L’impareggiabile Birbal, favorito
dell’imperatore Akbar, ancora alle prese con i tranelli dei cortigiani suoi
avversari.
Mullah Do Pyaza era uno dei dottori
alla corte di Akbar.
Come molti cortigiani anche lui odiava
Birbal e cercava sempre qualche espediente per metterlo in cattiva luce.
Un giorno elaborò un piano, per il
quale corruppe una concubina dell’imperatore.
Mentre Akbar stava conducendo le
quotidiane faccende di corte, all’improvviso sentì urlare e dopo poco vide
arrivare due servi che portavano la concubina su una barella “È stata morsa da
un serpente Sua Maestà, sta morendo, cosa dobbiamo fare?”.
Sul suo braccio vi erano due punture
che sembravano quelle lasciate dai morsi di serpente, l’Imperatore vedendole fu
sopraffatto dal dolore e urlò disperato “Qualcuno può salvarla?”.
In suo soccorso venne Mullah Do Pyaza “Non
temete, Sua Maestà, ci sono qua io!”, prese il braccio della concubina e iniziò
a succhiare il veleno.
Quando finì disse ad Akbar “Penso che
ora sia fuori pericolo, mio protettore”.
“Grazie Mullah! – esclamò sollevato l’imperatore
– Sarai ampiamente ricompensato per il tuo servizio”.
Quindi si voltò verso Birbal e gli
disse “Grazie al cielo Mullah era qui, tu non sei stato di alcun aiuto!”.
Ma Birbal non era uno sciocco ed aveva
già capito cos’era successo, così pensò ad un modo per prendersi la propria
rivincita e dare una buona lezione a Mullah Do Pyaza.
Ponderò con pazienza un piano ed
aspettò il momento giusto per attuarlo e l’occasione si presentò, poco tempo
dopo, durante una battuta di caccia.
Dopo un lungo pomeriggio a cavallo,
Birbal fece cenno ad Akbar che aveva bisogno di svuotare la vescica, scese da
cavallo e appena in posizione per urinare urlò “Oh, sono morto, sono un uomo
morto!!!”.
Akbar allarmato urlò di contro “Cos’è
successo?”.
Stravolto dal dolore Birbal rispose “Sua
Maestà, mentre stavo urinando un serpente mi ha morso sul membro, ora sto
morendo!”.
Guardandosi attorno Akbar scorse
Mullah Do Pyaza e lo chiamò “Mullah, tu hai salvato la vita della mia concubina,
ora ti prego di fare lo stesso con Birbal!”.
Mullah cercò qualche scusa ma l’imperatore
era irremovibile e non ebbe alternative.
Scese da cavallo, camminò in direzione
di Birbal, si chinò e iniziò il lavoro.
Mentre Mullah baciava il pene di
Birbal, egli gli disse “Allora figliolo, ti stai divertendo con questa commedia
come con quella tenuta a corte?”.
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