Un giorno un asceta itinerante,
durante il suo pellegrinare, incontrò un giovane pastore che stava facendo
pascolare i suoi bufali.
L’asceta era affamato, così chiese
gentilmente al ragazzo se poteva dargli un po’ di latte ed il ragazzo glielo
diede immediatamente.
Finito di bere l’asceta si sentì
generoso e chiese al giovane pastore “Ora mi sento così bene, c’è qualcosa che
desideri? Te la darò!”.
Il ragazzo sogghignò “Non ho proprio
bisogno di niente. Non faccio altro che pascolare i miei bufali e questo mi
basta. Oltretutto, Maharaj, tu sei venuto da me come un mendicante e io ti ho
soddisfatto. Come posso aspettarmi qualcosa da te in cambio? Sono io il
generoso, non tu”.
L’asceta fu molto sorpreso dall’arguta
risposta del ragazzo e capì che egli non era un comune pastore. Pensò quindi un
modo per aiutarlo davvero e gli chiese “Qual è la cosa che ami di più al
mondo?”.
“Certamente questa bufala. – rispose innocente
il ragazzo – Colei che ha prodotto il latte che hai appena bevuto. È la più
grande di tutte e mi dà più di venti litri di latte al giorno, ed è così grande
e potente ma anche amorevole e gentile, per questo la amo più di qualunque
altra cosa”.
“Va bene, – disse l’asceta – per
favore, fai una cosa. Vai a sederti in quella caverna laggiù e immagnia di
essere questa bufala. Pensa a lei, tieni fissa la sua immagine nella tua mente.
Identificati completamente con lei, diventa lei.
Mentre siedi, ripeti “bhaisoham,
bhaisoham...” (sono un bufalo, sono un bufalo). Non ti preoccupare di
nient’altro, ci penso io a prendere cura dei tuoi bufali”.
Il ragazzo seguì le istruzioni
dell’asceta e quando questi, dopo tre giorni, andò nella caverna, trovò il
giovane pastore seduto immobile con gli occhi chiusi che ripeteva “Bhaisoham,
bhaisoham...”.
L’asceta gli disse “Allora, giovane
pastore, come stai progredendo? Vieni fuori ora!”.
Ma il ragazzo rispose “Non chiamarmi
pastore! Sono un bufalo adesso, non vedi? Guarda le mie possenti spalle, come
faccio ora ad uscire da questa grotta? Anche le mie corna sono troppo grandi e
non passerebbero dall’entrata. Ora non essere stupido, vattene e lasciami in
pace, prima che ti trafigga con queste mie splendide corna!”.
Ma l’asceta insistette “Cerca di
ricordare ragazzo, sono stato io a dirti di sedere qui e fare questo. Ora, invece
di ripetere “sono un bufalo, sono un bufalo”, cerca di identificarti con Shiva
e ripeti “Shivoham, Shivoham...” (sono Shiva, sono Shiva)”.
Il pastore obbedì e in meno di
quindici minuti entrò in una profonda trance e realizzò l’Anima Universale sotto
forma di Shiva.
L’asceta fu esterrefatto, iniziò a
piangere e si disse “Questo ragazzo è stato seduto per soli tre giorni e mezzo
ed ha realizzato, mentre io sto praticando senza successo da decine di anni!”.
Non gli rimase altro da fare che
prendere il pastore come proprio maestro e alla fine anche lui realizzò.
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