Rabindranath Tagore (1861-1941) è stato uno scrittore
indiano, principalmente in lingua bengalese ma anche hindi e inglese, noto per
essere stato insignito, nel 1913, del Premio Nobel per la Letteratura.
La sua vasta produzione comprende circa 8 raccolte di
poesie, 7 commedie teatrali, 8 romanzi, 2 memorie e più di 90 racconti, a cui
vanno aggiunte numerose traduzioni in inglese delle sue stesse opere.
Figlio di una ricca e rispettata famiglia di Calcutta,
ricevette un’ottima educazione, spendendo anche circa 2-3 anni a studiare legge
in Inghilterra.
Tornato in Bengala nel 1880, si sposò nel 1883 e
successivamente iniziò a prendersi cura dei vasti terreni di proprietà della
famiglia, potendo in questo modo portare avanti anche i suoi interessi letterari.
Questa fase della sua vita ebbe chiaramente molta influenza
sulle sue opere, spesso ambientate appunto nella vasta campagna bengalese della
quale divenne presto un esperto ed estimatore.
Nel 1912, ormai scrittore noto all’interno dell’India,
tornò in Inghilterra con Gitanjali, una collezione di poesie in bengalese, in
parte tradotte in inglese da lui stesso sotto il titolo Song Offerings, che
contiene 53 poesie delle 157 della versione bengalese originale, più 50 tratte
da altre raccolte e dalla commedia Achalayatan.
Grazie anche all’interessamento del poeta inglese, e suo
amico personale, W.B. Yeats, che ne curerà l’introduzione, quest’opera
conoscerà un notevole apprezzamento in occidente e sarà la base delle
motivazioni per il Premio Nobel che Tagore riceverà l’anno successivo, il 1913,
“per la profonda sensibilità, per la bellezza e freschezza dei versi che, con
consumata capacità¸riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il
suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell’ovest”.
Il resto della sua vita lo trascorse dedicandosi alla
scrittura, ai viaggi, alla fondazione di una scuola e ad altre forme d’arte; fu
infatti anche apprezzato musicista, componendo più di 2.000 canzoni, tra cui i
testi dell’inno dell’India e del Bangladesh, e dai sessant’anni iniziò anche a
dedicarsi alla pittura.
Politicamente fu dapprima piuttosto entusiasta del
movimento gandhiano, dal quale però si distaccò quando inziarono i primi atti
di violenza, incompatibili con il suo carattere di intellettuale.
Da parte sua si dedicò quindi all’aspetto sociale della
vita indiana, schierandosi apertamente contro l’intoccabilità e la divisione in
caste, facendo spesso dei dalit (i furoi casta) gli eroi delle sue opere.
Nonostante Tagore fu principalmente uno scrittore in versi,
a causa dello scarso interesse generale verso la poesia a discapito della prosa
dovuto all’intrinseca maggior difficoltà di comprensione della prima,
oggigiorno sono i romanzi, le opere teatrali ed i racconti ad essere
maggiormente apprezzati dal pubblico.
Molti racconti di Tagore offrono dei meravigliosi spaccati
della vita del bengala rurale, che egli, come già detto, ebbe modo di conoscere
ed amare profondamente, ma ve ne sono anche numerosi ambientati in contesti urbani,
come la città di Calcutta, realtà che comunque Tagore conosceva altrettanto
bene.
Seppur i circa 90 racconti di Tagore coprino un ampio
spazio temporale, essendo stati scritti dal 1884 al 1941, più della metà, circa
una sessantina, furono redatti tra il 1891 ed il 1899, gli anni che il poeta
trascorse come amministratore dei terreni di famiglia.
Questa fu quindi l’ispirazione letteraria, a cui bisogna
anche aggiungerne una pratica, a motivare questo grande interesse del poeta verso i racconti, cioè la continua richiesta
da parte dei lettori delle riviste di letteratura con le quali Tagore
collaborava.
Nessun commento:
Posta un commento