sabato 9 luglio 2016

Lo stato indiano del Gujarat

Province of Guzerat Gujarat India 1896.jpgIl Gujarat è uno stato indiano con una popolazione di circa 60 milioni di abitanti, grossomodo quanti l’Italia, ed una superficie di 190 km2  chilometri quadrati, quindi poco più della metà dell’Italia (300 km2 circa)
Nonostante al giorno d’oggi si trovi in una zona lontana dai maggiori circuiti turistici e dai più importanti aereoporti internazionali, grazie al lungo, ricco e tumultuoso passato, il Gujarat è dotato di alcune caratteristiche peculiari ed ospita numerosi siti di notevole interesse.
In particolare, nonostante solo il 13% dei gujarati pratichino il jainismo, l’influenza di questa religione sulla cultura del Gujarat è notevole e fonte di alcune delle sue più originali caratteristiche.

Altra gradita particolarità del Gujarat riguarda la cucina, decisamente tipica e diversa dal resto del subcontinente indiano, proprio per l’influenza del jainismo da cui deriva uno scarso utilizzo (se non la totale assenza) di spezie, aglio e cipolla, ed il tassativo divieto di consumare carne, pesce e uova.
Questo chiaramente, nell’arco dei secoli, ha positivamente costretto i cuochi gujarati ad essere più creativi con i semplici ingredienti a loro disposizione, proponendo numerose pietanze davvero originali.
Un’altra caratteristica che rende il Gujarat una meta piacevole anche dal punto di vista gastronomico è l’ancora apprezzatissima antica tradizione di servire i thali (set completi di riso, pane, brodo di lenticchie e varie verdure) rimboccando continuamente i piatti dei clienti fino alla loro completa sazietà.
Questo sistema, fino a qualche decennio fa diffuso in tutto il subcontinente, oggigiorno è purtroppo caduto in disuso ed i thali prevedono solitamente un numero fisso di portate e di pane, e si può ottenere un’aggiunta extra solo di riso o brodo di lenticchie, ma riguardo alle verdure, per ottenerne un’eventuale ciotola in più, bisogna affidarsi alla magnanimità di cuochi e camerieri.
In Gujarat invece, soprattutto nei ristoranti specializzati solo in ricchissimi thali, non si fa in tempo a sedersi che si viene assaliti da un turbinio di camerieri che girano tra i tavoli con pile di chapati, pentoloni di riso, brocche di dal (brodo di lenticchie), ciotole di verdure e caraffe d’acqua, con cui riempire in continuazione piatti, coppini e bicchieri.
Di solito la prassi prevede dei primi ampi giri di sostanzioso pane e varie verdure, per finire con montagne di riso e brodo di lenticchie.

Purtroppo, un’altra caratteristica “gastronomica” del Gujarat, che dipende anche da principi jaina, è l’essere considerato legalmente uno stato “dry”, dove quindi la produzione, la vendita, il consumo e perfino la detenzione di bevande alcoliche è punibile dalla legge.
In particolare questa tradizione venne inaugurata nel 1960, con la creazione dello stato del Gujarat, in onore del Mahatma Gandhi, il quale, seguendo principi indù e jaina, non vedeva di buon occhio il consumo di alcohol.
Ovviamente comunque, l’inutile proibizionismo ha portato ad una discreta proliferazione del mercato nero, dove circolano bevande alcoliche di dubbissima provenienza, che talvolta causano delle vere e proprie stragi: nel non lontano 2009 morirono ben 136 persone.
Curiosa è la legge che riguarda gli stranieri, i quali possono bere alcolici, venduti solo in 2-3 alberghi di lusso della capitale Ahmedabad, previo ottenimento di uno speciale permesso, rilasciato da un ufficio preposto, ma spesso ottenibile anche più facilmente tramite le rivendite.

Economicamente, il Gujarat oggigiorno è uno degli stati più dinamici dell’India, grazie all’essere stato governato a lungo dall’attivo Narendra Modi, attualmente Primo Ministro del paese.
In realtà, contrariamente alle pompose dichiarazioni di Modi, secondo le statistiche il recente sviluppo del Gujarat rientra nella media degli altri stati indiani emergenti, ma bisogna riconoscere al Primo Ministro l’aver creato un’atmosfera politico-economica che ha favorito gli investimenti di grandi gruppi industriali, nonché di aver fatto uscire lo stato dalla profonda depressione in cui si trovava.
Un’altra importante risorsa economica sono le rimesse degli emigrati, in passato molto numerosi proprio per sfuggire alla povertà in cui erano nati, che si sono stabiliti principalmente negli Stati Uniti e in Inghilterra.
Infine, come curiosità, i mercanti del Gujarat, dagli inizi del XIX secolo, sono tra i più attivi nel campo dei diamanti, di cui l’India è stata in passato una grande produttrice, tanto che si stima che più del 90% dei diamanti al mondo venga tagliato a Surat, grande città gujarati.

