Il Sultanato della dinastia Bahmani regnò su gran parte del
sud dell’India dal 1347 al 1527, quando verrà diviso in 5 regni minori noti
collettivamente con il nome di Sultanati del Deccan, che resisteranno fino al
1686, e dai quali si creerà nel 1724 l’ultimo grande regno mussulmano del sud,
lo Stato di Hyderabad, governato dai Nizam delle dinastia Asaf Jah fino al
1948.
Dal punto di vista architettonico molti di questi ricchi
sovrani commissionarono numerose opere, in uno stile indo-islamico decisamente
più omogeneo di quello delle province mussulmane del nord, ma non per questo
meno originale.
I Sultani Bahmani ed il Sultanato di
Bidar
Le rovine della Mahmud Gawan Madrasa di Bidar |
La dinastia dei Bahmani per i primi 78 anni, dal 1347 al
1425, ebbe come capitale Gulbarga, quindi dal 1425 al 1527 si trasferì nella
vicina Bidar (entrambe attualmente nel nord dello stato del Karnataka), dove
sono conservati alcuni pregevoli edifici risalenti a quel periodo.
Gulbarga è piuttosto nota, almeno localmente, per l’omonimo
Forte, iniziato dalla dinastia indù Kakatyia di Warangal, ma rinnovato ed
ampliato nel 1347 dal primo sovrano dei Bahmani, Al-ud-din Bahmani.
Oltre alle possenti mura, al suo interno si trova la grande
Jama Masjid, priva di minareti e completamente coperta con un tetto provvisto
di numerose cupole, rette da ampi archi e colonnati.
Sempre a Gulbarga si possono ammirare le rovine del Chor
Gumbad, un massiccio mausoleo, situato molto piacevolmente sulla cima di una
bassa collina verdeggiante.
La successiva capitale Bahmani fu Bidar, dove ancora oggi
si trovano il magnifico Forte ed altri edifici di pregevole valore artistico,
sopratutto tombe e mausolei.
Come nel caso di Gulbarga, anche il Forte di Bidar sorge
sulle rovine di un forte precedente, che venne ricostruito da Ahmed Shah Wali
Bahmani tra il 1429 ed il 1432.
Le mura, lunghe circa 2,5 km, sono intervallate da 7 grandi
portali e 37 bastioni, ed al loro interno ospitano numerosi edifici in buono
stato di conservazione.
Purtroppo lo stesso non si può dire della gigantesca e
magnifica Mahmud Gawan Madrasa costruita nel 1472.
Questo edificio sui
generis servì da scuola islamica per circa un secolo e mezzo, quando venne
convertita ad usi militari, tra cui conservare polvere da sparo, che causò un
incidente che distrusse circa un quarto dell’edificio.
Le tombe della dinastia Bahmani sono situate nel vicino
paese di Ashtur e sono l’ultimo esempio di architettura indo-islamica durante
il Sultanato Bahmani.
Infatti le tombe più notevoli di Bidar, che si possono
ammirare nel parco che ospita la Tomba di Ali Barid Shah I, sono opere
costruite non dalla dinastia Bahmani, bensì dalla dinastia Barid Shahi, che
fondò il Sultanato di Bidar, che esisterà dal 1489 al 1619, senza lasciare
altre testimonianza architettoniche degne di nota.
Il Sultanato di Bijapur
Il vicino Sultanato di Bijapur, governato dalla dinastia
Adil Shahi, avrà un’esistenza leggermente più lunga, dal 1490 al 1686, e grazie
al patrocinio dei liberali regnanti attirerà in zona numerosi studiosi, poeti,
santi ed artisti.
Il fiore all’occhiello dell’architettura di Bijapur è
sicuramente il Gol Gumbaz, un grande mausoleo terminato intorno al 1656.
Nonostante l’apparentemente anonima pianta quadrata, con
lati di poco meno di 50 metri, la Gol Gumbaz è uno splendido edificio, dotato
di una grande cupola (gumbaz) circolare
(gol) da cui il nome e di quattro
torri-minareti a sette piani muniti di numerosi archi e sormontati da cupole.
All’interno di quella centrale scorre il cosiddetto “Corridoio
dei Sospiri”, nome che deriva dal fatto che, grazie ad un ottima acustica, ogni
minimo rumore può essere udito fin dall’altra parte del mausoleo.
Sempre a Bijapur notevole è anche il complesso dall’Ibrahim
Roza, un grande mausoleo costruito nel 1627, composto da un alto portale, la
tomba del sovrano Ibrahim Adil Shah ed una moschea, tutti edifici molto
elaborati muniti di slanciati minareti decorativi.
La Jama Masjid di Bijapur, costruita nel 1578, presenta
invece uno stile più sobrio, con un ampio giardino circondato da un grande
porticato munito di numerose colonne ed una grande cupola semicircolare,
protetta anch’essa da una serie di piccoli archi.
Il Sultanato di Berar
Il Sultanato di Berar regnò dal 1490 al 1572, con la
dinastia Imad Shahi, i cui contributi artistici furono minimi a causa delle
continue lotte con il vicino Sultanato di Ahmednagar.
Di conseguenza, le uniche testimonianze dei sovrani Imad
Shahi si possono rintracciare nei forti Gawilghur e Narnala, che vennero
occupati e rinnovati durante il loro regno.
Oggi purtroppo sono entrambi in rovina, ma si sono salvate le
mura, alcuni portali e qualche edificio, e grazie alla loro posizione dominante
offrono degli ottimi scorci sul panorama circostante.
Il Sultanato di Ahmednagar
La Tomba di Salabat Khan II |
La dinastia Nizam Shahi fondò il Sultanato di Ahmednagar
nel 1490, che regnerà su un’ampia area centro-occidentale dell’India fino al
1636.
Grazie ad un buon sistema di riscossione delle tasse,
apportando miglioramenti al già efficiente sistema dei sovrani Moghul, il
Sultanato di Ahmednagar fu piuttosto ricco ed i sovrani che lo regnarono ebbero
modo di dedicarsi con successo anche alle arti.
In particolare fondarono una delle prime scuole di pittura
del Deccan, mentre a livello architettonico si segnala innanzitutto il Forte di
Ahmednagar, fatto costruire dal fondatore della dinastia Nizam Shahi, Malik
Ahmad Nizam Shahi I, nel 1427.
Data l’importanza strategica, nel corso dei secoli il Forte
di Ahmednagar venne ampliato ed ulteriormente fortificato dai successivi sovrani
dell’area fino al 1803 quando, dopo la II Guerra Anglo-Maratha passò ai
britannici, che la utilizzarono come prigione, in particolare durante il periodo
dell’Indipendenza Indiana, con numerosi leader dell’Indian National Congress
arrestati e qui detenuti.
Tra gli ospiti illustri trascorsero nella prigione del
Forte di Ahmednagar quasi tre anni Jawaharlal Nehru, Abdul Kalam Azad e Sardar
Patel.
Ad una dozzina di chilometri dalla città, sulla cima di una
collina, si trova la Tomba di Salabat Khan II, un ministro della fine del XVI
secolo, una torre ottagonale a tre piani, dotate di grandi archi.
La forma piuttosto tozza dell’edificio deriva dal fatto che
originariamente doveva essere molto più alta e raggiugnere i sette piani.
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