Il Qutab Minar in una foto del 1865 |
Con la dipartita degli inglesi e la susseguente spartizione
su base religiosa del subcontinente in tre stati, molti mussulmani residenti in
India si spostarono in Pakistan e Bangladesh (al tempo Pakistan Orientale), ma
grazie alla maggior tolleranza degli indù, non furono pochi quelli che rimasero
sul suolo indiano.
Al giorno d’oggi in India i fedeli mussulmani sono il 14%
degli abitanti, seppur in alcune zone la percentuale si aggiri attorno al 30%
In tutto i fedeli islamici in India sono 172 milioni, che
di fatto rendono il paese il terzo al mondo per numero di mussulmani, dopo
Indonesia (205 milioni) e Pakistan (175 milioni).
Nonostante i lunghi secoli sotto sovrani mussulmani furono
tutt’altro che pacifici e tranquilli, bisogna notare quanto la loro presenza
abbia arricchito la cultura della penisola indiana, con numerosi contributi in
quasi tutti i campi del sapere umano, dalle lingue, alla scienza, dalla società
alle arti.
Le arti in particolare trassero enormi benefici dalla
contaminazione mussulmana, soprattutto l’architettura con la diffusione del
cosiddetto stile indo-islamico e la creazione di magnifici edifici, spesso
religiosi, moschee e mausolei, ma anche laici, come forti e palazzi.
Formalmente lo stile indo-islamico viene diviso in tre
gruppi originali, del Sultanato di Delhi, Moghul e delle provincie mussulmane,
a cui aggiungere il più recente revival indo-saraceno.
La città di Delhi è quella che conserva il maggior numero
di testimonianze del ricco passato mussulmano, avendo servito come capitale per
molte dinastie.
Come accennato nel post dedicato all’arrivo dell’Islam in
India (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/10/lislam-in-india-dalle-prime-invasioni.html)
il Sultanato di Delhi governò su gran parte del nord dell’India per circa
trecento anni, e seppur le testimonianze architettoniche rimaste non siano
molte, sono sicuramente molto significative, proprio per essere i primi esempi
di sincretismo fra l’arte islamica e quella locale.
Con la caduta dei Sultani, sostituiti dai Moghul, Delhi
rimase ancora per lungo tempo la capitale dell’impero e si arricchì
ulteriormente di magnifici esempi d’architettura indo-islamica, con
l’affermazione dello stile Moghul.
Anche sotto i britannici e dopo l’Indipendenza Indiana,
Delhi mantenne il suo ruolo di capitale ed ebbe quindi modo di arricchire
ulteriormente la sua eterogenea architettura con alcuni ottimi esempi di
revival indo-saraceno.
Le più antiche testimonianze d’architettura mussulmana si
trovano nella zona sud del Territorio di Delhi, con il complesso del Qutab
Minar, fatto costruire da Qutb-ud-din, generale degli invasori Ghuridi, che
fonderà la dinastia dei Mamelucchi da cui si formerà il Sultanato di Delhi.
L’elaborata torre, che dà il nome al complesso è alta ben
73 metri ed è considerata la torre di pietra (marmo ed arenaria) più alta al
mondo.
Di notevole importanza storico-artistica sono:
l’adiacente Quwwat-ul-Islam Masjid (La Moschea del Potere Islamico),
considerata la prima moschea costruita nel nord dell'India, ed il grande
portale chiamato Alai Darwaza, fatto erigere dal secondo sultano di Delhi della
dinastia Khilji, Alauddin Khilji, nei primi anni del 1300.
Sempre lo stesso sovrano tentò di far costruire un’altra
torre che sarebbe dovuta essere alta addirittura il doppio del Qutab Minar,
chiamata Alai Minar, ma la costruzione venne interrotta, dopo aver raggiunto
circa 25 metri, e dopo la morte del sovrano, nel 1316, il progetto venne
definitivamente abbandonato; oggi rimane solo la gigantesca base circolare.
Con la scomparsa di Alauddin Khilji, l’area si arricchì
di un altro antico edificio, in perfetto stile indo-afghano, per contenere le
spoglie del sovrano, con annessa una madrassa fatta precedentemente costruire
dallo stesso.
La dinatia Tughlaq nel 1321, con Ghyas-ud-din Tughlaq, fondò
la città fortificata di Tughlaqabad (oggigiorno nell’area meridionale di Delhi),
della quale sono rimaste solo le grandi mura ed il bel mausoleo dedicato al
fondatore.
Già nel 1327 Tughkaqabad venne abbandonata e nel 1356 il terzo discendente
della dinastia, Feroz Shah Tughlak fondò il forte Feroz Shah Kotla, munito di
grandi mura, che ospita l’antica e possente Jama Masjid, una colonna di Ashoka
(http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/02/limperatore-ashoka.html) ed un baoli (pozzo a gradini, per ulteriori
dettagli http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/08/i-baoli-pozzi-gradini.html).
Dopo la dinastia Tughlaq, i successori Sayyd regnarono
solo per 36 anni, dal 1415 al 1451, ed a
parte una piccola eccezione che vedremo tra poco, non ebbero il tempo materiale
di lasciare particolari testimonianze architettoniche.
Nel 1451 i Sayyd furono sostituiti dalla dinastia afghana
dei Lodi, ultimi Sultani di Delhi, fino al 1526 quando verranno sconfitti nella
battaglia di Panipat da Babur che fonderà l’Impero Moghul.
I Lodi non fondarono un proprio centro urbano, ma si
accontentarono di edificare alcuni interessanti mausolei in un’area che oggi
porta il nome di Lodi Gardens.
La tomba più antica attorno alla quale si sviluppò il
complesso, venne edificata dal 1444 al 1445 dalla dinastia Sayyd, per l’esattezza
dall’ultimo sovrano Alauddin Shah in onore del suo predecessore Mohammed Shah.
Il primo contributo artistico dei Lodi in quest’area fu
la costruzione della Bara Gumbad (la Grande Cupola), un possente ma elegante
edificio sormontato da un’ampia cupola, che funge da portale per la adiacente
moschea delle tre cupole.
Tra il 1489 ed il 1517 venne costruito il Shisha Gumbad
(la Cupola di Vetro), un grazioso mausoleo che ospita un membro sconosciuto
della dinastia Lodi.
Il nome deriva dal fatto che originariamente la cupola
era rivestita di mattonelle blu, che sotto il sole brillavano come fossero di
vetro; purtroppo al giorno d’oggi ne sono rimasti solo pochi frammenti.
L’ultimo grande contributo architettonico della dinastia
Lodi ed ultimo esempio di arte indo-islamica del Sultanato di Delhi, è la
grande Tomba di Sikander Lodi, edificata nei due anni successivi alla sua morte,
quindi nel 1517-18, dal figlio Ibrahim Lodi.
Come gli altri edifici ospitati nel complesso, l’ispirazione
architettonica è la tomba di Mohammad Shah, la prima edificata nel 1444-45, con
alcune variazioni, come il porticato sottostante a base ottagonale.
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