venerdì 15 aprile 2016

La dea Vindhya Vasini ed il suo tempio di Pokhara


Vindhya Vasini è uno dei tanti nomi con i quali è conosciuta la divinità induista Kali.
Come si deduce anche dall’etimologia del nome, che letteralmente significa “Colei che risiede nelle Vindhya”, questa sua rappresentazione si riferisce alla forma che la dea ha assunto durante un episodio mitologico avvenuto appunto nella regione della catena delle colline Vindhya.
Quest’ampia area geografica, che si estende a sud della pianura gangetica fino al centro dell’India, è collegata storicamente al culto della dea Kali anche per la presenza nella zona dei noti Thug, bande di pericolosi rapinatori che sacrificavano le loro vittime a Kali, e debellati definitivamente dagli inglesi un paio di secoli fa.
Oggigiorno, il nome di Vindhya Vasini è legato a un importante tempio a lei dedicato, situato nella cittadina di Vindhyachal, di nuovo dalla significativa etimologia, “L’area sotto alle Vindhya”, dato che si trova proprio tra il Gange e l’inizio della catena collinare.
Al di fuori di questa zona, i templi dedicati a tale aspetto di Kali sono piuttosto rari: un piccolo ma attivo tempio di Vindhya Vasini si trova a Benares, situata a meno di 100 km da Vindhyachal, mentre un secondo, molto popolare, si trova nella turistica città di Pokhara, in Nepal.

Appena fuori dalla zona che anticamente costituiva il centro abitato, si trova il tempio di Binde Basini (dal nome leggermente diverso a causa di piccole differenze nella pronuncia nepalese dei caratteri devanagari), situato al centro di un piccolo complesso di templi, in cima ad una bassa collina, col panorama del complesso dell’Annapurna e il Monte Macchapuchree che svettano sullo sfondo.
La costruzione che ospita la statua della divinità è piuttosto modesta, sia per quanto riguarda le dimensioni, alquanto ridotte e poco più che sufficienti a contenere l’immagine sacra, sia per quanto riguarda l’architettura, che stranamente non è un esempio del meraviglioso ed elaborato stile nepalese a pagoda, ma è una costruzione bianca ottagonale abbastanza sobria in stile simil-moghul, col tetto a forma di fiore di loto rovesciato.
L’unica caratteristica esteriore di particolare rilievo artistico, e chiaro tocco nepalese, è il torana, la lastra d’ottone a forma di semicerchio, posta al di sopra dell’entrata, dove è rappresentata la divinità munita di 8 braccia, fiancheggiata dai suoi due attendenti: Kal Bhairo (una rappresentazione terrifica di Shiva) e Hanuman (la nota divinità induista dalle sembianze scimmiesche).
All’interno è custodita una bella statua dorata raffigurante Vindhya Vasini, nello stesso stile abbastanza caratteristico delle sculture dei templi della zona di Vindhyachal, anche se, come nel caso della sua sorella indiana, è quasi impossibile riuscire a scorgere molti particolari, esclusi quelli del viso, dato che il resto della figura è sempre coperto da ghirlande di fiori.
Semplici cestini contenenti vari tipi di collane di colorati fiori di montagna con cui adornare la dea sono infatti l’offerta più comune, seppur, poco lontano, vi sia anche una zona dedicata a meno pacifici sacrifici animali.

Oltre al santuario principale, nel complesso sono presenti: un tempio dedicato a Ganesha, situato proprio in cima alla scalinata e prima del tempio di Binde Basini (in quanto Ganesha viene tradizionalmente salutato per primo); un moderno tempio, ma in stile antico, dedicato a Vishnu, nella sua forma di Narayan; ed infine un tempio shivaita dove il dio viene venerato sotto forma di un grande lingam (simbolo fallico) in pietra.
Un’altra piccola relazione religiosa tra quest’area del Nepal e l’India, la si può notare anche dal nome del famoso complesso di montagne dell’Annapurna, che deriva da una divinità femminile, tutelare della sacra città di Benares.

Il suo aspetto, nel quale è spesso raffigurata nell’iconografia popolare indiana, è quello di una donna in piedi davanti alla porta di casa, mentre offre del cibo a Shiva, nella sua forma di asceta mendicante: Annapurna significa infatti Colei dalla Forma del Cibo.

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