Nella caleidoscopica religione indù
sono molti gli animali che vengono venerati ma nessuno raggiunge la sacralità
della mucca.
Questo perché essa non rappresenta una
divinità o un suo “aiutante”, come capita a molte altre specie, bensì la mucca
rappresenta l’aspetto materno e benevolo di Dio stesso.
I doni che essa dispensa agli esseri
umani sono in realtà il frutto delle sue elementari funzioni biologiche, ma
questo non ne diminuisce l’importanza, anzi, ne conferma la naturale
magnanimità.
La produzione di latte è chiaramente
la qualità più apprezzata che nei tempi antichi fu anche una delle cause che ne
favorì la conservazione vietandone la macellazione.
Sebbene a causa del clima torrido
l’industria casearia indiana abbia dei grossi limiti, sono comunque numerosissimi
gli utilizzi alimentari del latte di mucca e dei suoi derivati, la cui
importanza è aumentata anche dalla dieta vegetariana seguita dalla maggior
parte degli indiani.
Un altro prodotto della mucca molto
apprezzato è lo sterco, per le sue ottime qualità combustibili.
Seccato al sole in forma di grandi
dischi, viene oggigiorno venduto a 1-2 rupie “a disco”, che non sarà una
fortuna ma per chi li produce è completamente privo di costi.
In molti villaggi vengono creati anche
dei “mattoni” di sterco che pare siano tra i combustibili di miglior qualità.
Bisogna anche ricordare che per vari
motivi, le cosiddette risorse energetiche alternative, come lo sterco di mucca,
in India sono, per necessità, ancora usatissime anche nelle città: un negozio
di thé che si rispetti, anche nella via più “inn” di Delhi, accenderà il
proprio fuocherello con un paio di dischi di sterco di vacca.
Il quale fumo denso e bianco non farà
di certo bene ai polmoni, ma il cui odore, se non assunto direttamente, in
compenso dona all’aria un insapettato profumo di campagna.
Tra le altre attività della mucca che
si rivelano molto utili per l’essere umano, c’è sicuramente l’aiuto che essa
può dare nel lavoro dei campi, grazie alla sua mole e alla sua straordinaria
forza, seppur questo riguarda non solo la mucca in particolare ma i bovini in
generale.
Discorso simile si può fare anche per
l’ultima utilissima funzione della mucca nei confronti dell’uomo, cioè quella
di eliminare i rifiuti biologici.
Grazie al suo efficientissimo stomaco,
i bovini si possono permettere infatti di mangiare quasi qualunque cosa, senza
subirne gravi danni.
La vita contadina, come anche la dieta
tipicamente vegetariana, producono grandi quantità di avanzi biologici che non
potrebbero trovare miglior utilizzo che quello di nutrire delle creature viventi.
Con l’avanzare della modernità però, i
rifiuti organici sono sempre di meno, mentre amentano quelli ben meno naturali
come la carta e soprattutto la plastica.
Quindi nelle città indiane è piuttosto
comune vedere mucche che dopo aver provato disperatamente ad aprire con la loro
gigantesca lingua un sacchetto di plastica pieno di bucce, decidono che la
soluzione migliore sia ingoiare tutto il sacchetto, decisamente ostico anche
per il loro efficiente stomaco.
Detto questo, potrebbero sorgere
spontanee alcune domande, per esempio: cosa ci fanno le mucche in giro per le
città? Oppure ci si potrebbe chiedere: di chi sono?
La risposta alla prima domanda è molto
semplice: fanno le stesse cose che fanno nelle campagne, cioè ruminare,
brucare, defecare e produrre latte, seppur chiaramente in modo diverso...
Di chi sono allora?
Uno dei rari privilegi di vivere in
India per anni, è forse quello di poter dare delle risposte a questi quesiti
che all’inizio apparevano inspiegabili.
Le mucche che vagolano “indisturbate”
per le strade delle città indiane possono essere divise in due categorie ben
distinte: della prima fanno parte quelle troppo vecchie o troppo malate, il cui
proprietario non si può permettere di mantenerle, o di curarle, e le abbandona.
Le altre mucche invece, appartengono a
qualcuno, che però ha anche altro da fare, o non se ne cura abbastanza, per cui
le lascia vagare in giro per la città durante il giorno e le va a riprendere la
sera.
Difficile capire esattamente le
percentuali di queste due categorie, seppur molte di quelle che “pascolano” di
giorno, alle notte sono acciambellate da qualche parte, spesso vicino alle zone
di raccolta della spazzatura.
Nella via dove abitiamo, ci capita
spesso, durante la notte, di osservare gruppi di 10-15 mucche che stazionano
amabilmente davanti all’uscio, ruminando, leccandosi, nonchè liberandosi rumorosamente
degli scarti: nel silenzio notturno, lo scroscio di una vescica bovina che si
apre è caratteristico almeno quanto la lenta e breve mitragliata della
liberazione dell’intestino di un ruminante.
Purtroppo questo, unito anche alle
notevoli dimensioni dell’animale, in un contesto cittadino comporta anche un
discreto numero di disagi, per cui le varie municipalità tentano in qualche
modo di risolvere il problema.
Nella sacra città di Benares le mucche
sono particolarmente numerose, tanto quelle private, quanto quelle randage, ma
in fondo non sembrano dare troppo fastidio a nessuno e, per una volta, possiamo
dirci concordi con i semplici provvedimenti adottati molto bonariamente.
Secondo un breve ma interessante
articolo del The Times of India di qualche anno fa, in città vi sono due
camionette adibite alla “raccolta” di animali randagi, precisamente: cani,
maiali e mucche.
In passato abbiamo anche assistito
alla neanderthaliana cattura di un gigantesco maiale che urlava come un ossesso
mentre 3-4 ragazzotti lo legavano come un salame per caricarlo sul carro: scena
indianamente accettabile, ma in sé raccapricciante!
La sorte che toccherà ai maiali e ai
cani una volta catturati, non sarà di certo delle migliori, ma non molto peggio
che vivere in strada e rischiare di essere investiti da un momento all’altro.
E grazie alla, giustamente proverbiale,
tolleranza indiana si può almeno essere certi che non verranno né torturati né
sommariamente giustiziati; in genere se ne riempono dei camion e li si portano
nella foresta.
Le mucche che vengono catturate, in
media un paio al giorno, vengono invece portate in una specie di stalla
pubblica, dove vengono tenute finché il proprietario non viene a reclamarle,
previo il pagamento di una salata multa.
Ovviamente l’articolo del giornale
evidenziava le condizioni pietose della stalla comunale e il sovrappopolamento,
seppur questo non sia da vedere come un problema: quando non ci sarà più
spazio, smetteranno di catturarle per un po’ e le mucche potranno girare indisturbate.
Per concludere, vogliamo infatti far
notare che la presenza, nel mezzo del traffico indiano, di una mucca che rumina
col suo sguardo serafico, o che allatta amorevolmente il suo vitellino, aiuta a
sviluppare una notevole pace interiore più di quanto possano fare libri e
manuali di spiritualità.
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