martedì 8 marzo 2016

La città di Ujjain

Mahakaleshwar Mandir in Ujjain.jpg
Il Mahakaleshwar Mandir
Ujjain (popolazione al 2011 circa 550.000 abitanti) è un’antica città sacra indiana, situata sulla riva destra del fiume Shipra, nello stato del Madhya Pradesh.
Già capitale di una delle 16 mahajanapada, repubbliche oligarchiche che regnarono sul nord dell’India tra il VI ed il IV secolo a.C., per quasi tutta la sua lunga storia mantenne questo ruolo dominante all’interno dei vari regni e principati che si susseguirono in quell’area.
Solo nei primi anni del ‘900, gli amministratori inglesi decisero di sviluppare la vicina città di Indore, che infatti ancora oggi è la capitale commerciale del Madhya Pradesh.
Ujjain deve la sua sacralità alla presenza di numerosi templi, tra cui il più importante è senza dubbio il Mahakaleshwar Mandir, e dall’essere uno dei quattro luoghi (gli altri Haridwar, Allahabad e Nashik) dove caddero le gocce di amrita (il nettare dell’immortalità) durante la lotta tra dei e demoni per impossessarsene.
Grazie a questo, ogni 12 anni ad Ujjain si tiene un mela, gigantesche fiere religiose di pellegrini ed asceti, considerati i più grandi raduni di essere umani al mondo.
Il tempio di Mahakaleshwar è dedicato a Shiva come Signore della Morte ed è uno dei dodici santuari più importanti dedicati al dio, chiamati jyotirlingam, lingam (simbolo fallico) di luce, dove si ritiene che Shiva risieda stabilmente.
Come la maggior parte dei più importanti templi indù del nord dell’India, anche questo venne distrutto dagli invasori mussulmani, per l’esattezza dal Sultano Iltutmish nel 1234-5, e ricostruito nel 1736.
La ristrutturazione è avvenuta oltretutto in maniera piuttosto particolare poiché, invece di ricostruire in toto l’edificio o completarlo nello stile originale, è stata aggiunta, sopra alle antiche parti in pietra rimaste intatte, cioè l’imponente primo piano e parte del secondo, una tipica torre in stile shikara in pietra rosa (non è chiaro se si tratti di marmo o arenaria)
Contrariamente a quello che si potrebbe lecitamente immaginare, il risultato estetico non è da disprezzare e permette anche un semplice e diretto confronto tra i due stili.
Secondo alcuni testi sacri, il tempio di Mahakaleshwar è considerato anche uno dei 18 shakti peeth (http://informazioniindiaenepal.blogspot.com/2016/02/sati.html), poiché pare che qui sia caduto il labbro superiore di Sati, la prima moglie di Shiva, quindi riveste una notevole importanza non solo per i seguaci di Shiva, ma anche delle Devi (divinità femminili).
Essendo un tempio molto frequentato, la sua visita, permessa anche ai non-indù, risulta essere piuttosto confusionaria: personalmente, circa una decina di anni fa, fummo implotonati in una lunga fila (protetta da orribili e quasi minacciose ringhiere di metallo) da severi poliziotti, che ci guidarono frettolosamente verso una piccola stanza sotterranea, dandoci appena il tempo necessario di porgere le offerte al sacerdote, salutare velocemente il simbolo fallico che rappresenta Shiva, riprendere una parte delle offerte consacrate ed uscire da quell’angusto ambiente.
In compenso il cortile è decisamente più tranquillo ed è possibile ammirare con calma l’aspetto artistico del tempio e degli edifici circostanti.
Tra gli altri templi di Ujjain di una certa importanza, merita una curiosa citazione il Kal Bhairav Temple, dedicato ad un aspetto terrifico di Shiva.
Essendo Kal Bhairav una divinità di matrice tantrica, filosofia indù che ammette l’uso di alcohol nei rituali, è uno dei pochissimi dei ai quali, talvolta, vengono offerte bevande alcoliche.
In questo tempio di Ujjain invece, la statua della divinità viene costantemente lavata da offerte di un distillato locale, le cui bottigliette, esposte ordinatamente in fila, vengono vendute dai classici negozi di materiale votivo che si trovano presso l’entrata del tempio.
Pare che di solito il bramino preposto al rituale riempa un piattino con poco più di metà bottiglietta, quindi l’avvicini alle labbra della divinità, dove si trova una piccola cavità, e vi versi il distillato, restituendo il rimanente della bottiglietta al fedele.
Data la lunga storia, oltre ai luoghi di culto induisti, Ujjain possiede un altro paio di attrazioni che potremmo definire laiche, cioè il Kaliadeh Palace ed il Ved Shala, situate entrambe nei pressi del fiume Shipra, seppur ad una certa distanza tra loro.
Il Kaliadeh Palace venne costruito nel 1458 dal sultano della vicina città di Mandu e rappresenta uno squisito esempio di arte persiana in India.
Nonostante segnaletica e cartelli esplicativi siano, come capita spesso in India, quasi inesistenti e la manutenzione al minimo, le cupole di pietra che si rispecchiano nei placidi specchi d’acqua situati attorno, creano indubbiamente un’affascinante atmosfera.
Anticamente nella stessa zona era presente un tempio dedicato al dio Sole, dotato di due grandi vasche, le cui scarse rovine si trovano sparse nei paraggi.
Il Ved Shala è un osservatorio astronomico, uno dei cinque che il Maharajà di Jaipur Sawai Jai Singh fece costruire, all’inizio del XVIII secolo, in luoghi dell’India considerati importanti astronomicamente; ad esempio, ad Ujjain passano il Tropico del Cancro ed il 75esimo meridiano est, e viene quindi considerata da alcuni una Greenwich indiana.
Seppur non possa rivaleggiare in grandiosità e complessità con il famoso Jantar Mantar di Jaipur, anche il Ved Shala di Ujjain ospita numerosi strumenti astronomici di notevoli dimensioni, come ad esempio lo gnomone della meridiana principale.
In questo caso la quasi totale assenza di materiale informativo si fa ancora più grave, visto che se non si è esperti in campo astronomico difficilmente si riuscirà a capire a cosa servissero e come funzionassero questi strumenti, ma anche occhi inesperti possono comunque apprezzare la complessità e la maestria artistica nella realizzazione dei dettagli.

Nessun commento:

Posta un commento