Una delle caratteristiche
più universalmente apprezzate della culinaria indiana è la produzione di vari
tipi di pane che viene di solito preparato sul momento e quindi consumato
caldo.
Chiamato in hindi roti,
il tipico pane indiano consiste in semplici focacce non lievitate, ma grazie
all’utilizzo di differenti ingredienti ne vengono preparate numerose varietà.
I sistemi di
cottura sono due: su piastra, chiamata comunemente tawa, oppure nel tandoori,
un forno di terracotta con apertura in alto, dove il pane viene cotto
attaccandolo alle pareti roventi.
Chiaramente il pane
prodotto nel tandoori è più fragrante, mentre cotto sulla piastra si distingue
per la morbidezza.
I tipi principali
di pane sono essenzialmente tre: chapati o roti, paratha e nan.
Chapati/Roti
La ricetta dei
chapati è probabilmente una delle più antiche utilizzate dall’uomo, visto che
si preparano semplicemente con acqua e farina, in particolare la atta,
una farina di grano semi-integrale.
Una volta preparato
l’impasto, se ne producono delle palline che vengono appiattite per farne dei
sottili dischi; di solito per cuocerli alla piastra si usa il mattarello, per
rendere omogeneo lo spessore, mentre se vengono cotti al tandoori vengono
appiattite manualmente.
Per arricchire il
sapore ed aumentarne la consistenza, i roti possono essere spennellati con
burro o ghee (burro chiarificato).
Una prima semplice
variante ai normali chapati prevede l’utilizzo di farina di mais, per produrre
i makki di roti, tipici della cucina del Punjab.
Nella loro
apparente semplicità sono piuttosto difficili da preparare, a causa del fatto
che la farina di mais non lega molto bene con l’acqua, ma risultano essere una
gustosa variante, adatta principalmente ad accompagnare curry sugosi, in
particolare di spinaci o altri ortaggi a foglia.
I missi roti
sono una versione ulteriormente più saporita, grazie all’utilizzo di vari
ingredienti.
L’impasto è
composto per metà da farina atta e metà da besan (farina di ceci), alle
quali vanno aggiunti: curcuma e peperoncino in polvere, foglie secche di
fienogreco tritate, burro chiarificato (oppure olio), sale e acqua.
Particolarmente
apprezzati per accompagnare portate leggere, quali il dal (brodo di
lenticchie), sono abbastanza saporiti da poter essere consumati anche da soli
come snack (ad esempio si combinano molto bene con pomodori crudi).
Un’ultima versione
di roti abbastanza diffusa sono i rumali roti, dove rumali significa
fazzoletto, data la somiglianza nelle dimensioni e nel metodo di piegamento.
L’impasto prevede
l’utilizzo sia di farina atta che maida (farina di grano raffinata)
quindi risulta essere più elastico e adatto ad essere appiattito in grandi e sottili
dischi simili a quelli per la pizza.
Di solito vengono cotti
su grandi piastre oppure, metodo casalingo, utilizzando le diffuse pentole kadhai
(tipo le wok cinesi) invertite, ed una volta pronti vengono piegati a
mo’ di fazzoletto.
Piuttosto diffusi
nei quartieri mussulmani per accompagnare gustosi curry di carne, curiosamente
talvolta vengono anche serviti nei pasti dei treni.
Paratha
Le paratha (o
parantha) si preparano, come i chapati, con farina atta e acqua, alle quali
però si aggiunge olio o ghee.
Le tipologie principali
sono due: lisce o ripiene.
Tra quelle prive di
ripieno e condimenti extra, le laccha paratha si distinguono per la loro
consistenza vagamente a sfoglia.
Una volta preparato
col mattarello un sottile disco, viene cosparso di ghee, quindi ripiegato a
fisarmonica per produrne una spessa striscia simile ad un ventaglio chiuso.
Questa viene
arrotolata su se stessa creandone una “girella” che viene nuovamente appiattita
col mattarello.
In questo modo,
durante la cottura, si sviluppano delle piccole crepe circolari, sulle quali
spennellare altro burro chiarificato.
L’effetto sfoglia è
maggiormente evidente se le laccha paratha vengono cotte nel forno tandoori ma
anche sulla piastra risultano essere particolarmente fragranti e appetitose.
Dato l’ampio
utilizzo di ghee (preferito di gran lunga all’olio), che dona alle laccha
paratha un sapore leggermente dolce, è consigliabile aggiungere un pizzico di
sale nell’impasto.
Durante la cottura
è consuetudine spennellare sopra un po’ del condimento usato nell’impasto (olio
o ghee), che oltre a permettere alle paratha di cuocere senza bruciare, gli
dona anche una fragrante patina.
Versioni più
semplici, ma non meno gustose, prevedono, invece del laborioso sistema a
fisarmonica, di piegare il disco di impasto cosparso di ghee a triangolo o a “busta”
e di dargli un’altra energica passata col mattarello.
Usando lo stesso
impasto delle paratha lisce è possibile confezionare delle appetitose paratha
ripiene, che prendono il nome dagli ingredienti del ripieno.
Le più diffuse sono
le aloo paratha, farcite con patate (aloo) speziate con aglio, zenzero,
coriandolo, peperoncino, curcuma, cumino o ajowan, simile al timo, e sale, che
nel nord dell’India sono molto comuni come colazione, ma possono essere
preparate anche con altri ingredienti, quali cavolo, piselli e ricotta.
Una volta prodotta
una sfera delle dimensioni di una pallina da tennis, questa viene incavata per
potervi inserire una cucchiaiata di ripieno, quindi viene richiusa, stesa con
il mattarello e cotta, spennellando abbondante olio o burro chiarificato.
Naan
Il naan è
sicuramente il Re del pane indiano, seppur non sia molto diffuso a causa del
fatto che dovrebbe essere cotto nel forno tandoori.
L’impasto prevede
l’utilizzo sia di farina atta che maida, alle quali viene aggiunto olio o ghee,
yoghurt, lievito e talvolta latte al posto dell’acqua.
Prodottene delle
palle, vengono appiattite con le mani come le pizze ma stressando maggiormente
da un lato, in modo da creare una grande focaccia a forma di goccia.
Grazie al lievito
il naan risulta essere decisamente più soffice degli altri pani indiani e la
sua essenziale presenza è il motivo per cui i naan devono essere cotti al
forno.
Oltre che lisci, i
naan possono essere spennellati con un po’ di burro, oppure cosparsi di scaglie
d’aglio per creare gli appetitosi garlic naan.
Versioni più rare
possono prevedere un ripieno, di ricotta o anche di carne, sebbene questa
tradizione sia più diffusa in Pakistan piuttosto che in India.
Il kulcha,
originario del Punjab, può essere considerato una variante più semplice di
naan, dove l’impasto e molto simile a parte il fatto che venga usata solo
farina di maida.
Anche la forma è
diversa, con i kulcha più piccoli e rotondi, e grazie al lievito, il risultato
finale ricorda molto quello del “pane arabo” confezionato.
Di solito i kulcha
vengono consumati a colazione per accompagnare curry di piccoli ceci marroni.
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