Tra gli snack che non fanno parte
della categoria chaat, troviamo i namkeen, le sementi
abbrustolite ed i patties.
Namkeen
Come il termine chaat viene applicato
agli snack serviti con chutney (condimento), il termine namkeen serve a
descrivere gli stuzzichini salati secchi.
Dall’etimo, la parola namkeen
significa salato (da namak, sale) ma il termine è stato poi esteso a
vari tipi di snack fritti o abbrustoliti.
Ad esempio, le comuni patatine fritte
confezionate, con tutte le loro numerose versioni, fanno parte della categoria
namkeen, come pure le semplici arachidi con la buccia che vengono servite calde
con un pacchettino di sale.
La maggior parte dei namkeen fritti
oggigiorno sono venduti in confezioni industriali, soprattutto nelle grandi
città, ma resistono ancora dei piccoli negozi che producono questi diffusi
stuzzichini e che spesso riforniscono venditori ambulanti che si premureranno
di servirli al dettaglio.
I banchetti di namkeen sono
ordinatamente stipati di grandi barattoli e sacchetti di plastica trasparente
dove vengono conservate le numerose varietà, seppur il tipico masala
(mistura di spezie) usato per i namkeen spesso rende i sapori molto simili.
Tra i più diffusi, vi sono vari mix
composti da numerosi ingredienti quali: riso soffiato, scaglie di riso battuto,
arachidi, lenticchie, ceci e piselli abbrustoliti, e bhujia.
Originari della città rajasthana di
Bikaner, i bhujia sono dei corti spaghettini di farina di ceci speziati e
fritti; la mistura di spezie può variare notevolmente, quindi di solito i
bhujia sono disponibili in almeno 3-4 versioni, più o meno speziate e piccanti.
Come i bhujia anche le sementi che
compongono i mix di namkeen vengono vendute singolarmente, insieme alle già
citate patatine fritte (se fresche decisamente più buone di quelle confezionate)
ed alcune loro versioni, ad esempio zigrinate, o le simili fettine di banana.
Altra caratteristica delle bancarelle
che propongono namkeen sono i croccanti dolci, molto popolari in India, a base
di gur.
Il gur è il nome indiano per l’inglese
jaggery che in italiano può essere tradotto con zucchero non raffinato, e si
presenta come una pasta semi-dura e marrone (scuro o chiaro in base alla minore
o maggiore raffinazione).
In particolare sono molto diffusi: il badam
ki patti, croccante di anacardi confezionato in mattonelle; i rabhri,
croccante di semi di sesamo, prodotto sia in pesanti mattonelle che in più
appetitosi pezzetti da un paio di morsi; e delle palline di riso soffiato chiamate
lai.
Tra le preparazioni dolci, molto
comune è anche il soam papdi, un dolce secco, prodotto da farina di ceci,
farina di grano, latte, burro chiarificato e cardamomo.
Il particolare sistema di
preparazione, con macchinari simili a quelli per produrre i tappeti, crea una
pasta giallognola friabile, molto leggera, la cui scaglie quasi si sciolgono in
bocca.
Viene confezionato in piccoli
parallelepipedi, impacchettato singolarmente ed essendo secco può essere
conservato per molti giorni.
Sementi abbrustolite
Oltre agli specialisti di namkeen, le
strade indiane ospitano anche un altro tipo di banchetto molto semplice ma
interessante, che propone sementi abbrustolite in pentole tipo wok, contenenti
sabbia e sale.
L’origine pare essere bengalese, la
cui cucina fa ampio uso di riso soffiato e ceci abbrustoliti.
Nonostante la diffusione, questi
banchetti non hanno un nome specifico, come pure non l’hanno le varie preparazioni,
che vengono chiamate semplicemente dhana, termine hindi per sementi; in
Bengala questi snack contenenti riso soffiato vengono chiamati jhal muri
(traducibile con riso soffiato pungente) o masala muri (riso soffiato
speziato).
