La tradizione di bruciare incenso, oli
ed essenze profumate, è comune, fin dall’antichità, in numerose parti del mondo.
L’India non fa eccezione, anzi, grazie
alla presenza di varie piante adatte allo scopo produce da secoli diversi tipi
di incensi.
Il notevole uso che ne viene fatto
quotidianamente deriva dal forte legame religioso, che fa degli incensi, ad
esempio, un elemento fondamentale per ogni tipo di cerimonia indù, dalle
semplici pooje private a quelle più
elaborate dei templi.
Gli incensi reperibili più comunemente
nei mercati e nei negozi indiani, possono essere divisi sommariamente in due
categorie: quelli preparati utilizzando una sottile striscia di bambù e quelli
che ne sono privi, presentandosi quindi sotto forma di paste più o meno
essiccate.
A loro volta gli incensi dotati di bastoncino
possono essere suddivisi in due sotto-categorie: quelli sintetici e quelli
naturali, una divisione che si rispecchia spesso anche nell’esposizione dei
negozi migliori, che hanno sezioni distinte per queste due tipologie.
I primi sono prodotti industrialmente
usando oli e polveri aromatiche chimiche, e sebbene siano di qualità scadente,
sono i più economici e quindi i più utilizzati.
Di solito, anche se ne esistono numerosissime
fragranze, sono riconoscibili dal loro tipico colore scuro, dato dagli
ingredienti più comuni per la preparazione industriale.
Chiaramente alcune marche sono
migliori di altre ma in genere sono rari quelli di buona qualità.
Nella maggior parte dei casi gli
incensi sintetici sono usati nelle cerimonie religiose quotidiane dove assumono
un significato simbolico e la qualità non è certo un fattore molto importante.
A parte quelli in formati
particolarmente lunghi o spessi, di solito bruciano abbastanza velocemente, in
circa venti minuti, producendo un fumo leggermente tossico ma non molto pesante.
Gli incensi naturali muniti di anima
in bambù si distinguono da quelli sintetici per le diverse tonalità dei colori,
soprattutto sul marroncino-grigio chiaro, che dipendono chiaramente dai
differenti ingredienti, compresa una morbida polvere che ricopre la parte aromatica
da bruciare; per questo, i migliori sono molto delicati e bisognerebbe
maneggiarli con cura toccando solo la parte terminale di bambù.
Anche questa sotto-categoria degli
incensi naturali con bastoncino può essere divisa ulteriormente in due
tipologie, tra quelli industriali, prodotti e confezionati utilizzando
macchinari durante almeno un passaggio della lavorazione e quelli artigianali,
preparati interamente a mano.
I primi si presentano dentro le solite
scatole ricche di disegni, talvolta decisamente esotici, ma per capire se sono
davvero naturali bisognerebbe controllare il prodotto e fidarsi dell’onestà del
venditore.
Talvolta sulle scatole vi è scritto
“natural”, ma questa parola viene spesso usata truffaldinamente come marca,
sottomarca, serie o collezione, da parte di fabbriche che producono in reltà
incensi sintetici.
La scelta degli aromi di quelli
naturali, seppur ampia, è minore e tra i più diffusi possiamo segnalare: ambra,
muschio, sandalo, gelsomino, misti di fiori e champa.
Quest’ultimo è un tipico aroma composto
da halmaddi, una resina grigia
estratta dalle piante ailanthus triphysa,
che viene applicata sul batoncino di bambù e quindi ricoperta con polvere di
sandalo e frangipane
Oltre al piacevole odore vagamente
balsamico, l’halmaddi è una sostanza igroscopica, cioè assorbe l’umidità
dell’aria, quindi tecnicamente gli incensi con questo ingrediente non sono mai
secchi e bruciano a lungo producendo poco fumo.
Molto noti, sia in India che
all’estero, sono gli incensi Nag Champa (la tipologia di Champa più diffusa),
prodotti da una marca chiamata Satya Sai Baba, che possono essere considerati
un buon esempio di incenso naturale, prodotto industrialmente, di ottima
qualità.
Gli incensi artigianali sono più
difficili da reperire sul mercato, almeno nel nord dell’India, mentre al sud,
dove è concentrata la produzione, presumibilmente sono più comuni ma purtroppo
manchiamo di una approfondita conoscenza diretta.
Ciononostante, i migliori negozi, in
tutto il paese, sono di solito forniti di alcuni incensi artigianali,
confezionati da ashram (ostelli religiosi) o piccole cooperative.
