Grazie a condizioni climatiche favorevoli, le zanzare
(scientificamente insetti volanti della famiglia dei culicidae) in India sono
molto diffuse e come noto causa della trasmissione all’uomo di numerose
malattie molto gravi.
Il numero delle specie di zanzare indiane non è facilmente
identificabile per vari motivi, tra cui l’elevata quantità di specie al mondo,
circa 3.500 al conteggio attuale, e la continua scoperta di specie straniere
che negli ultimi anni vengono trovate in India; ad esempio, recentemente nello
stato del Punjab, ricco di corsi d’acqua, uno studio specifico ha provato la
presenza di sette nuove specie oltre a quelle autoctone.
Le malattie più gravi che vengono trasmesse in India dalle
zanzare sono: la malaria, le dengue, la chikungunya, l’encefalite giapponese e
la filariasi linfatica.
In particolare sono tre i generi di zanzare responsabili di
queste pericolose trasmissioni: anopheles, culex e aedes,
tutte abbondantemente presenti nel subcontinente indiano.
Del genere anopheles esistono circa 460 specie di zanzare
di cui un centinaio possono trasmettere la malaria agli esseri umani, anche se
effettivamente sono 30-40 le specie che fungono da vettori per i parassiti del
genere plasmodium che causano la malattia.
Alcune specie di anopheles possono portare anche altri
parassiti nematodi che possono causare la filariasi come il wuchereria
bancrofti ed il brugia malay.
In India i casi di malaria, seppur lentamente, stanno
diminuendo, e non si tratta di una malattia mortale di per sé, come può essere
quella africana, ma lo diventa nel caso colpisca individui già deboli che hanno
poche o nessuna possibilità di curarsi.
Come quasi tutte le zanzare, le anopheles adulte possono
vivere fino a circa un mese, ma solitamente si fermano al paio di settimane,
motivo per cui, il sistema di prevenzione migliore, oltre chiaramente a non
farsi pungere, sarebbe quello di limitare il più possibile la presenza di acqua
stagnante nella quale le zanzare depongono le uova.
Purtroppo in India questo non è sempre possibile per ovvi
motivi climatici: dopo il monsone, l’intero subcontinente diventa un gigantesco
acquitrino, dove le zanzare possono proliferare quasi indisturbate.
Nel periodo delle piogge sono invece particolarmente
pericolose come vettori di malattie, mentre in inverno possono essere
sorprendentemente attive e fastidiose, nelle ore notturne, anche a basse
temperature.
Sorprendentemente, durante la torrida estate indiana,
seppur ben presenti, non sono molto attive, per la minore disponibilità d’acqua
e per il fatto che oltre ai 40 gradi anche le zanzare hanno problemi a
sopravvivere.
Molte specie di zanzare del genere culex sono vettori di
alcune gravi malattie sia dell’essere umano che di altri animali, come ad
esempio: la filariasi, l’encefalite giapponese, l’encefalite di St. Louis, la
zika e la malaria aviaria.
La filariasi è causata da vari batteri e viene trasmessa da
numerose specie di zanzare, in India in particolare del genere culex.
Lo stesso problema è estremamente grave anche in Nepal e
del quale abbiamo avuto modo di trattare in un post precedente (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/05/la-filariasi-in-nepal.html),
grazie ad un interessante articolo del giornale nepalese The Kathmandu Post.
Le filariasi (o filariosi) linfatiche sono gravi malattie
parassitarie, causate dai già citati nematodi wuchereria bancrofti ed il
brugia malay.
Sono note all’uomo fin dall’antichità tanto che l’origine
del nome comune, elefantiasi, deriva da Lucrezio, cioè il I secolo a.C..
Colpisce prevalentemente le estremità del corpo umano, in
particolare gambe, scroto e viso, con grandi rigonfiamenti che seppur non
mortali di per sé sono estremamente invalidanti.
L’encefalite giapponese ha un tasso di mortalità molto
variabile, tra l’1 ed il 60%, in base alla popolazione e l’età, con i bambini
indiani delle zone rurali ad essere particolarmente fragili.
Seppur i casi in India siano in lento declino, in alcune
zone è difficile da estirpare, come il distretto di Gorakhpur in Uttar Pradesh,
per la presenza delle condizioni ottimali per lo sviluppo delle zanzare culex e
dei pericolosi nematodi, come la prossimità tra le colture di riso e gli
allevamenti o la presenza di suini, che fungono da portatori della malattia.
Le zanzare del genere aedes in India sono responsabili di
dengue e chikungunya, mentre nel resto del mondo possono trasmettere anche la
febbre gialla ed il virus zika, a cui aggiungere la specie polinesiana in grado
di essere vettore di una locale forma di filariasi.
Le due specie più tristemente famose, tra le circa 700
totali, sono la aedes albopictus, zanzara tigre asiatica e la aedes
aegypti, zanzara della febbra gialla, malattia che però non è presente in
India.
Grazie anche alla loro presenza in Italia, con la specie
albopictus, è ormai noto che le zanzare del genere aedes si distinguono per le
loro caratteristiche righe bianche e nere, da cui l’appellativo tigre, e per
essere attive di giorno, soprattutto alla mattina presto e all’imbrunire.
Il virus delle dengue produce essenzialmente dei sintomi
simili all’influenza, quindi febbre alta, mal di testa, nausea, accompagnati da
dolore a muscoli ed ossa (da cui il nome popolare febbre spaccaossa) e da
esantemi o rash cutanei.
Solitamente i sintomi spariscono nel giro di pochi giorni,
da 2 a 7, quindi per individui in buona salute non è una malattia molto grave,
ma lo può diventare nel caso degeneri in febbre emorragica.
Purtroppo sembra che oggigiorno le dengue siano una
malattia sempre più diffusa a livello globale ed è comune in più di un
centinaio di paesi, e l’unico vaccino attualmente approvato in tre nazioni non
è ancora disponibile commercialmente.
Il termine chikungunya viene dalla lingua makonde, parlata nel
sud-est della Tanzania e nord del Mozambico, e letteralmente significa, ciò che
contorce o diventare contorti, riferendosi alla postura delle persone affette,
dovuta all’estremo dolore alle giunture e ad una diffusa artrite.
Gli altri sintomi ricordano spesso quelli delle dengue,
cioè febbre alta e mal di testa, ma si differenzia per alcuni dettagli: nella
chikungunya sono possibili ricadute o addirittura cronicità, ma raramente
degenera in complicazioni emorragiche.
Nonostante questo, con un tasso di mortalità di 1 su 1.000,
la Chikungunya è sicuramente una malattia da prendere seriamente, ma per la
quale purtroppo non esiste ancora un vaccino.
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