Bhubaneswar è la capitale dello stato
dell’Orissa, situato nella zona centrale dell’India tra le selvagge colline della
catena dei Ghat Orientali dell’altopiano del Deccan ed il mare del Golfo del
Bengala.
Nonostante lo stato sia uno dei più
arretrati dell’India, Bhubaneswar vanta un ricco passato ed un attivo presente
che la rendono una delle città più piacevoli e dinamiche del paese.
Con una popolazione intorno ai 700
mila abitanti non è neppure troppo affollata, grazie anche al fatto che la zona
moderna della città, sviluppatasi negli anni ’50 dopo la scelta di Bhubaneswar
come capitale dell’Orissa, è stata pianificata ed è composta da ampi e lunghi
viali.
Chiaramente la zona più interessante è
la parte vecchia, leggermente più claustrofobica, dove è situato il bacino
sacro di Bindu Sagar e numerosi templi antichi, su cui troneggia il gigantesco,
splendido e veneratissimo Lingaraj Mandir, un tempio di Shiva tra i più
importanti dell’India.
La zona attorno al Bindu Sagar è
piuttosto degradata e non sono presenti templi di particolare interesse
artistico o religioso, a parte il piccolo complesso del Vitala Mandir (un
tempio di matrice tantrica abbellito con sculture di carattere erotico), seppur
i pellegrini più devoti non manchino di celebrare una piccola cerimonia in
onore delle acque sacre semi-stagnanti.
Il bagno invece lo fanno solo i più
coriacei abitanti del posto.
Il Lingaraj Mandir si trova dentro un
recinto di mura di pietra, che racchiude un grande cortile dove sono collocati
altri templi di notevole pregio artistico, ma purtroppo i non indù non sono
ammessi all’interno delle mura.
Nei pressi dell’entrata è però possibile
salire su una piattaforma rialzata che permette di dare un’occhiata dentro al
complesso per osservare da vicino l’alta shikara (torre a punta) del
Lingaraj e alcuni altri templi più piccoli.
L’eventuale delusione per non potersi
avvicinare più di tanto a questi elaborati edifici può essere facilmente
cancellata con una piacevole passeggiata di qualche centinaio di metri che
permette di raggiungere un paio di complessi di templi antichi estremamente
artistici.
Il Mukteswar Mandir fu
costruito nel lontano X secolo ed è probabilmente il più bello della zona, con
la sua torre particolarmente proporzionata e gli esterni riccamente scolpiti.
Davanti all’entrata principale è
situato un portale in pietra, decorato con sculture faunistico-floreali, in un
piacevole stile chiaramente ispirato all’architettura buddista, in particolare
gli antichi stupa di Sanchi in Madhya Pradesh.
Anche gli altri templi attorno sono
nello stesso stile tipico dell’Orissa e donano alla zona un fascino notevole,
nonostante nei pressi passi una grande strada piuttosto trafficata.
Poco lontano si trova il tempio di Kedargauri,
costruito in uno stile più recente e sobrio, e completamente pitturato di rosso
vivo, il colore preferito dalla divinità.
Questo tempio e il cortile nel quale è
collocato sono piuttosto interessanti poiché attivamente frequentati dagli
abitanti della zona, al contrario del Mukteswar Mandir che è un sito
archeologico.
Per terminare la visita dei templi
storici più importanti di Bhubaneswar, bisogna risalire lo stradone fino al primo
grande incrocio e svoltare a destra verso Tankapani Road.
Dopo poche centinaia di metri, sulla
destra si trova l’ampio e curato giardino che ospita il Raja Rani Mandir,
costruito intorno al XII secolo.
Tutta la parte esterna del tempio,
costruito in pietra nel classico stile locale, è riccamente decorata con
sculture di ninfe, abbracci amorosi e vari animali.
Proseguendo ancora di cinquecento
metri Tankapani Road, sempre sulla destra, si trova il Brahmeswar Mandir,
del IX secolo, che presenta alcune sculture di carattere erotico.
La forma è molto simile a quella del
Lingaraj e seppur di dimensioni ridotte è altrettanto bello.
Un tempio molto particolare si trova
tra i verdeggianti campi di riso del paesino di Hirapur, a circa una quindicina
di chilometri da Bhubaneswar.
Chiamato Chausathi Yogini Mandir
è dedicato alle 64 yogini (aiutanti) delle Dea Madre ed è composto da uno
spesso muro circolare di mattoni alto circa un paio di metri, sulla cui
facciata interna sono scolpite le 64 dee.
