sabato 6 agosto 2016

Pellegrinaggio alla sorgente del Gange, II parte

La dea Ganga discende sulla terra passando tra i capelli di Shiva
Proseguendo il percorso da Delhi alle sorgenti del Gange, dopo l’ameno paesino di montagna di Ganganani mancano solo una sessantina di chilometri a Gangotri, per percorrere i quali basta essere pronti comodamente a metà mattinata, scendere per strada alla mattina presto e sperare in qualche autobus, jeep o qualsivoglia mezzo a motore che possa ospitare un altro essere umano.
A questo bisogna aggiungere che l’atmosfera da pellegrinaggio, in alta stagione magari anche caotica ma sempre pacifica, e l’ambientazione montanara, con un freddo pungente che tende ad azzerare non solo i termometri ma anche eventuali barriere sociali, rendono tutti molti più fraterni e comprensivi.
Questo tratto di strada è senz’altro la più emozionante, col Gange che scorre in basso e le vette Himalayane in alto, seppur sia purtroppo difficile da apprezzare poiché è anche uno dei tratti stradali più disastrati; questo è dovuto al fatto che la zona è soggetta a frane e capita abbastanza spesso che la strada sia chiusa, anche per alcuni giorni.
Comunque, con un po’ di fortuna, da Ganganani a Gangotri si dovrebbero impiegare circa 3 ore, secondo la perfetta media degli autobus di montagna indiani dei 20 chilometri orari.
A circa metà strada, in un’ampia valle pietrosa, in genere si fa una sosta, oltre che per espletare necessari bisogni fisici, anche per comprare delle ottime mele che vengono coltivate nelle colline attorno.
Visto che più in alto nel paesino di Gangotri la situazione gastronomica non è delle più rosee (eufemismo per dire che non c’è molta varietà nel cibo), un bel sacchettone, ma anche due, di croccanti mele di montagna potrebbe essere una buona idea.

Gangotri è un piccolo paese di alta montagna, dove praticamente tutte le costruzioni sono alberghi, guest-house ed ostelli per accogliere i pellegrini, tra i quali le uniche differenze spesso sono solo nel nome.
Tutte offrono stanze semplici, piuttosto pulite (in base al prezzo), e chiaramente senza nessun tipo di confort, a parte giusto un po’ d’acqua tiepida nei rari posti provvisti di pannello solare, visto che le linee elettriche non raggiungono Gangotri e bisogna aspettare quel paio d’ore, dalle 18 alle 20, quando vengono accesi dei rumorosi ma pur sempre utili, generatori a gasolio.

La piccola via principale è chiusa al traffico e porta dritto verso il Tempio di Ganga, tra negozietti religiosi e ristorantini molto semplici, situato vicino al fiume che qui è un torrente impetuoso, chiamato Bhaghirati (solo dopo l’incontro con il fiume Alaknanda a circa 205 km dalla sorgente, assumerà il nome di Gange).
Seppur di dimensioni modeste, il tempio principale di Gangotri è molto importante dal punto di vista religioso, costruito con uno stile sobrio di montagna abbastanza gradevole ed è posizionato in ottima posizione, col Gange che scorre poco più in basso alla sua sinistra e le cime innevate alle spalle
Al tramonto sul piazzale di fronte all’entrata del tempio si svolge la cerimonia della Ganga Aarti, offerta del fuoco alla dea Ganga, e l’atmosfera che si crea è particolarmente suggestiva.
In giro nel cortile vi sono altri piccoli santuari ed una scalinata per accedere ai ghat, dove i pellegrini effettuano la loro abluzioni e i loro rituali.
L’acqua è decisamente fredda ma, essendo questo uno dei bagni più sacri per i devoti indù, sono numerosissimi i pellegrini che cercano in qualche modo di fare il bagno; oltre al freddo, anche la corrente del fiume è notevole, per cui non si tratta di un’operazione molto semplice.
A parte riposarsi prima del trekking di Gaumukh, a Gangotri non c’è molto altro da fare, esclusa qualche rilassante passeggiata lungo le rive del fiume.

La distanza tra Gangotri e Gaumukh, la grotta considerata la sorgente geografica del Gange, è di circa 18 chilometri, seguendo un bel sentiero che sale gradatamente e porta da un’altitudine di 3200 m, ad esattamente 4000.
Dopo circa 14 chilometri si incontra l’ameno accampamento di Bojhbasa dove, oltre ad alcune tende dell’esercito, si trovano le tende gestite dall’ente turistico dell’Uttaranchal.
Questa è sicuramente la soluzione migliore per dormire, visto che l’alternativa sono i semplici ristorantini-baracca situati lungo il sentiero, dove si dorme quasi all’addiaccio.
Salendo a passo lento ma costante, per raggiungere Bojhbasa ci vogliono circa 5-6 ore, quindi partendo da Gangotri alla mattina presto, si dovrebbe arrivare a Bojhbasa verso l’ora di pranzo.
Come prima cosa sarebbe opportuno farsi assegnare un letto nelle tende, poi si potrebbe mangiare qualcosa e, dopo un breve riposo, riprendere il cammino per coprire gli ultimi quattro chilometri di sentiero che portano a Gaumukh.
Tra la stanchezza, l’altitudine e le condizioni del sentiero, che qui è molto irregolare e soggetto a frane, per arrivare nei pressi della grotta ci vogliono quasi due ore.
Però ne vale senz’altro la pena perché il posto è davvero affascinante.
La grotta dalla quale sorge il Gange si chiama Gaumukh perché dovrebbe rappresentare la bocca (in hindi mukh) di una mucca (gai), ma a causa della velocissima erosione del ghiacciaio, che pare si ritragga di circa una ventina di metri all’anno, la forma della grotta è sempre differente.
Stando sempre molto attenti alle piccole frane che sono pressoché costanti, si dovrebbe avere un po’ di tempo per godersi l’atmosfera e scattare qualche strana foto alle particolarissime strutture di ghiaccio e roccia che formano la grotta, spesso di un inusuale azzurro vivo.
Prima che venga buio (piuttosto presto, considerando l’altitudine e le alte montagne circostanti), conviene incamminarsi verso Bojhbasa per mangiare un boccone e prepararsi ad una lunga e fredda notte.

L’indomani, con i primi raggi di sole, il metodo migliore per riscaldarsi è quello di iniziare con calma il percorso per tornare a Gangotri.
La strada in leggera discesa risulta molto piacevole e alla mattina presto è facile incontrare, nei pressi del sentiero, qualche bellissimo esemplare di bharal, pecora blu himalayana (Pseudois nayaur).

Pur dedicandosi ad osservazioni paesaggistiche e naturalistiche, ad esempio anche l’osservazione della sparsa ma particolare avifauna locale, si dovrebbe giungere a Gangotri per l’ora di pranzo, tornare nella stessa stanza dove si era alloggiati all’andata e lasciato parte del bagaglio, quindi, dopo un paio di giorni di riposo, si potrebbe cominciare la lunga discesa dalle montagne.

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