I prodotti tipici
della pasticceria indiana sono a base di latte o suoi derivati, come il burro o
il ghee (burro chiarificato), quindi non sono adatti ad essere venduti
dalle bancarelle che trascorrono lunghe ore all’aperto, magari sotto al sole
cocente.
Come abbiamo visto negli
articoli precedenti sul cibo di strada indiano, le uniche preparazione dolci dei
banchetti sono quelle secche (i croccanti ed il soam papdi) oppure quelle preparate sul momento (come i jalebi).
Tra queste ultime
bisogna segnalare anche le diffuse longlata, che vengono solitamente
preparate nei piccoli negozi specializzati in samosa e pakora, ed
essendo consumate in piedi o nei paraggi dei negozi, possono essere considerate
cibo di strada; senza contare che anche alcuni friggitori ambulanti ben
organizzati sono spesso in grado di
produrre discrete longlata.
La loro relazione
con le samosa è dovuta al fatto che la pasta è la stessa (a base di farina
integrale atta) e come le cugine salate vengono fritte, nello stesso identico
olio.
Una volta stesi col
mattarello dei piccoli dischetti di pasta, vi si poggia sopra una cucchiata di koa,
un preparato per dolci a base di latte, vengono richiusi dandogli una forma a
busta arrotolata e quindi immersi nell’olio bollente.
Dopo circa una
decina di minuti, assunta una piacevole doratura, le longlata vengono scolate
ed immerse in zucchero liquido tiepido.
Calde sono molto
gustose e non troppo pesanti, mentre una volta fredde sono ancora accettabili
prima della definitiva solidificazione dello zucchero liquido, dopodiché
risultano secche, dure, pesanti e quindi poco digeribili.
Escluse queste
poche preparazioni, il vero Re dei prodotti dolciari da bancarelle è
sicuramente il gelato: dato il clima tendenzialmente torrido, in India i gelati
sono infatti apprezzatissimi.
I carretti, i cui
uomini urlano “Ice Cream”, sono molto numerosi e piuttosto vari: da quelli
spinti a mano, in cui gli economicissimi gelati vengono conservati in uno spazio
stipato di ghiaccio, ad altri a pedali, forniti dalle migliori marche, provvisti
di rudimentali ma discreti frighi, nonché radiolina.
La qualità dei
gelati indiani dipende chiaramente dai produttori, ma in genere è piuttosto
scadente e sono poco saporiti.
Questo è dovuto al
fatto che i gelati indiani per motivi climatici (il caldo), tecnici (inadeguate
capacità di conservazione) e religiosi (la tipica dieta indiana
latto-vegetariana) sono privi di uova, il cui tuorlo aiuta le creme ad essere
decisamente più gustose e consistenti.
Questo però viene
bilanciato dal fatto che l’assenza di uova rende i gelati, se non proprio
sicuri, almeno privi di rischi gravi dovuti ai continui sbalzi di temperatura.
I più comuni sono
dei semplici ricoperti, ma anche le vaschette, grazie alla praticità, sono
molto diffuse.
Tra i gusti bisogna
notare l’originale kesar pista, a base di pistacchio (pista) ed
aromatizzato con zafferano (kesar).
Questa preparazione
deriva da un aroma caratteristico da un tipico dolce del subcontinente,
considerato il gelato indiano: il kulfi.
Prodotto come i cugini
gelati a base di latte, il kulfi si distingue per non essere mescolato durante
il congelamento risultando quindi più denso; caratteristica che gli permette di
sciogliersi più lentamente, molto utile nel torrido clima indiano.
Essendo prodotto
con tecniche ed ingredienti locali, il kulfi è più economico dei gelati e di
solito anche più saporito.
Di solito viene
servito attorno ad un bastoncino di legno, ma le forme possono essere molto
diverse: da sottili spunzoni, a larghi cilindretti ed altre ancora.
I ghiaccioli,
venduti dagli stessi carretti dei gelati, sono quasi sempre solo all’arancio, ma
se si vuole provare qualche altro sapore, si può ricorrere a dei ghiaccioli
artigianali più economici ed apprezzatissimi dai bambini.
Gli specialisti
delle barf goli (palle di ghiaccio) posseggono una rudimentale grattugia
di ferro, con la quale sminuzzano dei grossi pezzi di ghiaccio, ricompattano le
scaglie a forma di pallina intorno ad un bastoncino di legno e sopra vi versano
degli sciroppi.
Purtroppo, avendo ancora
una vago istinto di sopravvivenza, personalmente non abbiamo mai provato queste
colorate ed attraenti preparazioni, a causa del fatto che il ghiaccio di dubbia
provenienza può essere decisamente pericoloso.
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