Seppur le sculture, tutte in pietra
nera, tendano ad assomigliarsi ed alcune sono piuttosto danneggiate, la dee
sono rappresentate in numerose pose, ed è facile notare piccole differenze negli
animali che le accompagnano o nel numero di arti superiori, che reggono di
solito armi o talvolta strumenti musicali.
Questo stile ipetro (sprovvisto di
tetto) circolare è decisamente inusuale, appartenente probabilmente ad
un’antica tradizione tantrica del IX secolo, seppur le notizie siano scarse
visto che in tutta l’India sono solo quattro i templi di questo tipo.
Nei pressi si trova una grande vasca
di mattoni, utilizzata per faccende domestiche dagli abitanti della zona,
circondata da palme e verdi risaie, in una piacevolissima atmosfera bucolica.
Per raggiungere questo tempio,
decisamente fuori mano, bisogna servirsi di mezzi privati, taxi o autorisciò,
che devono percorrere delle strade semi-sterrate di campagna piuttosto
malandate, ma il cui paesaggio circostante è idilliaco.
Tornando in città, non molto lontano
dal centro, vi è un altro sito molto particolare formato da due colline dove
sono situate delle piccole grotte, in parte naturali e in parte scavate
dall’uomo, utilizzate in passato dagli asceti jaina.
In alcune è possibile osservare anche
delle pregevoli sculture, seppur consumate dal tempo visto che le prime furono
scolpite fin dal I secolo a.C..
In particolare la collina di Udayagiri
è letteralmente cosparsa di questi spartani rifugi, tra cui il più interessante
è sicuramente la Rani ka Naur, Grotta della Regina, costruita su due
piani e ricca di incisioni.
Sulla collina opposta, la Khandagiri,
si trova un’altra grotta abbastanza ampia mentre sulla cima è situato un
templio jaina, da cui si gode di un’ottima vista sulla campagna circostante.
Un altro luogo molto piacevole e
inusuale che testimonia la ricchezza culturale di questa zona dell’India è la
collina che domina il piccolo villaggio di Dhauli a circa 8 km dal centro di
Bhubaneswar.
Salendo sulla collina, all’interno di
un giardino sorprendentemente ben curato, si trova una piccola costruzione protetta
da vetrate, che protegge un grande masso sul quale sono scolpiti alcuni dei
famosi editti di Ashoka, il grande imperatore della dinastia Maurya che regnò
su quasi tutta l’India durante il III secolo a.C..
La lingua delle inscrizioni di Ashoka
è il magadhi, lingua ufficiale dell’Impero Maurya, che fa parte dei
dialetti prakriti, un gruppo di idiomi provenienti dalle antiche lingue
indo-ariane e di solito scritte in caratteri brahmi, dai quali si
svilupparono successivamente altri stili di scrittura tra cui il devnagari
(il carattere di sanscrito, hindi e nepali).
Come capita spesso in questi siti
degli editti di Ashoka, in realtà non c’è molto da vedere, ma sono luoghi dalla
notevole importanza storica e sono presenti alcuni cartelli esplicativi dove
viene tradotto il contenuto delle scritte.
Questo luogo sembra sia stato molto
caro all’Imperatore Ashoka, che proprio qui combattè l’ultima sanguinosa
battaglia, che lo vide sconfiggere il potente Impero Kalinga, e dopo la quale
decise di convertirsi al buddismo e praticare la nobile virtù della non-violenza.
In cima alla collina si trova un grande
e moderno stupa bianco, chiamato Shanti Stupa, lo Stupa della Pace,
fatto erigere nel 1972 da un devoto buddista giapponese.
Nel grande piazzale antistante si
trova un vecchio cartello arrugginito che, in un inglese piuttosto impreciso,
descrive la storia dello stupa, legata ad una profezia vissuta dal devoto.
Nelle quattro nicchie scavate attorno
alla grande struttura circolare, sono collocate delle belle statue del Buddha
in diverse posizioni, tra cui la più pregevole è quella situata in cima alla scalinata
che porta sul piano dello stupa.
Poco più in basso, sul costone della
collina dietro allo stupa, è situato un tempio indù dedicato a Shiva, dotato di
un grande e pulitissimo cortile-terrazzo di un accecante marmo bianco, che si
affaccia sulle verdeggianti colline.
