (gypaetus barbatus) ed il grifone
himalayano (gyps himalayanus), che
possono occasionalmente arrivare fino ad altitudini sopra i 7.000 metri il
primo ed i 6.000 il secondo.
Sempre a queste altezze (o anche maggiori, intorno agli 8.000) si
possono incontrare anche due rappresentanti dei corvidi, il gracchio corallino
(pyrrocorax pyrrhocorax) ed il gracchio alpino (pyrrhocorax graculus), che si
distinguono per il colore del becco, rosso-corallino nel primo e giallo nel
secondo.
Salendo ulteriormente di altitudine, sopra i 5.000, la presenza di
uccelli è sporadica.
Anche i pochi che si avventurano ad attraversare l’Himalaya durante i
movimenti migratori, raramente si fermano a queste altitudini ed il loro
avvistamento è abbastanza raro.
Nessun commento:
Posta un commento