Jaisinghrao era un nobiluomo indù che
aveva come guru un fachiro mussulmano chiamato Mungshahji.
Egli era un maestro molto particolare:
quando qualcuno andava a visitarlo, lui gli tirava i suoi escrementi, o se
sapeva che erano vegetariani, gli tirava delle ossa di pollo, così, solo per
vedere quanto avrebbero resistito prima di arrabbiarsi.
Mungshahji viveva in casa di
Jaisinghrao e quando era dell’umore urinava sui muri, dava fuoco alle tende,
rompeva cose.
Insomma, faceva quello che voleva, ma
Jaisinghrao non obiettò mai e non disse mai nulla.
Egli era così devoto al suo guru che
addirittura celebrava cerimonie agli escrementi del suo maestro.
Un giorno Jaisinghrao, a causa di
alcuni investimenti andati male, era in pericolo di perdere tutte le sue terre.
Non ne parlò con nessuno, ma mentre
stava porgendo i suoi servizi a Mungshahji, la sua mente per un attimo fu
distratta dalle sue difficoltà economiche e una lacrima cadde lungo la sua
guancia.
Quando Mungshahji se ne accorse disse
“Figlio mio, quando tu ti prendi così tanta cura di me senza chiedermi il più
piccolo favore, pensi che io possa sopportare di vedere anche una sola lacrima solcare
il tuo viso? Qual è il problema?”.
Quando Jaisinghrao gl spiegò la
questione Mungshahji esclamò “Non ti preoccupare! Non solo non perderai le tue
terre ma farò in modo che tu diventi milionario!”.
Jaisinghrao riuscì infatti a tenere le
sue terre e quando le vendette un pezzo per volta guadagnò effettivamente un
milione di rupie.
Poco tempo dopo, gli abitanti del
paese vicino presentarono una petizione in tribunale per obbligare Mungshahji a
rimanere con loro e Jaisinghrao, a sua volta, presentò una contro-petizione
affinché gli fosse affidata la custodia del suo guru.
Il Giudice era perplesso sul da farsi
e decise di chiedere al fachiro stesso dove volesse stare.
Mungshahji disse “Non lascerò mai
Jaisinghrao perché non mi chiede mai niente!”.
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