sabato 13 agosto 2016

Parabole Ante mati sa gatih

Ante mati sa gatih è un’espressione sanscrita che significa: qualsiasi cosa tu stia pensando appena prima di morire determinerà la tua prossima rinascita.
In realtà questa è solo la causa accidentale, in quanto le rinascite dipendono da molti fattori più complessi, su tutti il bilanciamento dei karma positivi e negativi, come dimostrato dalle tre storielle che seguono.

Vi era una vecchia veramente pia, che adorava regolarmente Dio, ogni giorno, per parecchie ore e, in effetti, non faceva quasi altro.
Negli ultimi anni di vita diventò cieca e doveva muoversi a tastoni, ma questo rese la sua adorazione ancora più perfetta giacché, insieme con la vista, perse tutte le poche distrazioni che aveva verso il mondo materiale.
Ovviamete era vegetariana e mangiava pochissimo.
Un giorno, mentre preparava da mangiare, mise accidentalmente il piede su un topolino, che morì con unno squittio.
Siccome aveva un cuore tenero, immediatamente pensò: “Cos’è successo? Ho ucciso un topolino?”, e con questo pensiero nella mente, all’improvviso, morì.
Ante mati sa gatih, il suo ultimo pensiero prima della morte fu per il topo morto e perciò dovette rinascere come topo.
Quindi, a causa dell’eterna lotta per il cibo, tornarono in lei cupidigia e collera, e ritornò in basso per la spirale del samsara (il ciclo delle rinascite).

Se è vero che perfino il più piccolo attaccamento al materiale può riportarci dentro alla ruota del samsara, è anche altrettanto vero che il più piccolo attaccamento a Dio può salvarci.
Vi era un uomo di nome Ajamila che nella sua vita era stato un criminale ed aveva compiuto molte azioni efferate.
Mentre stava per morire, questi non riusciva a far altro che chiamare suo figlio Narayana, che era poco lontano nei campi.
Narayana è anche uno dei nomi di Vishnu, La Consevazione, Colui che protegge i mondi, così al momento della morte il nome di Narayana era sulle labbra di Ajamila.
Appena esalato l’ultimo respiro, arrivarono due demoni per trascinare la sua anima all’inferno, dove avrebbe espiato alcuni dei suoi terribili karma, ma un angelo li fermò e disse loro “Come vi permettete di portar via quest’uomo? Non sapete che è morto con il nome di Narayana sulle labbra?”.
I demoni si fecero una risata “Sicuro, chiamava suo figlio. È questa la sua devozione?”.
“Il fatto è che egli ha ricordato Narayana, che esiste in ogni essere umano, egli viene con me!”, disse l’angelo, ed Ajamila entrò in cielo.
Naturalmente quest’uomo doveva aver fatto tantissime austerità nelle vite passate per avere una tale opportunità (mentre al contrario la pia vecchia aveva accumulato numerosi peccati), ma questo dimostra, oltre all’inesorabilità del karma, la potenza del nome di Dio.

C’era una volta un guru che sedeva sotto un albero con il suo discepolo prediletto.
Mentre stava riposando, il guru vide un mango che cresceva su un ramo molto vicino al terreno e pensò “Quanto mi piacerebbe avere quel mango!”, e proprio appena chiese al discepolo di prenderlo per lui, morì.
Il discepolo era sconvolto “Il mio amato maestro è andato, ora chi si prenderà cura di me e mi istruirà come faceva lui?”.
Poi d’un tratto gli venne in mente ante mati sa gatih, qualsiasi cosa tu stia pensando appena prima di morire determinerà la tua prossima rinascita, e poiché il suo guru gli aveva chiesto un mango mentre moriva, allora doveva trovarsi da qualche parte nella zona, per cercare di ottenere il mango ed appagare quell’ultimo desiderio.
Così il ragazzo prese il mango e, non sapendo cosa cercare, lo ispezionò attentamente.
Vi trovò una formica che vi camminava sopra ed osservandola gli venne in mente un altro pensiero “Il mio maestro potrebbe essere in questo insetto”, prese la formica tra il pollice e l’indice e la schiacciò.
Immediatamente il suo guru tornò in vita “Grazie, mio caro ragazzo, per quello che hai fatto per me! Ero davvero intrappolato in quella formica, desideroso di assaggiare il mango. Mi hai salvato dal brancolare nell’oscurità di maya (il velo illusorio) per molte rinascite”.

Benedì il ragazzo trasferendogli tutta la sua conoscenza e scomparve.

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