Il paan
è un preparato masticabile composto da una foglia di betel combinata ad un
pezzo di noce di areca, ai quali possono essere aggiunti altri ingredienti, con
lo scopo sia di attivare i principi digestivi e psicoattivi delle due sostanze
base, sia di insaporire il preparato.
La tradizione di masticare il paan è
molto diffusa nel sud dell’Asia, specialmente in India, e grazie ad alcuni
reperti archeologici è stata fatta risalire a ben più di 4000 anni fa, seppur
non sia ben chiaro dove e quando l’uomo abbia iniziato l’abitudine di consumare
la foglia di betel insieme alla noce di areca.
La pianta del betel (piper betle)
è un rampicante della famiglia delle piperaceae
(della quale fa parte anche il pepe), mentre la noce di areca proviene dalla
palma areca catechu e sono
entrambe tipiche delle regioni del sud dell’Asia.
Tra i primi ingredienti che possono
essere a loro abbinati, il più diffuso è sicuramente l’idrossido di calcio, chiamato
comunemente calce spenta o calce idratata (slaked
lime in inglese e chuna in hindi), essendo prodotto
attraverso l’idratazione dell’ossido di calcio.
Per la preparazione del paan, la
polvere bianca grumosa (in base all’umidità) dell’idrossido di calcio viene
mescolata ad un po’ d’acqua, per farne una pasta, e due piccole spennellate di
questa sostanza aiutano ad attivare i principi stimolanti della foglia di betel
(dalla caratteristica forma a cuore) e della noce di areca (i disegni interni
della quale ricordano, curiosamente, il cervello umano).
Altro elemento fondamentale nella
preparazione del paan, almeno secondo la tradizione indiana, è il catechu (kattha in hindi), un estratto di alcune pianta di acacia, in
particolare acacia catechu, ottenuto
attraverso la bollitura del legno in acqua ed alla successiva evaporazione.
Esso si presenta come una pasta molle rosa
opaco che viene diluita con un po’ d’acqua e viene generosamente spalmata sulla
foglia; il catechu è
responsabile della tipica colorazione rossa della saliva di chi mastica paan.
Seppur introdotto abbastanza di recente,
un ingrediente molto diffuso è il tabacco da masticare, anch’esso con vaghe
proprietà stimolanti, e nel paan ne vengono serviti, di solito, un paio di ciuffi.
Questi ingredienti sono comuni per i
paan più semplici, consumati quotidianamente, e hanno essenzialmente lo scopo
di aumentare il blando effetto psicoattivo della foglia di betel e la noce
d’areca, ma esistono numerosi altri ingredienti che servono invece a dare al
preparato un gusto particolarmente piacevole, tale che i paan che li utilizzano
vengono chiamati, in India, mitha paan
(paan dolci).
Semi di finocchio, scaglie di cocco e
chiodi di garofano sono molto comuni, come anche pezzetti di frutta candita e
diversi tipi di “marmellate”; in particolare il gustoso gulkand, una specie di marmellata marrone ottenuta dai petali di
rosa.
Altre preparazioni simili vengono
chiamate paan chutney (condimenti per
paan) e si presentano come colorate paste, di solito sul giallo, composte da
una base di melassa, coloranti, essenze artificiali e spesso sottili scaglie
d’argento.
Oppure il mukhwas, una mistura di semi, principalmente finocchio, anice e
sesamo, che viene anche consumato da solo, sia in India che in Pakistan, come
rinfrescante per la bocca; alcuni semi sono ricoperti di zucchero aromatizzato
con vari oli essenziali, ad esempio alla menta.
Da notare anche la non rara presenza, nel
mukhwas, di piccoli confetti
“metallici” di colore argento, come quelli utilizzati spesso in occidente per
decorare le torte.
Un altro ingrediente presente talvolta
nei paan dolci è un’amarena sciroppata (in inglese maraschino cherry), che serve soprattutto ad addolcire il preparato,
visto che il suo gusto leggero viene facilmente coperto da quello di altri più
saporiti elementi.
Talvolta vengono utilizzate delle
polveri aromatiche, dalla sconosciuta composizione, di colore rosso, arancione
o giallognolo, mentre i paan più pregiati potrebbero contenere una spruzzatina
di pregiato zafferano, seppur, a causa del prezzo, il suo utilizzo sia
decisamente raro.
