In India la verdura
e la frutta vengono spesso vendute su banchetti fissi o carretti itineranti,
quindi, teoricamente, ogni loro articolo possa essere consumato fresco,
potrebbe rientrare nella categoria del cibo di strada.
Esistono comunque
delle bancarelle specializzate che spesso, nel caso della frutta, producono anche
piacevoli succhi.
Verdure fresche
Per quanto riguarda
le verdure, durante la lunga stagione calda le strade indiane sono pressoché
invase da venditori di apprezzatissimi cetrioli.
Tagliati per lungo
in quattro strisce, vengono spennellati con del kala namak (dal nome
sale nero ma di colore rosa e dal sapore solforico) e rappresentano una fonte
rapida e sicura di approvvigionamento liquidi e sali che in estate evaporano
costantemente attraverso il copioso sudore.
Come piccola nota
cultural-culinaria, abbiamo avuto modo di appurare (e testare personalmente)
che la tradizione di tagliare le estremità dei cetrioli e fregarle per togliere
l’amaro è pura superstizione: i venditori indiani non hanno tempo da perdere e
pur non seguendo questa pratica i loro cetrioli sono ottimi.
L’amaro oltretutto
risiede principalmente nel lato dove il cetriolo era attaccato alla pianta,
quindi per essere sicuri di evitarlo, basta iniziare a tagliarlo dal lato opposto.
Altrettanto
apprezzati sono i cetrioli armeni, chiamati in hindi kakhri.
Lunghi, sottili e
ricurvi, sono ricoperti di una buccia verde, setolosa ed edibile, e seppur
esteriormente assomiglino poco ai normali cetrioli, il sapore è pressoché
identico, leggermente più campestre.
Durante la stagione
calda, fruttivendoli e carretti stracolmi vendono kakhri a tutto spiano, spesso
consumati direttamente in loco o passeggiando.
Specialmente in inverno-primavera,
nelle strade del nord dell’India, è possibile incontrare carretti che vendono delle
insalatine di carote, rape, rabarbaro e cetrioli; molto colorati e
accattivanti, purtroppo per la salvaguardia della propria salute andrebbero
evitati da stomaci non avvezzi poiché vengono costantemente rinfrescati con acqua
di dubbissima provenienza.
Frutta e Succhi
Passando alla ben
più saporita e variegata frutta, bisogna premettere che, nonostante la vasta
produzione, la frutta nel nord dell’India non è particolarmente saporita, ma il
consumo, a causa del caldo, è molto elevato.
Le banane sono
probabilmente il frutto più presente nei mercati indiani, seppur la loro
qualità cambi notevolmente in base a luoghi e stagioni.
Anche la papaya
matura tutto l’anno e spesso si incontrano banchetti che la propongono tagliata
a cubetti e condita con kala namak e spezie.
Con le papaya si
preparano anche ottimi frullati, seppur a causa del prezzo elevato non siano
comunissimi.
L’ananas in India è
piuttosto diffuso, economico e di buona qualità, e viene spesso servito
tagliato a fettine; grazie al sapore dolce non c’è bisogno di cospargerlo con
sali o spezie, ed anche i succhi sono molto buoni.
Le noci di cocco
sono importanti sia dal punto di vista culinario che religioso e sono presenti
pressoché ovunque.
Molto diffusi sono
i banchetti che propongono la grande drupa verde intera che viene aperta ad una
estremità con dei grandi coltelli ricurvi per inserirvi una cannuccia e berne
l’acqua.
Quando sono
particolarmente mature, dopo averne bevuto il contenuto, il venditore spacca in
due la drupa per poter mangiare la polpa bianca lattiginosa (botanicamente il
seme) contenuta all’interno dell’endocarpo (la parte legnosa).
Soprattutto nei
pressi delle stazioni di treni e autobus, è facile incontrare ragazzi che
vendono, per poche rupie, ordinati pezzi di noce di cocco, come avviene spesso
sulle spiagge mediterranee.
Le arance indiane
non sono saporitissime ma abbondanti, e si prestano a discreti succhi, seppur
il primato per l’agrume più spremuto spetti sicuramente al mousambi,
simile nelle dimensioni ma dalla buccia giallo-verdognola ed il sapore più
aspro.
Il melograno è un
altro frutto molto comune (pare sia infatti originario del subcontinente
indiano) che viene spesso utilizzato per ottimi succhi, ricchi di vitamina C,
potassio e antiossidanti.
Anche dai manghi si
producono gustosi succhi, e seppur la stagione vera e propria duri pochi mesi,
da Aprile a Luglio, la qualità migliore per i succhi, detta chosa, è
presente sul mercato del nord dell’India per molto più tempo, grazie all’importazione
dal centro e dal sud del paese.
Infine bisogna
segnalare i banchetti che producono succo di canna, nell’India del nord molto
comuni da Febbraio/Marzo fino a Luglio/Agosto.
Inconfondibili, si
tratta di carretti spinti a mano, sui quali è posizionato un grande spremitore
di metallo, azionato da un rumorosissimo motorino a benzina.
Inseriti alcuni
pezzi di canna tra gli ingranaggi, lo spremitore viene messo in funzione
spingendo manualmente una grande ruota.
Partito il motorino
le stecche di canna da zucchero vengono fatte passare più volte per estrarne il
succo che viene raccolto in un secchio, dopo essere passato attraverso un
colino di plastica.
Di solito viene
servito condito con una mistura di spezie e limone, per stemperare leggermente
il gusto selvatico del succo.
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