In India il cosiddetto cibo di strada
è estremamente diffuso e dalle prime luci dell’alba fino a qualche ora dopo il
tramonto, bancarelle che friggono, stufano e abbrustoliscono sono appostate letteralmente
ovunque.
Come in gran parte dei paesi in via di
sviluppo, anche in India questa tradizione è dovuta principalmente al fatto che
sono ancora moltissime le persone che non hanno la possibilità di cucinare in
casa.
Secondo un articolo apparso sul The
Times of India il 4 Aprile 2012, riguardo i dati del censimento indiano 2011, nelle
città del grande stato del nord dell’Uttar Pradesh solo il 68% della
popolazione ha a disposizione una cucina, o comunque una stanza adibita a tale
scopo, mentre nelle vaste zone rurali questa percentuale scende al misero 32%.
La soluzione di nutrirsi tramite gli
economici banchetti è dettata quindi principalmente dalla necessità ma questo
ha favorito una cultura del mangiare per strada che ormai si è diffusa anche per
il puro piacere di gustare varie specialità tipiche, oltretutto a prezzi modici.
In realtà c’è un prezzo da pagare, e
sono i danni, più o meno gravi, che si possono arrecare al proprio organismo
con un eccessivo e poco attento consumo di tali alimenti.
Le condizioni igieniche infatti sono
spesso agghiaccianti ed anche nei casi in cui i venditori ed i clienti fanno
attenzione alla questione, vi sono delle problematiche pratiche irrisolvibili: semplice
esempio, i venditori devono toccare, con le loro esperte e rapide mani, una
quantità tale di oggetti che è impossibile pretendere siano pulite.
A questo va aggiunto un altro grande
fattore di rischio, l’acqua utilizzata, cioè quella potabile governativa ma
priva di altre eventuali, spesso necessarie, purificazioni.
Ovviamente, stando un po’ attenti, è
possibile minimizzare i rischi cercando di farsi un’idea, seppur
approssimativa, in base al tipo di cibo proposto, al venditore, alla clientela
ed alla locazione.
Alcuni cibi, sia a causa degli
ingredienti che della preparazione, sono decisamente più rischiosi di altri,
sebbene i danni al fisico umano in genere si compensino: i piccanti snack
fritti difficilmente sono portatori di agenti patogeni ma probabilmente non
saranno molto apprezzati da stomaco, fegato e intestino.
I piatti meno cucinati o freddi, più
tollerabili di primo acchito dal fisico umano, corrono invece il rischio di
essere stati a contatto con acqua o agenti esterni e recare altri tipi di
problemi.
Alcune bancarelle ben organizzate
propongono utensili di alluminio, invece dei più comuni piatti di carta e
plastica, ma questo potrebbe rivelarsi controproducente se l’acqua con cui
vengono “lavati”, in realtà poco più che sciacquati, è di dubbia provenienza.
Un venditore pulito ed esperto presumibilmente
pone una maggior attenzione all’aspetto igienico, rispetto ad un confusionario
ragazzo alle prime armi, ma questo non è sempre facile da appurare: si sceglie
un venditore esperto che però deve assentarsi per qualche minuto e si viene
serviti dal giovane figlio...
Riguardo alla clientela, in India non
vale sempre il vecchio adagio dei viaggiatori che consiglia di consumare cibo
nei luoghi più frequentati dalla gente del posto poiché, dato il
sovraffollamento indiano, questo dipende soprattutto dalla posizione e dal
momento della giornata.
Ad esempio, di fronte alle stazioni
ferroviarie, le bancarelle di cibarie sono tutte molto frequentate, a qualunque
ora, ma per il semplice fatto di avere a disposizione numerosi passanti, spesso
affamati, piuttosto che per una reale buona qualità di quello che cucinano.
Anzi, in particolare proprio quelle situate
nei pressi delle stazioni sono da considerare le più pericolose.
Al contrario, il carretto che passa
tutte le sere, alla stessa ora, nel quartiere perbene, attirando bambini e
indulgenti genitori danarosi, in genere garantisce un minimo di affidabilità in
più.
I rischi maggiori che si corrono sono
comunque delle più o meno precipitose e frequenti corse al gabinetto, seppur
dall’acqua sia possibile contrarre alcune amebe e il virus della giardiasi, che
iniziano ad essere infezioni intestinali non gravi ma molto fastidiose, per
debellare le quali è necessario l’uso di specifici antibiotici.
I quali, anche a causa della
diffusione del rischioso cibo di strada, sono utilizzati con disinvolutra e facilmente
reperibili in tutti i numerosi negozi di medicine: per descrivere la
sintomatologia e chiarire i motivi del malessere basta ricordare cosa si è
mangiato e dove...
Il tinidazolo è un efficace antimicrobico
che combatte vari tipi di infezioni intestinali protozoiche, quali l’ameba entamoeba histolytica, e la giardia lambia, responsabile della
giardiasi
Come tutti i medicinali indiani, il
tinidazolo reperibile nel subcontinente è molto forte e durante i 3-4 giorni di
assunzione produce alcuni effetti collaterali simili a quelli della patologia
che devono debellare, in particolare la nausea e il senso di appesantimento
allo stomaco e all’intestino. Dopodiché però, entrambi saranno puliti come
quelli di un infante.
Date le immense dimensioni del paese,
una panoramica completa del cibo che viene cucinato per strada in India è
semplicemente impossibile.
La nostra esperienza diretta si basa
prevalentemente sull’area della pianura gangetica, da Delhi fino a Calcutta, a
cui aggiungiamo le montagne a nord della capitale, in Himachal Pradesh e
Uttarkhand, il Rajasthan a sud di Delhi e l’Orissa a sud di Calcutta.
La divisione adottata per descrivere
l’argomento non è però geografica, bensì in base alla tipologia delle
specialità culinarie: colazioni, snack, pietanze, dolci, frutta e bevande.
Prima di entrare nei dettagli della
questione, vogliamo notare che abbiamo considerato come cibo di strada quello
che viene proposto da carretti e bancarelle di vario genere, partendo da
semplici tavolacci muniti di ruote, fino a moderni banchetti con tanto di
lucine colorate e radio.
Anche i termini carretto, bancarella e
banchetto, come appena mostrato, li abbiamo utilizzati quasi come sinonimi.
La prerogativa principale è quella di
non essere permanenti e quindi di possedere ruote, seppur la maggior parte tenda
a stazionare sempre nello stesso identico punto.
Alcuni dividono la giornata in due o
tre zone strategiche, mentre sono meno numerosi quelli completamente erranti.
Come eccezione abbiamo compreso quei venditori
di cibo situati in microscopici negozi che in realtà cucinano all’aperto e servono
le proprie specialità semplicemente in mano ai clienti, rientrando quindi di
diritto nella categoria del cibo di strada.
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