Per quanto riguarda i luoghi di maggior interesse, il Gujarat può offrire una discreta gamma di originali attrazioni, tra cui descriveremo brevemente: l’antica capitale Ahmedabad, le città di Palitana, Junagadh e Dwarka, il Deserto del Kutchh e l’Isola di Diu.

Ahmedabad è una grande città con una popolazione superiore ai 6 milioni di abitanti, situata sulle sponde del fiume Sabarmati.
La caratteristica principale della città, oltre purtroppo al traffico ed all’inquinamento, aggravato anche dall’aridità del terreno su cui è stata costruita, è la presenza di alcune meravigliose moschee, a testimonianza, oltre al nome, del lungo passato sotto regnanti mussulmani.
Altro luogo molto visitato è il Sabarmati Ashram, situato sulle sponde dell’omonimo fiume, che fu il quartier generale di Gandhi durante la lotta per l’indipendenza ed ospita quindi un piccolo museo a lui dedicato.

La cittadina di Palitana sorge nei pressi della collina Shatrunjaya considerata un luogo particolarmente sacro dai fedeli jaina.
Grazie a questo, sulla sua cima, divisa in due piccole vette e raggiungibile con una lunghissima scalinata di circa tre mila gradini, si trova un complesso di templi, che seppur poco conosciuti, possono essere considerati tra i più meravigliosi templi di tutto il subcontinente (che, com’è noto, non manca di certo di pregevolissimi esempi di architettura religiosa).

La città di Junagadh possiede un passato tanto ricco e interessante, che infatti in passato le abbiamo dedicato un post specifico, al quale rimandiamo per ulteriori dettagli (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/02/junagadh.html).
Sinteticamente, i luoghi più interessanti sono: l’antichissimo e travagliato forte; le originalissime tombe dei nababbi che regnarono a lungo sul Gujarat da questa città; le iscrizioni dell’imperatore buddista Ashoka, databili al II secolo a.C., importanti da un punto di vista storico, religioso e linguistico; la collina di Girnar, sacra per indù, jaina e mussulmani; e la vicina Sasar Gir Forest, un piccolo parco naturale dove vivono nientemeno che gli ultimi esemplari selvatici di leone asiatico (al Maggio 2005 presente con 523 individui).

Anche della città di Dwarka abbiamo già discusso in un precedente post (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/05/il-pellegrinaggio-char-dham.html) dedicato al pellegrinaggio del Char Dham e del quale fa parte insieme a Badrinath, Puri e Rameswaram.
Nonostante la sacralità, a causa della posizione remota, sulla punta più occidentale della penisola del Kathiawar, Dwarka è una meta piuttosto inusuale anche tra i pellegrini indù, seppur l’antico e magnifico tempio di Dwarkadeesh, dedicato al dio Krishna, goda di una notevole importanza religiosa, oltre che storica ed artistica.

Il Deserto del Kutch occupa una grande area di stagionali paludi salate che si estende fino, ed oltre, il confine con il Pakistan.
La città principale è Bhurj, purtroppo danneggiata gravemente dal terremoto del 2002, ma che ancora conserva un carattere del tutto particolare.
Oltre all’originale architettura dei suoi piccoli centri abitati, l’area del Kutch è nota per la vasta produzione di artigianato, che produce numerosi oggetti, come coloratissimi suppellettili, tessuti, vestiti ed accessori vari.
Dati clima e la conformazione geografica decisamente peculiari, il Deserto del Kutch ospita alcune particolari specie di flora e fauna; tra i mammiferi si segnala il non comune onagro od emione (nomi comuni in italiano per l’asino selvatico asiatico (equus hemionus), mentre tra gli uccelli il florican minore (sypheotides indica) e l’ubara (chlamydotis undulata).

L’Isola di Diu, non molto lontano dalla terraferma, a cui è collegata da due ponti, politicamente non fa parte del Gujarat, bensì del Territorio di Daman e Diu, con Daman che consiste in una piccola enclave nello stato del Maharashtra.
Grazie a qualche discreta spiaggia, all’atmosfera rilassata, alla presenza di alcune originali chiese, ma, soprattutto, a leggi particolarmente permissive (retaggio portoghese) in materia di alcolici, Diu è una piacevole località balneare, anche se talvolta la presenza di ricchi indiani ubriachi provenienti dalle città vicine e da Mumbai, può essere alquanto fastidiosa.

Oltre al consumo di alcohol, il retaggio portoghese ha influito anche nella cucina, che contrariamente al generalmente vegetariano Gujarat, propone piatti a base di carne, uova e soprattutto pesce, pescato abbondantemente nelle acque circostanti.

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