sabato 23 luglio 2016

La cittadina di Ramnagar

Ramnagar è una cittadina di circa 40 mila abitanti, situata alla periferia sud di Varanasi, sulla sponda opposta del fiume Gange.
La sua notorietà è dovuta al fatto che qui il primo maharajà di Varanasi, Balwant Singh (1711-1770), fece costruire, nel 1750, il forte che divenne la residenza della famiglia reale.
Seppur la dinastia abbia ormai perso, oltre ad ogni prestigio, gran parte delle ricchezze, ancora oggi l’erede principale, chiamato Kashi Naresh (Re di Kashi, dall’antico nome di Varanasi http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/05/i-nomi-di-varanasi.html), gode di una notevole stima da parte degli abitanti della città, grazie a piccoli ruoli che svolge come custode di antiche tradizioni religiose.
In particolare il Maharajà di Varanasi si occupa dell’organizzazione della famosa Ramlila di Ramnagar, una popolare rappresentazione teatrale e folkloristica dei principali avvenimenti della vita del dio Rama, che si svolge per circa un mese tra le vie della cittadina, in mezzo ad ali di folla curiosa e festante.

Rispetto a molti dei più grandi e famosi forti indiani, come ad esempio quelli del Rajasthan (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/03/forti-del-rajasthan-i-parte.html) il Forte di Ramnagar è piuttosto modesto, ma grazie alla posizione quasi a picco sulle sponde del fiume Gange offre degli ottimi panorami sia verso la lussureggiante vegetazione a sud, che la non lontana città di Varanasi a nord (purtroppo però, da questo lato, il paesaggio è deturpato dalla presenza di un grande ponte in costruzione da molto tempo).
All’interno, superato un alto portale (tale da poter permettere il passaggio di elefanti, da sempre in India simbolo di nobiltà), si trova un ampio giardino dove sono ubicati i due piccoli botteghini dove acquistare il biglietto per accedere alle aree adibite alle visite turistiche.
Una parte del forte è infatti vietata al pubblico in quanto è abitata ancora oggi dai discendenti della famiglia reale.

La Ramlila di Ramnagar venne inaugurata nel 1830 dal Maharajà Udit Narayan Singh, con l’aiuto di alcune importanti famiglie di bramini della zona.
La durata totale della rappresentazione è di 30 giorni e termina per tradizione il giorno di Dashami, già parte dei festeggiamenti di Diwali (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/03/la-festa-diwali.html) che cade solitamente durante il mese gregoriano di Ottobre e che, non per caso, rappresenta il giorno in cui vengono bruciate le effigi del demone Ravana, sconfitto ed ucciso da Rama.
Il testo dell’opera è tratto dal Ram Charit Manas (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/06/il-poema-epico-ramcharitmanas.html), poema epico scritto dal santo-poeta Tulsidas, in lingua awadhi, uno degli antichi dialetti dal quale si formò l’hindi, ancora oggi piuttosto diffuso nelle regioni a nord-est di quest’area, nonché lingua madre per circa 40 milioni di persone.

Escludendo chiaramente i periodi del Ramlila, Ramnagar è una cittadina piuttosto tranquilla, almeno rispetto alla ben più caotica Varanasi, e merita sicuramente una visita proprio per staccare leggermente dall’atmosfera cittadina.
Oltre al forte, per assaporare anche un vago tocco bucolico, si può visitare il non lontano tempio di Sumeri Devi, che propone alcuni interessanti spunti religiosi ed artistici.
Innanzitutto la posizione a particolarmente piacevole, nei pressi di una gigantesca vasca in mattoni, al confine con i verdeggianti campi circostanti.
Dentro ad un giardino verdeggiante si trova il tempio, dedicato a Sumeri Devi, una forma della dea Durga, con un’alta torre piramidale, costruito su una piattaforma rialzata alla quale si accede grazie a due piccole rampe di scale ai lati.
Terminato intorno al 1770 grazie al Maharajà Chet Singh già noto benefattore della città ed in onore del quale è dedicato un ghat da lui finanziato, dal punto di vista artistico offre degli splendidi bassorilievi che circondano l’esterno della torre.
Divisi in file di pannelli con ordine crescente verso l’alto, questi bassorilievi rappresentano semplici lezioni di filosofia indù: partendo dal basso le prime due file raffigurano elefanti e leoni, poi vi sono due file di divinità e scene ad esse correlate, infine nell’ultima fila sono presenti dei saggi circondati da ninfe celesti, a rappresentare l’unione tra la bellezza fisica e la giustizia morale.

Davanti alla porta della stanza dove è custodita l’immagine di Durga, è collocata la bellissima scultura di un leone, veicolo della divinità.
L’ingresso del sancta sanctorum è bloccato da una struttura di metallo sopra alla quale i fedeli porgono le loro offerte (soprattutto fiori, incensi e canfora) e l’interno è sempre molto buio; oltre alla statua di Durga al centro, che in qualche modo si può intravvedere, vi sono altre due statue che ritraggono Krishna e Shiva.
La loro presenza si può intuire molto più facilmente dalle sculture dei loro veicoli che sono posizionate di fronte ai muri laterali del tempio.
Facendo il giro in senso orario, sulla sinistra si nota una splendida statua di Garuda, creatura metà uomo e metà uccello, inginocchiato in posizione devozionale, e rappresenta il veicolo di Vishnu, che nel tempio è a sua volta rappresentato da Krishna (ottava incarnazione di Vishnu).

Continuando il giro esterno della piattaforma del tempio, si incontra una terza scultura che rappresenta Nandi, il toro veicolo di Shiva.
Seppur in scala leggermente ridotta, la naturalezza della posa e la cura dei dettagli danno alla scultura un notevole senso realistico.
Il toro è raffigurato con la testa girata da un lato (e non dritto come avviene di solito) per evitare il contatto diretto con l’amore di Shiva che sarebbe troppo grande per lui da sopportare.
Questa posizione fa sì che girando l’angolo in senso orario, il muso dell’animale sia rivolto in quella direzione, dando quasi l’idea che stia aspettando i visitatori.

Scesi dalla piattaforma e riprese le scarpe, che vanno lasciate prima della rampa di scale, si può raggiungere l’angolo a sinistra del muro che delimita il giardino del tempio, per andare a salutare una divinità molto “rara” ed alquanto insolita.
Rappresentazione terrifica di Kali, Chinnamasta è raffigurata come una ragazza di sedici anni, nuda, che tiene in mano la sua stessa testa che si è appena tagliata con un colpo di spada, che regge nell’altra mano. Dal collo escono tre zampilli di sangue di cui quello centrale viene bevuto dalla testa della divinità, mentre i due laterali finiscono nella bocca di due giovani attendenti anch’esse nude. A completare il quadro, ai piedi di Chinnamasta vi è un coppia sdraiata su un grosso loto bianco in posizione amorosa con la donna sopra.
Dato quindi l’aspetto scioccante e l’effettiva difficoltà artistica nel rappresentare una scena del genere, non sono molti i templi a lei dedicati e questa piccola costruzione ospita una scultura in marmo bianco molto ben eseguita.
Purtroppo il cancelletto del tempio è quasi sempre chiuso e l’interno buio, quindi, anche avvicinandosi alle inferiate, è difficile riuscire a vedere la scultura in tutti i suoi dettagli; verrebbe quasi da consigliare di portarsi una torcia.

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