Nei loro logori sacchettini, i
venditori propongono: riso, scaglie di riso battuto, ceci, anacardi, mais,
piselli, cornflakes e dei piccoli spaghettini gialli o rosa (gonfiandosi
ricordano, per la consistenza, le cinesi “nuvole di drago”).
Una volta a contatto con la sabbia e
il sale roventi, i vari ingredienti si abbrustoliscono in pochi secondi e
vengono serviti dentro a piccoli sacchetti di carta di giornale.
Talvolta possono essere conditi, mescolandoli
dentro a brocchette di plastica insieme ad una mistura di spezie e una
spruzzata di olio di senape, oppure vengono accompagnati da un pacchettino
contenente un semplice chutney di peperoncino, coriandolo, zenzero e sale.
Alcuni venditori, distinguibili
dall’assenza della padella per cuocere, vendono gli stessi ingredienti già
abbrustoliti e li condiscono con scaglie di cipolla, pomodoro e peperoncino,
una preparazione molto simile al bhel puri, uno snack tipico di Bombay
di cui abbiamo trattato nell’articolo riservato agli snack chaat.
Nonostante l’estrema semplicità,
queste sementi abbrustolite sono molto apprezzate per vari motivi: economico,
dato il bassissimo costo degli ingredienti; salutistico, soprattutto se
consumate lisce sono il cibo di strada più sicuro; e pratico, visto che a
prepararle ci vogliono un paio di minuti e si possono sgranocchiare camminando.
Di solito questi banchetti iniziano la
loro attività nel pomeriggio e terminano verso le 21, una volta esauriti gli
ingredienti; la loro diffusione e attività è notevole specialmente nei pressi
dei negozi che vendono alcolici, con i quali le sementi calde si sposano
perfettamente.
Sempre rimanendo nel campo delle
specialità abbrustolite, molto apprezzati sono i venditori di pannocchie, che
vengono cotte rigirandole su tizzoni di carbone rovente, sistema utilizzato
spesso anche per cuocere le papad.
Le papad (chiamate variamente anche pappadam,
papadum e simili) sono sottili cialde di farina di lenticchie, speziate,
soprattutto con pepe nero, e possono essere consumate sia friggendole nell’olio
bollente che abbrustolendole sopra una piccola fiamma (ottime anche sulle
graticole dei barbecue).
Ovviamente ne esistono numerose
versioni alternative, come le apprezzatissime aloo papad, alle patate,
che essendo più spesse si conservano fresche più a lungo e talvolta, nelle
strade delle città, si incontrano dei venditori che le conservano in grandi
ceste portate sulla testa.
Per le vie di Rishikesh è facile
incontrare anziani personaggi, accovacciati di fronte a piccoli bracieri, sopra
i quali sventolano le loro grandi papad.
Patties
Per finire la panoramica sugli snack
non-chaat, bisogna segnalare una specialità di quasi sicura origine
anglosassone: i patties, fagottini di pastasfoglia ripieni.
I più comuni sono quelli triangolari
contenenti patate speziate, ma sono abbastanza diffusi anche rettangolari ripieni
di paneer e, talvolta, anche di uova sode.
Caratteristica apprezzabile dei
patties è che, al contrario della maggior parte degli snack indiani più
diffusi, quali samosa, kachori e pakora, non sono fritti bensì cotti al forno.
Di solito vengono preparati da negozi
di dolci che li vendono direttamente al dettaglio ma anche grazie a solerti
venditori ambulanti o banchetti semi-fissi.
In particolare sembrano avere una particolare
affinità con i cinema e spesso si trovano bancarelle che vendono patties nei
loro paraggi.
Seppur siano di solito abbastanza
gustosi anche “lisci”, per tradizione vengono serviti con il ketch-up.
Economicamente bisogna segnalare che i
patties costano leggermente di più dei comuni chaat ma rimangono modici e
quindi sono apprezzatissimi.
Come nota geografica, probabilmente grazie
al maggior retaggio culturale anglosassone, a Calcutta i patties sono
particolarmente saporiti.
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