Infine, per
arricchire i paan più elaborati, la foglia di betel può essere ricoperta da una
sottile lamina d’argento, chiamata in hindi varkha,
che in India viene spesso utilizzata anche per arricchire ed abbellire i dolci.
Seppur questi
ultimi ingredienti dei paan dolci siano innocui, o possiedono delle proprietà
benefiche, se non altro digestive, la base di partenza composta da foglia di
betel, noce di areca, idrossido di calcio, catechu e tabacco, produce, per il
fisico umano, effetti tutt’altro che benefici.
Certo non a piccole
dosi, ma la dipendenza mentale (causata soprattutto dal tabacco) porta i
consumatori a farne un uso frequente che provoca notevoli danni a varie parti
del corpo.
Innanzitutto ai
denti, che tendono a colorarsi irrimediabilmente di rosso, a consumarsi e ad
indebolirsi fino a cadere.
Ma i danni più
gravi sono quelli che riguardano la lingua, il palato e la gola, ed è proprio a
causa del consumo di paan che le percentuali di cancro ai suddetti organi in
India sono le più alte al mondo.
Gli ingredienti responsabili
di questo sono principalmente la noce di areca e il tabacco.
A questo vanno
aggiunti alcuni danni secondari, dovuti al leggero, ma evidente, stato di
euforia derivato dai numerosi principi psicoattivi presenti in molti
ingredienti.
In realtà, alcuni
effetti di queste sostanze possono essere ritenuti positivi, come ad esempio
l’acutizzarsi dei sensi, grazie al quale il paan risulta essere piuttosto
apprezzato da tutti i guidatori di veicoli, in quanto li aiuta nella
concentrazione e previene colpi di sonno.
All’eccesso capita
però spesso di incontrare persone che ne fanno un uso talmente smodato da
sembrare costantemente rimbecillite.
Bisogna infine
ricordare due effetti molto “ricercati” che rendono il paan fin troppo popolare
tra le persone povere che svolgono lavori pesanti, cioè far passare la fatica e
la fame.
Per questo,
muratori e guidatori di ciclorisciò sono tra i più accaniti consumatori.
Nonostante gli
effetti nocivi, è però possibile assaporare questa piacevole preparazione,
soprattutto al termine di speziati pasti indiani, come digestivo e per
rinfrescare la bocca, senza dover necessariamente arrecare dei danni al proprio
organismo.
Innanzitutto, per
evitare di cadere nella dipendenza, bisognerebbe eliminare il tabacco, che è anche
uno degli ingredienti più nocivi e meno saporiti.
Mentre per diminuire
i danni a bocca e gola, basterebbe evitare la noce d’areca (seppur in realtà,
come abbiamo visto, sia uno dei due elementi base insieme alla foglia di betel)
o almeno l’idrossido di calcio, che, come è facile immaginarsi, possiede notevoli
proprietà ustionanti.
Questo per quanto
riguarda il paan preparato alla maniera tradizionale utilizzando ingredienti
freschi avvolti nella foglia, ma bisogna segnalare anche la massiccia presenza
sul mercato di paan preparati industrialmente e conservati dentro a piccole
bustine di plastica colorate.
Il nome indiano di
questi preparati è gutka e purtroppo
stanno diventando sempre più popolari a discapito della preparazione
tradizionale.
A parte il timore
che quest’ultima possa col tempo scomparire del tutto, la comodità e
reperibilità del preparato industriale, che ne sta decretando il successo, va
bilanciata coi danni alla salute decisamente maggiori.
Anche il gusto
chiaramente non può competere con la preparazione con ingredienti freschi,
visto che il contenuto delle bustine è composto semplicemente da piccole
scaglie di noce di areca, ricoperte da una polvere rosa, o bianca, che dovrebbe
contenere le proprietà e gli aromi degli altri ingredienti
Un’importante
distinzione tra i numerosi tipi di gutka
presenti sul mercato è data dalla presenza o l’assenza di tabacco, quest’ultima
versione considerata meno dannosa, seppur, in ogni caso, andrebbero consumati
con estrema cautela.
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