Uno degli aspetti caratteristici della
religione indù è la presenza di numerose divinità (secondo la tradizione ben
330 milioni) alle quali è legata un’estesa mitologia che ne racconta le gesta.
L’importanza delle storie mitologiche induiste
rientra nella tradizione, comune a quasi tutte le religioni, di cercare di
esprimere grandi verità attraverso semplici metafore e similitudini.
Il vero scopo è quindi quello di veicolare
un insegnamento che possa essere recepito facilmente da chiunque.
Nella mitologia indù questo viene
portato fino al punto che le storie vengono talvolta raccontate in maniera
diversa, o quantomeno dando importanza a parti diverse, proprio per permettere
di dare più di una lezione, in base alle esigenze e capacità del lettore.
Oltre ad essere quindi narrata in
maniera differente, secondo un’antica tradizione vedica, ogni storia, per
essere davvero significativa, deve possedere almeno sette livelli di
interpretazione diversi, sebbene questo dipenda soprattutto dalla sensibilità e
l’apertura mentale di chi legge.
Prendendo come esempio il noto poema
epico Ramayana, uno dei motivi del suo successo è proprio quello di possedere
numerose chiavi di lettura che possono stimolare l’interesse sia delle persone
più semplici e meno acculturate, sia di studiosi e intellettuali.
Una delle interpretazioni più
raffinate viene esposta nel libro di Robert Svoboda, Aghora II Kundalini, dove
viene proposta un’interessante spiegazione del suo maestro, l’Aghori
Vimalananda, sui significati esoterici del Ramayana,.
Questa interpretazione mette in
relazione i personaggi e le loro avventure con i processi psicofisici che
avvengono all’interno di ogni serio praticante yoga.
Per poter illustrare questo argomento,
riassumiamo quindi, brevemente, le vicende più importanti del poema.
Poco tempo prima che l’amatissimo
principe Rama venisse incoronato Re di Ayodhya, una delle mogli del Re
Dasaratha, Kaykey, decise di far valere un desiderio che il Re le aveva
accordato alcuni anni prima per averlo salvato in una difficile situazione.
Chiese quindi che Rama, figliastro di
Kaykey, venisse mandato in esilio nella foresta per 14 anni e nel frattempo
venisse incoronato suo figlio Bharat.
Obbligato a tenere fede alla parola
data, Re Dasarath, addolorato, spiegò la situazione a Rama, il quale, mostrando
fin da subito le sue elevatissime qualità morali, si sottopose senza protestare
alla volontà del padre ed anzi, lo consolò prendendosi la responsabilità del
problema, poiché aveva accettato la carica senza pensare che questo avrebbe potuto
creare malumori alla sua matrigna Kaykey.
Insieme a sua moglie Sita e
l’inseparabile fratello Lakshman, Rama lasciò quindi il Regno di Ayodhya alla
volta della foresta.
Poco prima che i 14 anni di esilio
terminassero, Sita venne rapita con uno stratagemma dal demone Ravana che la
portò con sé nella sua città dorata sull’isola di Lanka.
Rama e Lakshman, grazie all’aiuto di
vari personaggi, soprattutto il Re delle scimmie Hanuman, riusciranno in
seguito a rintracciare Sita, distruggere Lanka, uccidere Ravana e tornare ad
Ayodhya proprio il giorno in cui scadeva il termine dell’esilio.
Nell’interpretazione esoterica Rama
rappresenta l’Anima, sua moglie Sita la Kundalini Shakti, Lakshman il Potere
della Concentrazione e Hanuman il Respiro.
Partendo dalle prime vicende, quando
Rama viene mandato in esilio, Sita, sua moglie, chiaramente lo segue, in quanto
l’Anima non può essere separata dalla sua Shakti; e allo stesso modo Lakshman
decide di accompagnarli e aiutarli, proprio come il Potere della Concentrazione
aiuta l’Anima a raggiungere la sua “sposa”, Shakti.
Nella foresta tutto procedeva bene,
finché un cervo dorato apparve di fronte alla capanna dove i tre avevano preso
rifugio ed ammaliata dalla sua bellezza, Sita chiese a Rama di catturarlo.
In realtà, il cervo era il fratello
del demone Ravana, inviato sotto mentite spoglie col compito di allontanare
Rama e Lakshman da Sita per permettere a Ravana di rapirla.
Quando Rama capisce il trucco, uccide
il “cervo”, che però in punto di morte lancia un grido di aiuto verso Lakshman,
con la voce di Rama.
Sentendolo, Sita si preoccupa che sia
successo qualcosa a Rama, così ordina a Lakshman di andare in suo soccorso e
una volta sola verrà rapita da Ravana.
Questo è esattamente quello che
succede all’interno di ogni praticante yoga: quando la Kundalini Shakti inizia
a risvegliarsi, il lungo processo verso l’illuminazione è appena iniziato, e se
non viene fermamente controllata dal Potere della Concentrazione, rischia di
perdersi e di essere rapita dai “demoni”.
Il demone Ravana, infatti, rappresenta
la Personalità Umana limitata dall’ego, sempre impegnato a contemplare sé
stesso e la sua supposta grandezza.
Per riuscire a riottenere la sua Kundalini
(la sposa Sita), l’Anima (Rama) deve quindi ricorrere all’aiuto del prana, il Respiro (il Re delle scimmie
Hanuman, figlio del vento), che è in grado di liberare il percorso della
Kundalini e l’aiuta a ritornare al suo amato; esattamente quello che fa Hanuman
per Rama e Sita.
Una volta scoperto dove Sita era
imprigionata, Hanuman vola sull’isola di Lanka, localizza Sita, distrugge la
città dorata di Ravana e torna da Rama a dargli la lieta notizia.
Insieme ad Hanuman e al suo esercito
di scimmie, Rama si prepara quindi ad attaccare Lanka, ma per fare questo deve
prima costruire un ponte per attraversare il mare.
Secondo i concetti yogici, internamente
questo ponte collega il primo chakra, il muladhara,
con il terzo, il manipura, sorvolando
il secondo, lo svadhisthana chakra,
che, non a caso, rappresenta l’elemento Acqua.
Questo ponte può essere costruito solo
attraverso il celibato, in quanto lo svadhisthana,
collocato nella regione pubica, è il chakra del sesso, ed è quindi solo grazie
ad Hanuman, perfetto celibe, che Rama riesce ad attraversare il mare e arrivare
a Lanka, il manipura chakra.
Questa interpretazione esoterica dei
principali protagonisti può essere estesa a numerose, se non tutte, le vicende
del Ramayana, seppur richieda, da parte del lettore, una profondissima
conoscenza dei concetti yogici nonché una notevole capacità di astrazione.
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