Tra la fauna indiana semi-addomesticata, o semi-selvatica,
le scimmie, della specie macaca mulatta,
macaco reso, sono molto comuni nelle città indiane, anche perché difficili da
estirpare con sistemi non violenti.
Nelle città sante indù, grazie alla loro relazione con il
dio Hanuman, di fatto una scimmia, esse sono addirittura oggetto di devozione e
ricevono continue offerte di cibo: facile quindi immaginare quanto siano
prolifiche in quei luoghi.
Le popolazioni cittadine in genere non godono di ottima
salute, spesso afflitte da malattie al pelo, già di per sé poco sano e tendente
al grigio piuttosto che al sano marrone, mentre quelle che vivono nelle
foreste, soprattutto in montagna, hanno una pelliccia folta e colori vivi.
In molte zone, notoriamente a Rishikesh e Pushkar, due
famosi centri turistici internazionali, sono presenti anche le scimmie entello della
specie delle pianure settentrionali (semnopithecus
entellus), chiamate in India langur,
decisamente più grandi e più eleganti dei macachi, con il pelo bianco-grigio,
il muso nero, il corpo snello e la lunga coda prensile.
In genere sono considerate anche meno aggressive dei
macachi, i quali talvolta, specialmente quando sono in grandi gruppi affamati,
possono attaccare gli uomini ed essere molto pericolosi.
Nelle ampie zone residenziali a sud di Delhi, spesso hanno
attaccato e perfino causato la morte di infanti e donne anziane, e creato
numerosi incidenti anche gravi.
Ironicamente addirittura un ex-sindaco della città alcuni
anni fa morì precipitando dal terrazzo di casa durante un attacco di aggressivi
macachi.
Di contro gli entelli si avvicinano spesso con educazione
per ricevere direttamente dalle mani dei devoti gradite offerte di cibo.
Tipici dello stato semi-desertico del Rajasthan ma
individuabili lungo le strade nazionali e nelle piccole città anche altrove,
sono i dromedari (camelus dromedarius),
di solito usati come animali da tiro.
Ben più fortunati sono chiaramente i numerosissimi
dromedari adibiti al trasporto di turisti nelle più importanti città
rajasthane.
Nelle lontane regioni settentrionali del Ladakh, in
particolare nel deserto d’alta quota della Nubra Valley, è possibile incontrare
anche i cammelli veri e propri (camelus bactrianus)
L’elefante (elephas maximus indicus) gode di
notevole stima all’interno del pantheon indù, ad esempio sua è la testa che
adorna il corpo del dio Ganesha, figlio di Shiva e Parvati, e seppur le
dimensioni non lo rendano propriamente un animale con cui convivere in una
città, la sua presenza è meno insolita di quanto possa sembrare.
Nei luoghi sacri, soprattutto nel sud dell’India, capita non
di rado di assistere a processioni dove santi o altre personalità religiose
vengono portati a dorso di elefante.
Storicamente tutti i regnanti indiani hanno sempre attribuito
molta importanza al possedere il più alto numero possibile di pachidermi, come
valido aiuto in guerra e durante la caccia, ma anche come simbolo di
prosperità, potere e prestigio.
Gli usi militari e venatori oggigiorno, fortunatamente, si
sono evoluti nel più pacifico trasporto di turisti, soprattutto all’interno dei
grandi parchi nazionali, dove l’elefante viene considerato il mezzo migliore
per i rari e difficili avvistamenti delle tigri.
Riguardo l’uso simbolico dei regnanti, questo retaggio
viene conservato ancora oggi nella capitale Delhi, nella periferia della quale
risiedono un migliaio di elefanti addomesticati che vengono utilizzati
prevalentemente per le colossali parate che si tengono il 26 Gennaio, Festa
della Repubblica, e il 15 Agosto, Festa dell’Indipendenza.
Fino a pochi anni fa (ultimo avvistamento nel 2010), non
era raro vedere un elefante riportare in albergo qualche turista nella
trafficatissima zona di Paharganj, in pieno centro di Delhi.
In passato avevamo anche letto sul giornale di sforzi
legislativi per rendere sostenibile il mantenimento di mille elefanti in una
città da venti milioni di abitanti.
In particolare il loro movimento per spostarsi dalle stalle
verso le zone verdeggianti sul lungofiume, per sgranchirsi le zampe e nutrirsi,
è stato ristretto alle ore notturne, per evitare evidenti disagi al traffico.
