lunedì 9 maggio 2016

Pellegrinaggi in onore di Shiva

Cave Temple of Lord Amarnath.jpg
La grotta di Amarnath
Essendo il dio Shiva la divinità più venerata del pantheon indù, a lui sono dedicati numerosissimi luoghi sacri, legati alla sua mitologia, tra cui spicca la città di Varanasi, considerata, a pieno titolo, la città di Shiva.
Il numero di templi in suo onore in questa sacrissima città sono pressoché incalcolabili, al punto che, secondo la leggenda locale, in ogni palazzo di Varanasi vi è uno Shiva-lingam (simbolo fallico che rappresenta il dio).
Oltre a Varanasi, altri importanti luoghi di culto shivaiti sono i 12 templi che ospitano i cosiddetti jyotirlingam, cioè lingam di luce (jyoti) autogeneratisi.
Questa tradizione si rifà al noto episodio mitologico in cui il dio Shiva stesso si manifestò per la prima volta sotto l’aspetto di una grande colonna di luce e pare che risieda ancora in questa forma nei 12 lingam ospitati nei santuari che compongono appunto il pellegrinaggio dei jyotirlingam.
Come nel caso del Char Dham (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/05/il-pellegrinaggio-char-dham.html) anche questi santuari sono situati in località molto distanti tra loro, quindi questo yatra (pellegrinaggio) viene di solito effettuato poco per volta, dividendolo in varie tappe.
Evitando di proporre una lunga lista di nomi (per chi fosse interessato a precisi dettagli in merito può cercare la relativa voce, jyotirlingam, su Wikipedia in inglese), bisogna comunque segnalare che, come spesso accade nella complessa religione indù, attualmente 9 sono individuati con certezza, ma ben 3 sono contesi tra più località, per cui il numero totale di templi che vantano la presenza di un jyotirlingam è di ben 19.

Un altro particolare pellegrinaggio shivaita composto dalla visita a più luoghi di culto e poco conosciuto al di fuori della zona di competenza, è quello dello Shiva Trishul, il tridente di Shiva, noto simbolo del dio, rappresentato dalle città di Allahabad, Varanasi e Gaya.
In particolare queste tre città sono note per i rituali funebri, legandosi al dio Shiva nella sua nota qualità di Distruttore, soprattutto nelle terribili forme di Bhairav e Mahakala.
Anche nella città di Varanasi, dove esistono numerosi percorsi sacri che possono essere considerati dei piccoli pellegrinaggi, vi è una rappresentazione simbolica del tridente di Shiva, rappresentato da tre colline sulle quali è sorta la città, delle quali quella centrale è occupata dal tempio di Kashi Vishwanath, il più importante di Varanasi.

Il pellegrinaggio shivaita più difficile, e probabilmente il più arduo tra tutti quelli indù, è quello al Monte Kailash, la mitica residenza di Shiva.
I problemi sono prettamente logistici, partendo dal fatto che politicamente si trova in Cina, mentre geograficamente è situato tra le impervie e remote vette dell’Himalaya centro-occidentale, a ovest dell’altopiano tibetano.
La montagna è alta circa 6.600 metri ed ha una forma che ricorda un gigantesco lingam naturale.
Il pellegrinaggio consiste nel raggiungere la base della montagna e percorrere il parikrama, o pradakshina, cioè il sacro rituale che prevede di deambulare, in senso orario, attorno all’oggetto al quale è rivolta la venerazione.
Di solito si tratta di camminare intorno alla stanza principale dei templi o alle statue delle divinità, ma in questo caso si tratta di un impegnativo trekking, di circa 52 km, al quale è d’obbligo aggiungere una visita al divino lago Mansarovar, situato nei paraggi.
Nonostante queste difficoltà che lo rendono un pellegrinaggio poco battuto, la visita al Monte Kailash gode di notevole fama nel subcontinente indiano grazie al fatto che la montagna non è sacra solo per gli indù, ma anche per i buddisti tibetani ed infatti nella zona sono presenti alcuni monasteri ed altri luoghi di culto buddisti.
Anche i jaina tengono in altissima considerazione il Monte Kailash che per loro rappresenta il mistico Monte Meru, che nella mitologia jainista è considerato il centro dell’universo e la vetta metafisica da raggiungere.
Per il bhon, religione tibetana pre-buddista, il Kailash è addirittura la sede di tutta l’energia spirituale.
Data la sacralità, la vetta non è mai stata scalata da esseri umani ed è noto, in ambito alpinistico, come lo stesso Rehinold Messner, nonostante avesse ricevuto, nei primi anni ’80, il permesso di scalarla dallo stesso governo cinese, rinunciò per rispettare le tradizioni locali alle quali lui stesso è molto legato.

Un ultimo particolarissimo luogo sacro dedicato a Shiva è la grotta di Amarnath, situata tra le cime innevate della regione del Kashmir, dove il dio viene venerato sotto forma di una stalagmite di ghiaccio, rappresentante secondo i fedeli un lingam naturale, che si forma annualmente all’interno della grotta.
Come nel caso del Chota Char Dham (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/05/il-pellegrinaggio-chota-char-dham.html), anche questo è un pellegrinaggio stagionale poiché per raggiungere la grotta di Amarnath bisogna intraprendere un lungo trekking di circa 30 km fino a 3.800 metri di altitudine e il periodo in cui la neve lascia libera l’entrata della caverna è molto ridotto, circa un mese e mezzo tra Luglio e Agosto.
La recente storia di questo yatra, nonostante tutto sempre più frequentato, è piuttosto travagliata per vari motivi.
Mediamente tutti gli anni muoiono circa un centinaio di persone, in gran parte a causa della scarsa forma fisica di molti partecipanti, ma anche per gli incidenti stradali lungo le disastrate strade che raggiungono la zona.
Nel 1996, quando lo yatra fu riaperto dopo 5 anni di chiusura dovuti a pubblicamente dichiarate minacce terroristiche, una violenta tempesta di neve fuori stagione creò il panico tra i pellegrini di cui molti si persero tra la neve e morirono di freddo e stenti; il bilancio parla di ben 242 vittime.
Nel 2000 vi fu invece un attacco terroristico da parte di militanti separatisti kashmiri che colpirono nella cittadina di Phalgam, convenzionale luogo di partenza del pellegrinaggio, uccidendo 30 persone tra pellegrini, guide e portatori.
Dato il costante aumento di visitatori, che negli ultimi due anni ha superato i 600.000, i servizi di sicurezza ed assistenza stanno migliorando, ma rimane un percorso estremamente impegnativo e, come visto, ricco di imprevisti.

Proprio questi fattori però, fanno del pellegrinaggio allo Shiva-lingam di ghiaccio di Amarnath uno dei più epici.

Nessun commento:

Posta un commento