Le lingue europee evolutesi dal latino
e quelle indiane sviluppatesi dal sanscrito fanno parte dell’ampia famiglia
delle lingue indoeuropee, il cui antenato comune è il protoindoeuropeo.
Data l’antichissima separazione, sono
poche le similitudini tra le lingue moderne europee e quelle indiane, che hanno
sviluppato scrittura, sistemi fonetici, terminologia, sintassi e grammatica
differenti.
Una caratteristica tipica dell’hindi è
l’estesissima e precisissima terminologia che riguarda le relazioni familiari.
Com’è noto, nella società moderna indù
il concetto ed i valori della famiglia sono ancora molto radicati e le famiglie
numerose, e queste sono appunto le cause della specificità dei termini delle
relazioni familiari.
Ad esempio, i nonni e gli zii posseggono
forme precise per distinguere quelli paterni da quelli materni: i nonni da
parte di padre si chiamano dada e dadi (maschile e femminile)
mentre quelli materni nana e nani (da notare anche una possibile
etimologia comune con l’italiano).
Gli zii maschi da parte di padre
posseggono un termine specifico per distinguere i fratelli del padre tra quelli
maggiori e quelli minori, variazione che poi ricade anche sulla terminologia
delle loro rispettive consorti.
Il fatto che questa diffenziazione sia
presente solo per i maschi da parte di padre mostra chiaramente come,
all’interno dei nuclei famigliari, i componenti maschili godano di una maggior
importanza rispetto a quelli femminili.
Molto precisa è anche la terminologia
che riguarda i nipoti, sia di nonni che di zii, che sono distinti non solo per
sesso ma se provengono, nel caso dei nonni, da figli o figlie, e nel caso degli
zii, da fratelli o sorelle. Tutte queste differenziazioni si riflettono per i
nomi di cognati e generi.
Nella lingua nepalese – piuttosto simile
all’hindi dalla quale si distingue essenzialmente per aver subito una minor
influenza mussulmana e quindi per il maggior legame con il sanscrito – è di
nuovo presente questa specifica terminologia.
Anche nella società nepalese infatti la
famiglia ha un ruolo molto importante e sono molto numerose, ma bisogna
segnalare che, nonostante le differenziazioni nella terminologia, rispetto alla
società indiana quella nepalese non dà una particolare predominanza ai maschi
delle famiglie.
In particolare in India la famiglia è
strettamente patrilocale e il ramo della moglie viene visto come “inferiore”
mentre in Nepal, di solito, non vi sono differenze di questo tipo, anche grazie
alla meno radicata tradizione della dote ai mariti.
Una peculiare caratteristica del
nepali per quanto riguarda i termini delle relazioni familiari è il possedere
dei nomi specifici anche per i figli, in base alla cronologia della loro
nascita.
Anticamente pare che questi termini
arrivassero addirittura a 12 sebbene oggigiorno, in cui le famiglie sono sì
numerose ma non fino a questo punto, sono “ridotti” a 6.
Una peculiarità del sistema è data dal
fatto che siccome l’ultimogenito può cambiare con nuove nascite, il termine che
descrvie l’ultimo nato è “a scalare”; quindi, il kancho (ultimogenito)
di una famiglia con tre figli è il terzo, ma nel caso nascesse un altro figlio,
il terzo assumerebbe il nome specifico per il terzo (sahinlo) e il quarto
diventerebbe il nuovo kancho.
Il sistema prevede anche un set di
nomi per le figlie, che cambiano solo l’ultima vocale dalla “o”, desinenza
maschile, alla “i”, desinenza femminile, e non sono integrabili con quelli
maschili per indicare tutta la progenie ma vanno distinti creando due liste separate
per maschi e femmine.
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