La dinastia Moghul regnò su gran parte dell’India tra il
1526 ed il 1857, esclusa una breve parentesi di quindici anni, tra il 1540 ed
il 1555, per l’invasione da parte della dinastia afghana Suri.
Oltre a questo, bisogna anche notare che dopo la morte dell’ultimo
grande imperatore Aurangzeb nel 1707, la dinastia Moghul iniziò a decadere
rapidamente e regnò quasi solo nominalmente fino al 1858, quando l’ultimo
sovrano Bahadur Shah II venne deposto dagli inglesi e mandato in esilio in
Birmania.
Il periodo d’oro della dinastia Moghul fu quindi quello dal
1555 fino al 1707, durante il quale si succedettero al trono cinque imperatori:
Humayun, Akbar, Jehangir, Shah Jahan e Aurangzeb.
Il primo sovrano Babur, di nobilissima discendenza (Gengis
Khan da parte della madre e Tamerlano da parte del padre), ebbe infatti sicuramente
il merito di creare la dinastia e fondare l’impero, ma non il tempo di
consolidarlo prima della prematura morte, a 47 anni, e di lasciarlo al giovane
figlio Humayun.
Questi salì al potere nel 1530, a soli 22 anni ed a causa
dell’inesperienza nel 1540 verrà deposto dalla dinastia Suri e costretto a
fuggire in Persia.
Qui però ebbe modo di migliorare i rapporti con la potente
dinastia Safavide, riorganizzare l’esercito Moghul e nel 1555 riconquisterà il
trono di Delhi, sconfiggendo i Suri ed instaurando un regime più accorto ed
effettivo all’interno del vasto impero.
Come il padre Babur, anche Humayun non potè godere a lungo
dei frutti delle sue vittorie e morì solo un anno dopo nel 1556, lasciando comunque
al figlio Akbar un impero in buono stato.
Akbar (1542-1605) fu il più grande imperatore della
dinastia Moghul, non solo per le conquiste militari, che ampliarono e
rafforzarono i confini dell’impero, ma anche per la notevole tolleranza verso le
masse indù, interrompendo la distruzione dei templi ed invece integrando sempre
più gli abitanti locali nell’amministrazione del vasto territorio (per
ulteriori dettagli rimandiamo ad un post a lui dedicato (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/10/lislam-in-india-dalle-prime-invasioni.html).
Il figlio di Akbar, Jehangir, non fu altrettanto illuminato
come il padre ed i suoi 22 anni di governo (dal 1605 al 1627) sono ricordati
essenzialmente per aver stabilito i primi contatti con gli inglesi.
Il quinto sovrano Moghul, Shah Jahan, regnò per ben 31
anni, prima di essere deposto dal suo stesso figlio Aurangzeb, ed è noto per i
suoi contributi all’arte, su tutti il Taj Mahal di Agra.
Aurangzeb salì al trono nel 1658 ed il suo regno durò ben
49 anni, trascorsi in gran parte ad espandere l’impero, combattere i ribelli Maratha
(una casta di guerrieri del Maharashtra) nel centro dell’India e a distruggere
templi indù.
La sua nota intransigenza fu infatti una delle cause delle
difficoltà a governare su un impero così grande ed alla sua morte, nel 1707, lo
lascerà al figlio, Bahadur Shah I, in pessimo stato.
Anche l’arrivo degli inglesi influì sul declino dell’Impero
Moghul, iniziando con la sconfitta nella battaglia di Plassey (1757),
combattuta dal Nababbo del Bengala (vassallo Moghul) insieme ai francesi, e che
sancirà l’inizio del dominio britannico in India.
A parte questo episodio, i Moghul vennero inizialmente
aiutati dalla Compagnia Britannica delle Indie Orientali nelle guerre contro i
Maratha, ma verranno liquidati nel 1858, quando la corona reale inglese
prenderà il controllo dell’India.
Dopo i Moghul
Durante l’occupazione britannica, i sovrani locali, sia
indù che mussulmani, divennero vassalli, ma mantennero i propri diritti a
governare, fino al 1947, con la dipartita degli inglesi, la spartizione del
subcontinente e la formazione dell’India, che revocò ogni sovranità all’interno
del paese.
In particolare i regnanti mussulmani più potenti del tempo
erano quelli del Gujarat e di Hyderabad, che inizialmente avevano deciso di
essere accorpati al Pakistan.
Si trattava però di regni con sovrani mussulmani, ma popolazioni
induiste creando situazioni piuttosto delicate.
Il Nababbo di Junagarh, in Gujarat aveva scelto di cedere i
suoi territori al Pakistan, ma a causa della rivolta dei sudditi a maggioranza
indù, l’esercito indiano intervenne, il
Nababbo scappò in Pakistan ed il Gujarat venne annesso all’India.
I Nababbi di Hyderabad scelsero di rimanere indipendenti,
decisione che chiaramente non piacque all’India che circondandone tutto il
territorio compì una veloce campagna militare ed in appena cinque giorni, il
Nizam di Hyderabad si arrese.
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