Anche dallo stupa si gode di un’ampio
panorama sulla pianura sottostante.
A circa 25 chilometri da Bhubaneswar,
si trova il Nandankanan Zoological Park, un grande e curatissimo zoo,
famoso per le rare tigri bianche, qui riprodottesi più volte con successo.
Sebbene l’idea di imprigionare degli
animali in gabbia sia riprovevole, bisogna notare che oltre alle condizioni
decisamente buone della maggior parte delle bestie, questo zoo è stato
istituito con lo scopo primario dello studio degli animali, in particolare i
magnifici grandi felini, presenti in quasi tutte le loro forme.
Molto ampi sono anche i recinti che
ospitano i numerosi esemplari di cervi, antilopi, rinoceronti, ippopotami, e si
potrebbe ben dire che, seppur privi di libertà, godono di maggior spazio vitale
di quello disponibile nelle città indiane agli esseri umani.
All’interno di questa grande
struttura, oltre a recinti, gabbie, rettilari e un piccolo ma interessante
acquario, si trovano anche alcune attrazioni, come il popolare safari tra tigri
e leoni, a bordo di speciali autobus, che in realtà non sono altro che i
classici scuola bus leggermente rinforzati (leggermente perché, ad esempio, le
sbarre ai finestrini sono presenti anche nei mezzi che portano i bambini a
scuola).
L’unico lato negativo, per garantire
agli animali un contesto il più verdeggiante e meno inquinato possibile, il
Nandankanan Zoological Park si trova molto lontano dalla città in una zona
scarsamente servita da mezzi pubblici, quindi si è costretti ad affittare un
taxi o un autorisciò per tutta la giornata, aumentando purtroppo l’inquinamento
e la spesa.
Infine, Bhubaneswar può vantare la
presenza di ben due musei molto interessanti e ben tenuti, particolare
quest’ultimo piuttosto raro in India.
Il grande Museo Statale si
trova in Kalpana Square, un ampio incrocio cittadino, dove sono situati anche
alcuni dei più frequentati alberghi.
All’interno sono presenti varie
sezioni, tra cui le più interessanti sono quelle che mostrano le sculture
jainiste, buddiste e indù provenienti dai vari siti archeologici della zona.
Seppur non possa essere ritenuto un
museo moderno, come già accennato è ben curato, di solito poco affollato e
permette facilmente di farsi suggestionare dall’atmosfera dei grandi stanzoni
ricchi di vari reperti; ad esempio, un confronto con il famoso Asian Museum di
Calcutta, cinquecento chilometri più a nord, sarebbe impietoso: quasi sempre
affollato, dispersivo e con alcune sezioni letteralmente lasciate allo sbando.
Il secondo museo che merita sicuramente
di essere visitato è il Museum of Tribal Arts & Artefacts, situato
tra gli ampi viali della parte nuova della città.
Il museo si sviluppa in due sezioni,
una composta da un edificio quadrato di un piano, munito di cortile interno,
sul quale si affacciano le gallerie, ricche di reperti delle numerose tribù che
abitano le zone collinari dell’Orissa.
Al centro del cortile si trovano delle
semplici riproduzioni dei santuari religiosi delle varie comunità tribali.
Ma la sezione più interessante è
ospitata in un piccolo e verdeggiante giardino dove, una accanto all’altra,
sono state ricostruite le abitazioni tradizionali di circa una decina di tribù,
permettendo, anche grazie a cartelli esplicativi, un facile confronto tra gli
stili.
Nella maggior parte è anche possibile
visitare gli spartani interni, dove vengono conservati alcuni semplici oggetti
della vita quotidiana delle popolazioni indigene, nonché i semplici angoli
cottura che mostrano i vari sistemi utilizzati per cucinare.
Nella sua semplicità, quest’ultima
attrazione di Bhubaneswar risulta essere estremamente interessante.
Dal punto di vista alberghi e
ristoranti, la maggior parte si concentra nella rumorosissima e trafficatissima
zona della stazione ferroviaria oppure nella già citata area di Kalpana Square,
leggermente meno claustrofobica.
Gli alberghi di media qualità sono
piuttosto numerosi, anche nelle vie limitrofe, mentre i ristoranti risultano
tutti piuttosto anonimi: data la povertà dello stato, la cucina dell’Orissa non
propone particolari pietanze, a parte i pesci provenienti dall’Oceano a poche decine di chilometri di distanza.
Nessun commento:
Posta un commento