Questo però, agli inizi, si rivelò molto pericoloso per gli
incidenti, a causa della lentezza degli elefanti e la notoriamente scarsa
illuminazione delle strade indiane, per cui furono creati dei grandi
catarifrangenti con i quali “vestire” l’elefante per renderlo visibile al buio.
Il breve ma interessante articolo era accompagnato da una
fotografia dell’enorme posteriore di un elefante, al quale era stato imbragato
un grande catarifrangente rotondo sopra alla coda ed alcuni più piccoli attorno
alle zampe, a mo’ di cavigliere.
Passando agli animali completamente selvatici, dromedari ed
elefanti cittadini sono infatti addomesticati, uno dei più facili da
individuare, senza recarsi all’interno delle riserve naturali, è il nilgai
o antilope azzurra (boselaphus
tragocamelus), un grande bovino dal muso piccolo e stretto, il cui maschio
ha il pelo grigio, piccole corna dritte e un ciuffo di pelo scuro sulla gola.
La femmina di nilgai si presenta invece di un uniforme
marrone, priva di corna e ciuffo di pelo sulla gola; entrambi hanno delle
caratteristiche bande bianche e nere in fondo alle zampe.
È possibile avvistarli spesso in campagna, da soli o in
piccoli gruppi di 3-4 esemplari, soprattutto alla mattina presto da bordo dei
treni o degli autobus, talvolta mentre fuggono disturbati dal rumore ma spesso
mentre brucano imperturbabili in mezzo ai campi.
Anche nella campagna desertica appena fuori la già citata
Pushkar è spesso possibile incontrare questi grandi e bellissimi animali.
Il resto della variegata fauna indiana di solito popola
aree e zone protette, come Parchi e Riserve Naturali, i quali, per fortuna,
sono piuttosto numerosi.
Nonostante questo, a causa della crescente densità della
popolazione, non sono pochi i contatti tra l’uomo e gli animali selvatici.
Durante la stagione secca, quasi settimanalmente sui
giornali vengono riportati attacchi di leopardi alla ricerca di cibo, di solito
nei villaggi ma talvolta anche in città di medio-grandi dimensioni, creando
chiaramente numerosi problemi.
Tra l’altro, in molti casi, per ovvi motivi di ordine
pubblico e non mettere a repentaglio la vita degli uomini, queste escursioni
terminano purtroppo con l’uccisione dell’animale.
Tra i vari casi, nella zona inn a nord di Bollywood, fuori
dalla città di Mumbai, si verificano spesso attacchi a persone, in particolare
benestanti e imprudenti jogger mattutini.
Anche gli attacchi di tigri, pur meno frequenti, non sono
rarissimi, di solito ai danni di contadini e pastori che vivono nei pressi
delle aree protette, ma non sono pochi i casi che avvengono all’interno dei
Parchi, quando gli abitanti locali vi si recano per motivi legati alle loro
attività contadine.
Gli avvistamenti di tigri lontano dai Parchi Nazionali sono
decisamente inusuali ma non impossibili, e nonostante gli sforzi che vengono
fatti per monitorarne i movimenti, data l’elusività dell’animale, spesso le
ricerche durano settimane, se non mesi.
Perfino i leoni, la cui unica popolazione selvatica rimasta
della specie asiatica (panthera leo
persica) è presente ancora oggi nelle foreste del Gujarat, nonostante il
loro numero limitato, fino a non molto tempo fa si sono resi protagonisti di
esotici episodi di cronaca.
Nel 1995, una leonessa con due cuccioli attraversò il ponte
che collega la piccola isola di Diu, centro turistico balneare, con la
terraferma e vi si stabilì, più o meno indisturbata, per circa una settimana,
trovando abbondante cibo tra la popolazione locale di bovini ma terrorizzando
la popolazione locale di esseri umani.
Solo l’intervento massiccio di esperti veterinai,
supportati dall’esercito, permise la cattura e il successivo rilascio nella
foresta dell’amorevole ma pericolosa famigliola.
Più recentemente pare che un leone selvatico sia stato
attirato dall’odore di una femmina in calore presente dentro allo zoo di
Junagadh, una città di circa 150 mila abitanti, situata nei pressi del Parco
Nazionale di Sasar Gir dove vivono i leoni.
Sembra che il primo ad accorgersene fu il guardiano, il
quale, andando ad aprire, trovò un leone fuori dalle gabbie e solo dopo la
laboriosa cattura i responsabili dello zoo si accorsero che non faceva parte
delle attrazioni dello zoo ma proveniva dalla foresta.
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