giovedì 7 aprile 2016

La città di Kolkata

Contrariamente alla maggior parte dei più grandi centri urbani dell’India, che spesso affondano le radici nella notte dei tempi, Kolkata (fino al 2001 anglicizzato in Calcutta) è una città piuttosto giovane, essendo stata fondata dagli inglesi nel non lontano 1690, quando il Nababbo del Bengala, vassallo dell’Impero Moghul, concesse alla Compagnia delle Indie Orientali una licenza commerciale.
Originariamente furono uniti tre piccoli villaggi di pescatori tra cui Kalikata, da cui deriva una delle due più probabili etimologie del nome della città, insieme a quella proveniente dalla presenza, sempre in quell’area, di un importante santuario dedicato alla dea Kali e chiamato Kalighat Kali Mandir.
Nel 1756 a causa di sempre più frequenti evasioni fiscali ed una progressiva militarizzazione dell’area da parte degli inglesi, il nababbo riprese il controllo della città, per perderlo definitivamente l’anno dopo, in seguito alla Battaglia di Plassey (circa 150 km a nord di Kolkata), che vide la Compagnia delle Indie Orientali sconfiggere definitivamente una coalizione formata dal Nababbo del Bengala e la Compagnia delle Indie francese.
Dopo questa importante vittoria, lo sviluppo economico di Kolkata crebbe enormemente, soprattutto grazie ad un attivissimo porto, fino ad essere eletta, nel 1772, capitale dell’Impero Britannico in India e diventando una delle città più grandi e prospere al mondo.
La sua fortuna iniziò a girare all’inizio del ‘900 per numerosi motivi: il progressivo indebolimento dell’Impero Britannico, dovuto in gran parte alla I Guerra Mondiale; l’apertura di nuove rotte commerciali; ed il parziale interramento del porto, dovuto ai numerosi detriti portati dal fiume Hoogly, a causa del quale le navi che potevano accedervi divennero sempre più piccole e meno redditizie.
A questi fattori, dopo l’indipendenza dell’India, si aggiunse il sovrappopolamento, causato, oltre che da dinamiche socio-culturali comuni a tutto il paese, anche da due avvenimenti storici di notevole entità.
Il primo, nel 1947, fu la divisione del sub-continente indiano in Pakistan Occidentale, India e Pakistan Orientale (l’attuale Bangladesh), e seppur nel confine presso Kolkata non si verificarono i sistematici e terribili episodi di violenza comuni al confine con l’odierno Pakistan, la città subì un enorme flusso migratorio che mise in gravi difficoltà le già precarie infrastrutture.
La seconda grande ondata migratoria avvenne nel 1971 durante la guerra tra i due Pakistan, terminata con la secessione di quello orientale e la creazione del Bangladesh.
Al giorno d’oggi Kolkata è tristemente nota per la povertà, il traffico e l’inquinamento, ma grazie ai recenti progressi dell’economia indiana iniziati negli anni ‘90, sta lentamente uscendo dalla vera e proprio morsa di miseria che l’aveva stretta nei precedenti 40-50 anni.
Nonostante la storia relativamente recente, Kolkata, tra l’altro, possiede numerosi siti di un certo interesse storico-artistico, e soprattutto un distintivo carattere anglosassone, dato dai numerosi palazzi in perfetto stile vittoriano, senza contare alcuni esotici e pregevoli edifici in stile indo-saraceno.
Tra i luoghi che menzioneremo brevemente in questo post: il Victoria Memorial, la St. Paul Cathedral, la piazza BBD Bagh, i giardini botanici e l’Asian Museum; ma meritano una visita anche l’attivo ed affollato tempio di Kalighat, il grande e tranquillo complesso religioso di Dakshineswar, situato sulle sponde del fiume, e l’originale tempio Jaina dedicato a Parshvanath, 23esimo e penultimo tirthankar (profeta) del jainismo.

