Il termine sanscrito avatar,
dal verbo avat discendere, serve ad indicare la discesa sulla terra di
una divinità, una incarnazione divina.
Incarnazione quindi, e non
reincarnazione, poiché quest’ultima si riferisce agli esseri umani, costretti, secondo
l’induismo, a incarnarsi continuamente quindi re-incarnarsi, mentre le divinità
scelgono di farlo, ogni tanto, per vari motivi.
Tra le divinità induiste, la più nota
per le sue incarnazioni è Vishnu, del quale esistono varie liste di avatar, tra
cui la più importante ne comprende ben dieci: Matsya (il Pesce), Kurma (la
Tartaruga), Varaha (il Cinghiale), Narasingha (creatura metà Leone, metà Uomo),
Vamana (il Nano), Parashurama (Rama con l’ascia), Rama (Rama con l’arco),
Krishna, Balarama o Buddha, Kalki (il Guerriero a Cavallo).
In un noto verso della Bhagavadgita,
Vishnu, sotto forma di Krishna, afferma che ogni qualvolta nel mondo l’etica viene meno, lui si incarna per ristabilire
il dharma, la legge morale, e questo è appunto lo scopo delle dieci
avatar, di cui nove sono già discese sulla terra, mentre la decima arriverà
alla fine di questa era (Kali Yuga), per distruggere definitivamente l’universo
e far ricominciare tutto dal principio, secondo la teoria ciclica induista.
Le prime 6 avatar di Vishnu sono descritte
nei Purana, antichi testi sacri che contengono numerose storie mitologiche e,
seppur a loro sia dedicato qualche tempio, oggigiorno queste avatar non fanno
parte delle divinità adorate quotidianamente.
Invece Rama e Krishna, incarnazioni 7
e 8, sono i personaggi principali rispettivamente del Ramayana e del Mahabharata,
i due poemi epici più importanti per gli indù, e sono ampiamente venerati
ancora oggi.
La nona avatar rappresenta la risposta
dell’induismo al diffondersi del buddismo, ritenendo Buddha un’incarnazione di
Vishnu, per comprendenderlo nel pantheon indù, e “degradando” la figura di
Balaram, accreditata come nona incarnazione prima della nascita del Buddha, a
incarnazione di Shesha, il serpente di Vishnu.
Secondo un’interessante interpretazione,
queste dieci incarnazioni, prese nel loro insieme, rappresentano l’evoluzione
della vita e dell’uomo.
La prima avatar è quella di Matsya (il
Pesce), noto protagonista dell’equivalente indù del Diluvio Universale biblico,
che rappresenta chiaramente il primo stadio della vita, nata appunto
dall’acqua.
La seconda incarnazione di Vishnu fu
quella di Kurma (la Tartaruga), che aiutò Dei e Demoni nel famoso episodio
mitologico del Frullamento dell’Oceano; data la sua caratteristica di poter
vivere sia nell’acqua che sulla terra, essa rappresenta quindi lo stadio
intermedio, o anfibio, della vita animale, sebbene scientificamente le
tartarughe non siano anfibi bensì rettili.
Dopo Kurma comparve Varaha (il
Cinghiale), con il compito di salvare Prithvi (la Terra), rapita e imprigionata
da un demone; seppur il cinghiale non disdegni l’ambiente acquatico è
indubbiamente un animale terrestre e rappresenta quindi l’arrivo della vita
animale sulla terra (da notare anche la probabile comune origine etimologica del
termine sanscrito varaha con l’italiano verro).
La quarta avatar fu Narasingha, una
creatura metà Leone e metà Uomo (nara significa uomo, singha
leone), che prese forma per sconfiggere un demone che non poteva essere ucciso
né da esseri umani né da animali, e chiaramente rappresenta lo stadio intermedio
tra gli animali e l’uomo.
Dopo Narasingha fu la volta di Vamana,
il Nano, che riconquistò l’Universo dopo che era caduto sotto il potere del demone
Bali; la sua ridotta statura è quindi il simbolo di uno sviluppo ancora
incompleto dell’uomo.
La sesta incarnazione fu Parashurama,
un guerrierio abitante della foresta, deciso a riportare il dharma sulla terra
letteralmente a colpi di scure; egli è un uomo perfettamente formato dal punto
di vista fisico, ma ancora grezzo e immaturo mentalmente.
Ramachandra, o più semplicemente Rama,
rappresenta invece l’uomo perfetto, completo in ogni suo dovere di figlio,
fratello, marito, padre, sovrano, guerriero, come dimostrato ampiamente nel
poema Ramayana, dove vengono descritti gli anni più significativi della sua
vita.
Krishna, l’ottava incarnazione di
Vishnu, in questo caso rappresenta l’uomo oltre i suoi doveri pratici e nell’aspetto
artistico-creativo, come simboleggiato anche dal suo flauto.
La nona incarnazione, il Buddha, rappresenta
l’evoluzione spirituale dell’uomo, mentre infine Kalki distruggendo l’Universo,
è la metafora della liberazione dell’uomo dalle catene terrene e il definitivo
ritorno alla sua originale natura divina.
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