lunedì 8 febbraio 2016

Musica sacra: bhajan

Data la nota religiosità dei suoi abitanti, in India la musica sacra è molto diffusa e sviluppata, con un successo pari, se non addirittura maggiore, a quello della popolarissima musica dei film di Bollywood.
Questo post vuole essere una breve introduzione ai diffusissimi bhajan, canti devozionali tipici induisti, ma dobbiamo ricordare che l’orecchio umano, seppur sensibile, non riconosce confini religiosi, per cui tutta la musica sacra di buona qualità è ampiamente apprezzata a prescindere dalla religione di appartenenza.
Ad esempio, molto successo in tutto il subcontinente lo ottengono anche i canti devozionali tipici mussulmani, in particolare i qawwali, come anche i kirtan, tipici della religione sikh.
La musica sacra indù può essere divisa in numerosi generi, alcuni molto antichi, altri più recenti, che riscuotono notevole successo grazie ai sempre più semplici e diffusi sistemi di riproduzione, come cd e vari formati multimediali, invece che dipendere solo da interpretazioni dal vivo come avveniva fino ad un recente passato.
Il genere più diffuso al giorno d’oggi è sicuramente quello dei bhajan, originariamente semplici canti devozionali, che però ultimamente si stanno evolvendo in sempre più variegate forme e il termine ormai si è esteso a comprende quasi tutta la musica sacra induista moderna.
I bhajan appartenenti alla tradizione classica si basano sui ritmi degli inni vedici ed i testi sono di solito ispirati alla tradizione letteraria dei poeti medioevali appartenenti alla corrente della bhakti, devozione.
La poetessa Mirabai e il santo-poeta Kabir (http://informazioniindiaenepal.blogspot.com/2016/02/il-santo-kabir_22.html), entrambi vissuti nel XV secolo, sono considerati tra i primi e più grandi esponenti dei bhajan e le loro composizioni sono ancora oggi riprese e sviluppate per la moderna musica devozionale.
Nello stesso periodo visse anche il poeta Surdas, noto per le sue toccanti poesie con soggetto il dio Krishna, che ispirano continuamente i moderni compositori dei popolari bhajan dedicati appunto a Krishna.
Altre notevoli fonti di testi per i canti devozionali indù sono i poemi antichi, che talvolta vengono musicati interamente e interpretati da esperti cantanti.
In particolare la prima versione in hindi del Ramayana, composta dal santo-poeta Goswami Tulsidas, sempre appartenente alla corrente letteraria medioevale bhakti, è stata più volte riadattata a ottime interpretazioni musicali.
Molto diffusi sono anche i bhajan basati sulla ripetizione dei nomi, o dei mantra (preghiere), delle più importanti divinità indù, nei quali spesso sono inseriti ulteriori versi dove vengono elogiate le caratteristiche della divinità a cui sono dedicati.
Solitamente vengono cantati da una voce solista che intona una riga del testo che viene ripetuta dagli ascoltatori presenti; questa forma è propriamente chiamata kirtan (già citata come tipica della religione sikh) che oggigiorno, in un contesto indù, viene assimilata alla vasta categoria dei bhajan.
La nota canzone “Hare Krishna Hare Rama” ne è un classico esempio, che viene continuamente sviluppato con nuovi temi musicali, perfino con i toni “discotecari” della musica di Bollywood, e sebbene la ripetitività sia una caratteristica intrinseca dei kirtan che può sembrare noiosa, le centinaia di differenti interpretazioni rendono questo pezzo classico un vero “evergreen”.
Recentemente, una parte della produzione di musica devozionale indù sta iniziando ad essere sempre più legata a quella pop, sia di Bollywood che di altri popolari cinema regionali, utilizzando le musiche dei più grandi successi, leggermente riadattate, e sostituendo i testi con liriche devozionali che descrivono non solo divinità ma anche importanti pellegrinaggi e luoghi di culto.
Il più comune sistema di diffusione di musica sacra sono infatti i numerosissimi, e spesso rumorosissimi, banchetti di cd che nei pressi dei templi più importanti si alternano con quelli dove vengono vendute offerte per le cerimonie.
Nella maggior parte dei casi essi sono muniti di piccole televisioni e lettori di audio-cd (un formato multimediale economico tipico indiano) che propongono, a tutto volume, i video musicali composti per elogiare un particolare dio, tempio o pellegrinaggio; oltre chiaramente a possedere ampie collezioni di altra musica sacra induista
Gran parte del merito di questo sistema di diffusione estremamente popolare, può essere attribuito a Gulshan Kumar (1956-1997), un notissimo produttore che partendo da un  piccolo negozio di musicassette di Delhi, acquistato negli anni ’70 dalla famiglia, fondò una compagnia di produzione che con la serie chiamata “T-Series” (T da Trishul, il tridente di Shiva) è sicuramente la numero 1 per quanto riguarda la musica sacra, senza contare i molti successi bollywoodiani.
Gulshan Kumar, grande devoto e lui stesso interprete appassionato di molti brani, approfittò di una lacuna legale sui diritti della tradizionale musica sacra indiana ed iniziò a riarrangiare i brani più noti, registrandone i diritti a suo nome.
Sebbene possa sembrare un espediente ai limiti del truffaldino, egli fu, come accennato, il responsabile del boom della diffusione delle musica sacra, e forse anche della musica in generale, poiché la sua compagnia fu una delle prime a rivolgersi alle masse, servendosi di cassette e registrazioni di bassissima qualità ma a prezzi estremamente popolari.
Purtroppo la favola dell’intraprendente e pio Gulshan Kumar ebbe una fine tragica, freddato da un sicario uscendo da un tempio di Shiva nei sobborghi di Mumbai.
Il seguente processo individuò e condannò l’esecutore materiale, ma non si sa con certezza chi sia stato il mandante: probabilmente il noto compositore di musica per film Nadeem, concorrente di Gulshan Kumar, o una delle branche della potente mafia di Mumbai, alla quale il prode produttore pare non essersi inchinato.
Al giorno d’oggi è il figlio a dirigere la casa di produzione, che continua a diversificare i generi prodotti ottenendo sempre maggior successo, tanto che la T-Series attualmente controlla più del 60% del mercato musicale indiano.
Il retaggio di Gulshan Kumar è comunque ancora forte non solo grazie alle sue attività comerciali e ai brani da lui composti, ma anche a numerosi artisti che sono stati scoperti e lanciati da lui molto giovani, tra cui spiccano Sonu Nigam e Anuradha Paudwal.

Per ascoltare altri esempi e vedere alcuni video caratteristici, consigliamo di digitare su  youtube i nomi dei  tre artisti citati: Gulshan Kumar, Sonu Nigam e Anuradha Paudwal.

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