Data la nota religiosità dei suoi
abitanti, in India la musica sacra è molto diffusa e sviluppata, con un
successo pari, se non addirittura maggiore, a quello della popolarissima musica
dei film di Bollywood.
Questo post vuole essere una breve
introduzione ai diffusissimi bhajan, canti
devozionali tipici induisti, ma dobbiamo ricordare che l’orecchio umano, seppur
sensibile, non riconosce confini religiosi, per cui tutta la musica sacra di
buona qualità è ampiamente apprezzata a prescindere dalla religione di
appartenenza.
Ad esempio, molto successo in tutto il
subcontinente lo ottengono anche i canti devozionali tipici mussulmani, in
particolare i qawwali, come anche i kirtan, tipici della religione sikh.
La musica sacra indù può essere divisa
in numerosi generi, alcuni molto antichi, altri più recenti, che riscuotono
notevole successo grazie ai sempre più semplici e diffusi sistemi di
riproduzione, come cd e vari formati multimediali, invece che dipendere solo da
interpretazioni dal vivo come avveniva fino ad un recente passato.
Il genere più diffuso al giorno d’oggi
è sicuramente quello dei bhajan, originariamente
semplici canti devozionali, che però ultimamente si stanno evolvendo in sempre
più variegate forme e il termine ormai si è esteso a comprende quasi tutta la
musica sacra induista moderna.
I bhajan appartenenti alla tradizione classica
si basano sui ritmi degli inni vedici ed i testi sono di solito ispirati alla
tradizione letteraria dei poeti medioevali appartenenti alla corrente della bhakti, devozione.
La poetessa Mirabai e il santo-poeta
Kabir (http://informazioniindiaenepal.blogspot.com/2016/02/il-santo-kabir_22.html), entrambi
vissuti nel XV secolo, sono considerati tra i primi e più grandi esponenti dei
bhajan e le loro composizioni sono ancora oggi riprese e sviluppate per la
moderna musica devozionale.
Nello stesso periodo visse anche il
poeta Surdas, noto per le sue toccanti poesie con soggetto il dio Krishna, che
ispirano continuamente i moderni compositori dei popolari bhajan dedicati
appunto a Krishna.
Altre notevoli fonti di testi per i
canti devozionali indù sono i poemi antichi, che talvolta vengono musicati
interamente e interpretati da esperti cantanti.
In particolare la prima versione in
hindi del Ramayana, composta dal santo-poeta Goswami Tulsidas, sempre appartenente
alla corrente letteraria medioevale bhakti, è stata più volte riadattata a ottime
interpretazioni musicali.
Molto diffusi sono anche i bhajan
basati sulla ripetizione dei nomi, o dei mantra (preghiere), delle più
importanti divinità indù, nei quali spesso sono inseriti ulteriori versi dove
vengono elogiate le caratteristiche della divinità a cui sono dedicati.
Solitamente vengono cantati da una
voce solista che intona una riga del testo che viene ripetuta dagli ascoltatori
presenti; questa forma è propriamente chiamata kirtan (già citata come tipica della religione sikh) che oggigiorno,
in un contesto indù, viene assimilata alla vasta categoria dei bhajan.
La nota canzone “Hare Krishna Hare
Rama” ne è un classico esempio, che viene continuamente sviluppato con nuovi
temi musicali, perfino con i toni “discotecari” della musica di Bollywood, e
sebbene la ripetitività sia una caratteristica intrinseca dei kirtan che può
sembrare noiosa, le centinaia di differenti interpretazioni rendono questo pezzo
classico un vero “evergreen”.
Recentemente, una parte della produzione
di musica devozionale indù sta iniziando ad essere sempre più legata a quella
pop, sia di Bollywood che di altri popolari cinema regionali, utilizzando le
musiche dei più grandi successi, leggermente riadattate, e sostituendo i testi
con liriche devozionali che descrivono non solo divinità ma anche importanti pellegrinaggi
e luoghi di culto.
Il più comune sistema di diffusione di
musica sacra sono infatti i numerosissimi, e spesso rumorosissimi, banchetti di
cd che nei pressi dei templi più importanti si alternano con quelli dove
vengono vendute offerte per le cerimonie.
Nella maggior parte dei casi essi sono
muniti di piccole televisioni e lettori di audio-cd (un formato multimediale economico
tipico indiano) che propongono, a tutto volume, i video musicali composti per
elogiare un particolare dio, tempio o pellegrinaggio; oltre chiaramente a
possedere ampie collezioni di altra musica sacra induista
Gran parte del merito di questo
sistema di diffusione estremamente popolare, può essere attribuito a Gulshan
Kumar (1956-1997), un notissimo produttore che partendo da un piccolo negozio di musicassette di Delhi, acquistato
negli anni ’70 dalla famiglia, fondò una compagnia di produzione che con la
serie chiamata “T-Series” (T da Trishul, il tridente di Shiva) è sicuramente la
numero 1 per quanto riguarda la musica sacra, senza contare i molti successi
bollywoodiani.
Gulshan Kumar, grande devoto e lui
stesso interprete appassionato di molti brani, approfittò di una lacuna legale sui
diritti della tradizionale musica sacra indiana ed iniziò a riarrangiare i
brani più noti, registrandone i diritti a suo nome.
Sebbene possa sembrare un espediente ai
limiti del truffaldino, egli fu, come accennato, il responsabile del boom della
diffusione delle musica sacra, e forse anche della musica in generale, poiché
la sua compagnia fu una delle prime a rivolgersi alle masse, servendosi di
cassette e registrazioni di bassissima qualità ma a prezzi estremamente
popolari.
Purtroppo la favola dell’intraprendente
e pio Gulshan Kumar ebbe una fine tragica, freddato da un sicario uscendo da un
tempio di Shiva nei sobborghi di Mumbai.
Il seguente processo individuò e
condannò l’esecutore materiale, ma non si sa con certezza chi sia stato il
mandante: probabilmente il noto compositore di musica per film Nadeem,
concorrente di Gulshan Kumar, o una delle branche della potente mafia di
Mumbai, alla quale il prode produttore pare non essersi inchinato.
Al giorno d’oggi è il figlio a
dirigere la casa di produzione, che continua a diversificare i generi prodotti ottenendo
sempre maggior successo, tanto che la T-Series attualmente controlla più del
60% del mercato musicale indiano.
Il retaggio di Gulshan Kumar è
comunque ancora forte non solo grazie alle sue attività comerciali e ai brani da
lui composti, ma anche a numerosi artisti che sono stati scoperti e lanciati da
lui molto giovani, tra cui spiccano Sonu Nigam e Anuradha Paudwal.
Per ascoltare altri esempi e vedere
alcuni video caratteristici, consigliamo di digitare su youtube i nomi dei tre artisti citati: Gulshan Kumar, Sonu Nigam
e Anuradha Paudwal.
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