venerdì 7 aprile 2017

Uccelli del Nepal, le montagne

Il codibugnolo golanera
La fascia settentrionale del Nepal è occupata dalle montagne, che vanno da circa 3.000 metri di altitudine fin sopra agli 8 mila.
Le aree tra i 3.000 ed i 4.000 metri ospitano una vegetazione sia tipica delle zone temperate alte, con la presenza di pini e rododendri, sia della zona subalpina, con abeti e betulle, e in minima parte tipica della zona alpina, il cui range va dai 3.500 ai 5.000 metri di altitudine.
Superati i 4.000 metri ci si trova spesso oltre il limite degli alberi e la vegetazione è composta da praterie, muschi, licheni, cespugli ed arbusti, mentre sopra i circa 5.000 iniziano le nevi perenni ed i ghiacciai.
Chiaramente le aree più interessanti dal punto di vista ornitologico sono quelle con la maggior copertura forestale, quindi fino ai 4.000 metri, mentre al di sopra di queste quote, a causa del clima rigido, si incontrano sempre meno specie.
Personalmente anche la nostra esperienza diretta si ferma intorno ai 4.000 metri, mentre al di sopra ci siamo affidati alle informazioni della nostra guida da campo e di altre estratte da Wikipedia inglese.

Il pigliamosche bluardesia
Gli uccelli arboricoli che abitano le montagne nepalesi tra i 3.000 ed i 4.000 metri di altitudine sono molto simili a quelli delle colline, ma con specie più rare e particolari.
Ad esempio, i piccoli gruppi di cacciatori misti possono comprendere anche in questo caso cince e yuhine, ma molto meno comuni, come ad esempio il codibugnolo golanera (aegithalos concinnus), il codibugnolo fronte rossiccia (aegithalos iouschistos) e la yuhina culorossiccio (yuhina occipitalis).
Anche i pigliamosche sono abbastanza rappresentati a queste altitudini, soprattutto in estate quando risalgono le montagne in cerca di refrigerio.
Le specie più comuni sono comunque residenti stanziali, con spostamenti stagionali molto limitati, come il pigliamosche bluardesia (ficedula tricolor) ed il pigiamosche golarossa (ficedula strophiata).
Sempre tra i piccoli passeriformi, cospicua è la presenza di cardellini, sia il comune (carduelis carduelis), sia il verdone testanera (carduelis spinoides), sia di carpodachi, come il carpodaco oscuro (carpodacus o procarduelis nipalensis).

Il codaforcuta maculato
I torrenti di montagna ospitano varie specie che si nutrono di insetti acquatici come il merlo acquaiolo, sia la specie marrone o bruno (cinclus pallasii), sia il più raro merlo acquaiolo golabianca (cinclus conclus).
Anche i codirosso frequentano i veloci corsi d’acqua himalayani ad elevate altitudini, tra questi i più diffusi sono il codirosso spazzacamino (phoenicurus ochruros) ed il codirosso fronteblu (phoenicurus o adelura frontalis), spesso individuabili tra le rocce, come gli ancor più appariscenti codaforcuta di colore bianco e nero, ad esempio il codaforcuta maculato (enicurus maculatus) ed il codaforcuta minore (enicurus scouleri).

Il garrulo maculato
Ma probabilmente gli uccelli più caratteristici delle montagne nepalesi tra i 3.000 ed i 4.000 metri di altitudine sono quelli terricoli e del sottobosco, i quali, contrariamente a quanto avviene in collina ed ancora di più in pianura, possono vivere più o meno indisturbati grazie alla scarsissima presenza dell’essere umano ed alla naturale conservazione del loro habitat naturale.
In particolare, a godere di queste condizioni favorevoli sono i garruli ed i fagianidi che si muovono furtivamente tra i cespugli alla base degli alberi.
La loro identificazione non è molto semplice, soprattutto dei garruli presenti con numerose specie talvolta abbastanza simili, ma solitamente si muovono in piccoli gruppi, quindi con un minimo di dimestichezza nell’uso dei binocoli non dovrebbe essere difficile metterne a fuoco qualche esemplare.
Il lofoforo splendido
I garruli, come dal nome, sono anche uccelli molto rumorosi, rendendone spesso facile l’individuazione, mentre al contrario i fagianidi sono piuttosto silenziosi e talvolta ci si accorge della loro vicinissima presenza solo quando si involano all’improvviso, spaventati dai passi e spaventando chi si stava avvicinando.
Il garrulo sghignazzante macchiato (garrulax ocellatus) ed il garrulo sghignazzante faccianera (garrulax affinis) sono le specie più facilmente osservabili grazie alle loro abitudini montane che gli permettono di rimanere ad elevate altitudini anche d’inverno.

Il fagiano insanguinato
Tra i phasianidae uno dei più caratteristici è sicuramente il monal dell’Himalaya o lofoforo splendido (lophophorus impejanus), il cui maschio ha un piumaggio multicolore con la testa verde, il collo ramato, il dorso blu-violaceo e la coda giallo-arancione, nonché un ciuffo verde sulla testa.
Purtroppo questo ciuffo, ricercato in alcune tradizioni locali dove è simbolo di prestigio, è stato in passato la causa di una discreta caccia che insieme alla perdita dell’habitat ha spinto questo uccello ad altitudini sempre più elevate.
In Nepal comunque è ben protetto anche perché è considerato l’uccello nazionale ed è a rischio minimo per quanto riguarda la conservazione, quindi è piuttosto comune fino a circa 4.500 m s.l.m., con habitat molto vari che comprendono: foreste di conifere e di querce, crinali erbosi, dirupi e praterie alpine, dove si aggirano in cerca di radici, tuberi e piccoli invertebrati.
Anche il fagiano insanguinato (ithaginis cruentus) abita le stesse altitudini ed habitat del lofoforo splendido, del quale è solo leggermente più raro.
Il nome deriva dal colore rosso vivo di fronte, gola e petto del maschio, mentre il dorso è grigio con striature bianche; la femmina invece è di un anonimo marrone.

Il gipeto
Per quanto riguarda i grandi uccelli rapaci, alcune aquile abitano le cime delle montagne, ma sono dfficili da osservare e da riconoscere, mentre più semplice è forse il riconoscimento degli avvoltoi, in particolare il gipeto (gypaetus barbatus) ed il grifone himalayano (gyps himalayanus), che possono occasionalmente arrivare fino ad altitudini sopra i 7.000 metri il primo ed i 6.000 il secondo.
Sempre a queste altezze (o anche maggiori, intorno agli 8.000) si possono incontrare anche due rappresentanti dei corvidi, il gracchio corallino (pyrrocorax pyrrhocorax) ed il gracchio alpino (pyrrhocorax graculus), che si distinguono per il colore del becco, rosso-corallino nel primo e giallo nel secondo.

Salendo ulteriormente di altitudine, sopra i 5.000, la presenza di uccelli è sporadica.

Anche i pochi che si avventurano ad attraversare l’Himalaya durante i movimenti migratori, raramente si fermano a queste altitudini ed il loro avvistamento è abbastanza raro.

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