Il Victoria Memorial si trova nella zona sud del Maidan, un gigantesco parco diviso in varie sezioni e giardini, in un’area particolarmente tranquilla e ben curata.
Ottimo esempio di revival dello stile indo-saraceno, è costruito interamente in marmo bianco ed ospita al suo interno un museo dove sono esposti vari oggetti del periodo coloniale britannico.
Bisogna ricordare infatti che, nonostante il risultato estetico-artistico sia piuttosto piacevole, come anche passeggiare nel suo grande e ordinato giardino, il monumento venne eretto per il poco edificante motivo di mostrare la potenza e le capacità dei colonizzatori.

Altro significativo esempio dell’eccentrica architettura di Kolkata è la St. Paul Cathedral, in perfetto stile neogotico, decisamente inusuale in questa parte del mondo.
Costruita con lo scopo di sostituire la precedente cattedrale di St. John diventata ormai troppo piccola per la crescente popolazione inglese, venne consacrata nel 1857 ed è ancora oggi il centro della piccola ma attiva comunità cristiana della città.
Oltre a questa cattedrale, in giro per Kolkata è facile incontrare piccole chiese, magari senza grandi pretese artistiche, ma che si inseriscono piuttosto bene tra l’originale architettura della città.

La BBD Bagh è una grande piazza formata da un piccolo lago artificiale rotondo, chiamato Lal Dighi, attorno al quale sono stati edificati dei grandi palazzi adibiti all’amministrazione dell’impero e che ancora oggi sono occupati da importanti istituzioni del governo del Bengala Occidentale.
Nonostante si trovi in pieno centro città e sia da anni oggetto di attenzioni indesiderate da parte di potenti gruppi edilizi che vorrebbero sfruttare quel grande spazio, la sopravvivenza del Lal Dighi sembra garantita, almeno per l’immediato futuro, grazie al fatto che il corpo dei pompieri della città lo ritiene una fondamentale risorsa d’acqua d’emergenza in casi di incendio.
Tra gli edifici principali: il gigantesco Writer’s Building, l’Ufficio Postale, l’Ufficio del Telegrafo ed il Royal Exchange Building, ancora oggi sede della borsa e della Camera di Commercio del Bengala.

I giardini botanici sono situati sulla sponda opposta del fiume Hoogly, in una grande area verdeggiante, e sono piuttosto famosi per la presenza di un esemplare di baniano (ficus benghalensis) che viene considerato l’albero con la chioma più grande al mondo.
La particolarità di questa originale specie di alberi sono le radici aere che scendono, simili a liane, dai rami più bassi, a circa 3-4 metri da terra, quindi si infilano nel terreno e sviluppano come piccoli tronchi.
Per questo motivo, più che un albero, il gigantesco esemplare di Kolkata sembra una piccola foresta e nonostante il tronco principale sia stato rimosso molti anni fa a causa di un fungo, l’albero al momento gode ancora di ottima salute.
Oltre a questo magnifico baniano si possono chiaramente ammirare altri interessanti esemplari di alberi e piante, seppur la cronica assenza in India di cartelli esplicativi e segnaletica, non permette di migliorare molto le proprie conoscenze botaniche.
In ogni caso è davvero piacevole camminare tranquillamente negli ampi viali, cercando magari di addocchiare qualche furtivo sciacallo, uccelli di varie specie o qualcuno dei numerosi serpenti che vivono nell’area.

Infine l’Asian Museum, noto per essere uno dei più grandi musei dell’Asia, ma anche per la scarsa manutenzione e lo stato di quasi totale abbandono in cui versano alcune collezioni.
Ciononostante, è piuttosto piacevole passeggiare tra le grandi stanze del gigantesco palazzo dove è ospitato, che conservano una vastissima gamma di reperti ed opere d’arte, in particolare alcune delle numerose antiche statue a tema religioso sono decisamente pregevoli.

Uno dei motivi per cui questo museo è molto popolare tra i visitatori stranieri è che si trova ad un angolo di Sudden Street, la via principale dell’area turistica, quindi risulta essere molto comodo da raggiungere.

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