Allo scopo si possono anche tenere
d’occhio gli ashram e i centri dell’ISKCON, l’associazione cui fanno capo i
seguaci Hare Krishna, che spesso producono e commercalizzano ottimi incensi,
confezionati sicuramente con sistemi ed ingredienti naturali.
La qualità degli incensi artigianali di
solito è alta ma i prezzi non eccessivi, poiché si risparmia sulla confezione,
visto che sono commercializzati in semplici pacchi di plastica trasparente
oppure, quelli più delicati, in scatole di cartone anonime prive di marchi.
Quasi sempre, soprattutto quelli in
scatola, sono ricoperti di moltissima polvere profumata che garantisce non solo
la freschezza dell’aroma ma anche una lenta combustione con modesta quantità di
fumo.
In realtà alcuni, pur non avendo
dimensioni particolari, impiegano addirittura un’ora a bruciare completamente e
in questi casi, se all’interno di stanze chiuse o poco ventilate, creano una discreta
coltre.
Gli incensi artigianali non sono
disponibili in moltissime fragranze ma la qualità, come detto, è alta.
Tra gli aromi più originali,
difficilmente reperibili in confezioni industriali, sono gli incensi allo
zafferano, dolci, intensi ma non aggressivi.
Spesso, oltre alle leggere differenze
nel colore della pasta, anche il bastoncino di bambù è colorato ma non per puri
fini commerciali come accade per quelli sintetici o industriali, bensì per
facilitarne il riconoscimento durante le fasi di produzione e confezionamento.
Un discorso a parte riguardo gli
incensi indiani muniti di bastoncino di bambù, va fatto per gli incensi della
nota marca Auroshikha, prodotti ad Auroville, una grande comunità
internazionale di artigiani e artisti, situata a Pondicherry, nel sud dell’India.
Questi incensi sono apprezzati da molti
anni in tutto il mondo per i loro numerosissimi aromi, discreti e piacevoli,
seppur talvolta pericolosamente simili a deodoranti.
Questo perché sono prodotti a mano ma
con oli ed essenze chimiche, che a loro volta sono però garantiti per essere
privi di ogni tipo di sostanza tossica.
La loro origine industriale è
chiaramente intuibile dal colore scuro di quasi tutte le fragranze, seppur vi
siano eccezioni, come quelli al sandalo, che sono, probabilmente, i migliori
incensi prodotti da questo pregiato e profumato legno.
Spesso in India, nell’acquisto di
incensi al sandalo, è possibile cadere anche in un comune fraintendimento,
dovuto al fatto che in hindi viene chiamato chandan,
ma l’aroma di incensi che porta quel nome, seppur basato sul sandalo, è, per
definizione, mischiato con altre essenze.
Anche il chandan è una fragranza
piacevole ma ben diversa da quella del sandalo puro, per ottenere il quale
bisognerebbe specificare sandalwood (legno di sandalo), anche se questo non è
garanzia di ottenere quello che si desidera.
Quindi se si gradisce un puro aroma di
sandalo, la soluzione migliore è acquistare quelli della Auroshika.
Gli incensi privi di bastoncino sono
presenti sui mercati indiani in almeno quattro tipologie: i dhoop, una pasta scura gommosa; in piccoli coni o cilindretti
secchi; a bastoncino, ma senza anima in bambù, come quelli tipici tibetani; e
sotto forma di cordini di carta attorcigliati.
I dhoop, la cui fragranza più diffusa
è l’appena citata chandan, sono prodotti chimicamente e bruciano creando un
fumo molto denso dall’aroma intenso ma dolce e piacevole poiché floreale, e
vengono utilizzati principalmente all’aperto.
Comuni nelle cerimonie religiose, sono
forse ancora più utilizzati dai venditori di cibo di strada, specialmente in
estate, per limitare in qualche modo la presenza degli insetti volanti, mosche
su tutti.
I coni e i cilindretti sono prodotti
da una pasta di incenso secca, quasi sempre naturale, e vengono bruciati
appoggiati a piccoli piattini di metallo presenti all’interno delle confezioni.
Il loro aroma, di solito in poche
fragranze tipo sandalo e gelsomino, è molto leggero e non avendo il bacchetto
di bambù producono poco fumo.
Non essendo tra i più venduti,
talvolta possono essere eccessivamente secchi e in questi casi posseggono poco profumo
e rischiano di spegnersi.
