venerdì 9 giugno 2017

Il trekking dell'Helambu, III-IV tappa Kutumsang-Mangengoth-Tharepati

Il lodge di Mangengoth
Il terzo giorno del trekking dell’Helambu prevede il lungo spostamento da Kutumsang, a 2.470 m s.l.m., fino al punto più alto di tutto il percorso, il passo/paesino di Tharepati, a 3.690 metri di altitudine.
Considerando però la fatica accumulata dalle due precedenti ed impegnative tappe, nonché la rarefazione dell’aria, conviene fare una sosta al passo Mangengoth (3.420 metri di altezza), situato a circa metà strada, e dove sono presenti alcuni gradevoli lodge.

Lasciato il paesino di Kutumsang ed abbandonando la strada sterrata, il sentiero sale impietoso tra foreste di rododendri e conifere, senza incontrare alcun insediamento umano di nota.
Ma proprio poco prima di perdere ogni speranza, dopo circa 4/5 ore di cammino, in cima ad una ripida erta franosa, si giunge all’Hotel Green View and Lodge di Mangengoth, situato all’imboccatura di una gradevole valletta verdeggiante, superata la quale si apre una grande radura tra il bosco, che ospita altri due semplici ma comodi lodge.
Sostanzialmente il primo viene frequentato da chi proviene da Sundarjal, mentre gli altri due accolgono prevalentemente escursionisti che scendono, in direzione opposta, dal trekking del Langtang.
Entrati ormai definitivamente in territorio sherpa, l’Hotel Green View and Lodge è attualmente gestito da un gentile ragazzo di 17 anni, insieme all’anziana nonna, ed oltre a piccole ma curate stanze, ospita una coloratissima sala da pranzo, riccamente adornata da decorazioni buddiste e vari oggetti religiosi.

Dopo una notte ristoratrice a Mangengoth, si procede quindi verso Therapati, con uno sbalzo altimetrico di circa 250 metri, dai 3.420 ai 3.690.
Purtroppo però il sentiero taglia attraverso le colline salendo e scendendo continuamente, tra rigogliosi boschi, ma anche piccole e desolate pietraie.
A circa un’ora da Tharepati, che già si intravvede in lontananza, è presente una grande frana, che ha spazzato via alcune decine di metri di sentiero, che ora è ridotto ad una sottile striscia irregolare, molto friabile, fiancheggiato da una profonda scarpata.
L’essere ormai arrivati nei pressi della meta si rivela comunque un ottimo sprono per compiere l’ultimo sforzo fisico e di concentrazione, per poi coprire l’ultima tratta che prosegue in leggera discesa attraverso il bosco.

Il lodge di Tharepati, sotto un'acquazzone ma con la vista delle montagne in lontananza
Il passo di Tharepati si trova nel punto in cui il trekking dell’Helambu incontra la deviazione che collega questo percorso con quello del Langtang passando attraverso i laghi sacri di Gosainkund, e da molto tempo ospita quindi rifugi per gli escursionisti.
Purtroppo il terremoto del 2015 ha distrutto le 4-5 costruzioni sparse lungo il crinale, risparmiandone solo una, adagiata su un prato scendendo di alcuni metri sotto il livello del sentiero; oltre ad aver subito meno gli effetti delle scosse, questa posizione offre anche un miglior riparo dai gelidi venti, seppur l’esposizione al sole sia minore e la vista sulle montagne molto ridotta.
Nei pressi del bivio verso il Langtang, si trova invece un lodge dove il terremoto ha distrutto la costruzione che ospitava le stanze per gli escursionisti, ma ha risparmiato l’edificio dove si trovano le stanze dei gestori, la cucina e la sala da pranzo.
Grazie a questo è già stata ricostruita una piccola casetta di legno e pietra con quattro comode stanzette ed un piccolo bagno.

Nonostante ci si trovi nel punto più remoto del trekking, presso il Sumchho Top Lodge anche il cibo è sorprendente buono, come del resto lungo tutto il percorso.
Il piatto tipico nepalese è il dal-bhat, lenticchie e riso, abbreviazione di dal-bhat-tarkari, con tarkari che significa verdure, nel caso specifico delle montagne, patate speziate con qualche verdura a foglia.
Seppur alla lunga possa risultare monotono, l’abbondanza con la quale vengono serviti e rabboccati garantisce comunque una sicura sazietà.
Come alternativa, seppur alcuni lodge propongano improbabili menù, ci si può rifugiare in un piatto di noodles, sia saltati in padella con le verdure, sia in zuppa, ma per dare una decisa sterzata all’apporto proteico ci si può affidare anche a reperibilissime, fresche e comode uova, sode, fritte o sotto forma di omelette.
Una sezione dei menù piuttosto utile è quella riservata alle patate, l’unico ortaggio coltivabile in queste condizioni climatiche: bollite, fritte, saltate, con o senza uova, le porzioni sono sempre molto abbondanti e soddisfacenti.

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