Esemplare di zebù |
In India ne sono presenti ben 23, di cui alcune molto
diffuse e note, altre piuttosto rare e misconosciute.
In questi due post accenneremo brevemente a 9 specie tra le
più facilmente avvistabili e particolari: lo zebù, il bufalo d’acqua, lo yak, il
nilgai, la chinkara, l’antilope cervicapra, il chausingha, il bharal e il gaur.
I primi 4 sono descritti in questa prima parte, i
successivi 5 nella seconda.
1) Lo zebù in realtà non è una specie, bensì si tratta della
sottospecie indiana del bos taurus, il bovino domestico, presente
oggigiorno in Asia, Africa e qualche zona del Sud America, ma di origine asiatica.
Pare infatti che gli zebù abbiano alcune peculiarità molto
apprezzabili, in particolare l’essere resistenti alla peste bovina, ed è per
questo motivo che sono diventati molto comuni nel continente africano.
La loro caratteristica fisica principale è la gobba sulla
schiena, ma possiedono anche corna particolarmente lunghe, ed avendo numerose
ghiandole sudoripare resistono molto bene al caldo (come d’altronde
immaginabile data la loro origine nel torrido subcontinente indiano).
Come mucche e tori di altre sottospecie (per ulteriori
dettagli http://informazioniindiaenepal.blogspot.com/2016/02/le-mucche-in-india.html),
gli zebù in India sono d’aiuto fondamentale a numerose attività umane e sono
anche molto amati spiritualmente, visto che in ambito religioso i bovini vengono
quasi sempre rappresentati con la gobba.
2) Il bufalo d’acqua in India è presente in due forme, una
domesticata (bubalus bubalis) molto comune ed una selvatica (bubalus
arnee), la cui popolazione globale non supera i 3.500-4.000 individui ed è
quindi una specie considerata in pericolo di estinzione.
Circa 3.100, più del 90% del totale, vivono in India,
principalmente nello stato dell’Assam, quindi esistono alcune sparute
popolazioni nei vicini stati dell’Arunachal Pradesh e Meghalaya, e forse nello
stato centrale del Chhattisgarh.
Anche il Nepal, nella zona sud-orientale, ospita una
piccola popolazione di bufali d’acqua selvatici in continua crescita, tanto che
si sta pensando di reintrodurlo in alcuni territori dove si è estinto da poco
tempo, come ad esempio il Parco Nazionale di Chitwan.
Sparute popolazioni sembra vivano anche in Bhutan,
Birmania, Thailandia e Cambogia.
Il rischio più grande per la loro conservazione, oltre alla
diminuzione dell’habitat, è l’ibridazione con i bufali d’acqua domestici.
3) Lo yak (bos grunniens e mutus) è un grande
bovino dotato di folto pelo, presente nelle aree meridionali del centro Asia
fino all’Himalaya.
Come il precedente bufalo d’acqua, le due forme dello yak,
domestica e salvatica, hanno nomi scientifici differenti (grunniens per la
prima e mutus la seconda) e quella selvatica è considerata vulnerabile, per la
diminuzione dell’habitat e, soprattutto, per l’ibridazione con la forma
domestica ed altri bovini.
Questa è infatti molto diffusa, da moltissimo tempo, anche
da parte dell’uomo, in particolare tra yak e mucca, per creare degli animali
più mansueti e produttivi.
Al giorno d’oggi, gli yak che si possono incontrare nelle
più alte regioni montane di India e Nepal sono domestici, quindi quasi sempre
incroci, chiamati dzo i maschi, che sono sterili, mentre dzomo le femmine, che
al contrario sono fertili.
Gli yak selvatici invece sono molto difficili da avvistare dal
lato sud dell’Himalaya, anche nelle regioni più impervie.
In alcune zone turistiche come Shimla (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/09/la-citta-di-shimla.html)
in Himachal Pradesh o Darjeeling in West Bengal, durante l’alta stagione è
possibile trovare qualche yak domestico, con i quali vengono proposti dei
piccoli giri turistici per bambini e famiglie.
Sebbene questi esemplari siano spesso incroci molto lontani
dagli originali yak, la mole della testa e la lanosità del pelo risultano
comunque impressionanti.
4) Il nilgai o antilope azzurra (boselaphus tragocamelus)
è una comunissima specie di antilope endemica del subcontinente indiano,
presente in India e nella zona sud-occidentale del Nepal.
Il nome indiano nilgai letteralmente significa mucca, gai,
azzurra, nila, e si rifà alle sue caratteristiche più evidenti, la tozza
corporatura ed il colore del pelo, che comunque più che azzurro sembra grigiastro.
Le femmine ed i piccoli oltretutto sono completamente
marroni, ma si possono distinguere da altre specie simili grazie ai
caratteristici ed eleganti garretti bianconeri.
I maschi sono anche leggermente più grandi, fino ai 150 cm
di altezza, e posseggono due corte e dritte corna.
Nelle campagne del nord dell’India sono molto comuni e facilmente
avvistabili, soprattutto alla mattina presto, ai bordi delle strade o dei
binari ferroviari, sui lunghi tratti della sterminata campagna della pianura
gangetica.
In alcuni stati, come Bihar, Uttar Pradesh e Madhya Pradesh,
il nilgai è addirittura considerata una specie infestante a causa dei notevoli
danni che i piccoli branchi possono arrecare alle coltivazioni.
Fino a
pochi anni fa, un luogo molto piacevole dove incontrare queste robuste ma
eleganti gazzelle, era la periferia della turistica cittadina di Pushkar (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/07/la-cittadina-sacra-di-pushkar.html), tra la sparsa vegetazione alla base sinistra della collina del Savitri
Temple.
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