Ad ogni modo sono piuttosto apprezzati
dai consumatori abituali per il distintivo aroma asciutto.
Gli incensi tibetani, a bastoncino ma
privi di bacchetto di bambù, sono chiaramente molto diffusi nelle comunità
buddiste ma di solito in India non sono di alta qualità.
Le fragranze non hanno nomi specifici,
poiché vengono prodotti utilizzando una trentina di ingredienti, tra cui
numerose erbe.
In India, ed anche all’estero,
purtroppo come i coni e i cilindretti, spesso rischiano di essere troppo secchi,
fattore che diminuisce la fragranza e aumenta il tipico retro aroma “terroso-umido”,
non sempre apprezzabile.
Bisogna anche notare che questi
incensi sono molto più adatti alle fredde zone di montagna, piuttosto che le
calde pianure.
Simili a questi incensi tibetani sono
quelli prodotti dalla diffusissima marca Panchavati, confezionati in piccole
scatole dal bordo giallo, con un anellino di metallo dove inserire il
bacchetto.
L’aroma è leggermente pungente ma
gradevole, e grazie anche alle dimensioni ridotte e l’assenza del bastoncino di
bambù, non producono eccessivo fumo.
Recentemente questa marca sta commercializzando
un secondo aroma, al sandalo, piacevole ma non come il Panchavati classico e
neppure l’ottimo sandalo della Auroshikha.
L’ultimo tipo di incensi viene venduto
comunemente anche nei piccoli negozi che commerciano materiale religioso ed è prodotto
utilizzando dei fogli di sottile carta leggermente porosa che vengono
arrotolati insieme alla polvere di incenso per farne dei cordini, lunghi una
ventina di centimetri, che vengono attorcigliati su sé stessi.
La particolarità di questi incensi
dall’aroma piuttosto leggero, secco e
floreale (tra gli ingredienti supponiamo la presenza del gelsomino) è che
riescono a rimanere freschi a lungo, poiché la polvere d’incenso, essendo
avvolta nella carta, è protetta dall’aria.
Sono anche estremamente pratici per il
trasporto, poiché non c’è la possibilità di romperli e per questo motivo sono
molto diffusi anche in Nepal e Tibet, dove, di contro, i diffusissimi incensi
tibetani privi di anima in bambù sono invece particolarmente fragili.
Venendo ai bruciatori dei più comuni
incensi con bacchetto, sono presenti sul mercato in un’infinità di forme e
materiali ma il migliore rimane sempre la piccola striscia di bambù,
leggermente rialzata da un lato, dove si trova il buco per inserire i bastoncini.
Sono sicuramente i migliori per le
ridotte dimensioni e il riuscire a raccogliere quasi tutta la cenere che cade
durante la combustione.
Molto apprezzabile è anche la
soluzione, derivata da questo modello, che prevede una lunga scatola di legno, con
un coperchio traforato, dentro alla quale viene posto l’incenso.
In questo modo si è sicuri che la
cenere non venga dispersa e che l’incenso bruci con regolarità poiché riparato
da eventuali correnti d’aria.
La dimensione di queste scatole non è
ridottissima ma spesso, sotto allo spazio dove viene posto l’incenso, si trova
un sottile cassetto, apribile lateralmente, dove è possibile conservare al
sicuro qualche bacchetto particolarmente delicato.
Infine, un piccolo e semplice
suggerimento personale sul consumo di incensi.
In occidente sono molto apprezzati per
le loro esotiche fragranze, ma allo stesso tempo non sono molto utilizzati a
causa del fumo che producono, considerato generalmente un fastidio, se non
proprio dannoso.
Utilizzarli con le finestre aperte,
specialmente quelli più pregiati, in realtà è quasi uno spreco perché non si
permette all’aroma di diffondersi propriamente ed invadere omogeneamente
l’atmosfera.
Risulta quindi un discreto compromesso
bruciare un incenso in una stanza chiusa ma vacante, dove soggiornare
successivamente, poco dopo lo spegnimento dell’incenso, aprendo brevemente una
finestra solo per far uscire il fumo accumulatosi.
In questo modo si dovrebbe apprezzare
pienamente l’aroma senza dover respirare fumo.
Lasciare incustodita una potenziale
fonte di fuoco può sembrare un’imprudenza ma possiamo affermare, per esperienza
diretta, che appiccare un incendio con un incenso richiede la mano esperta di
un piromane.
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