giovedì 14 aprile 2016

Lingua e cultura bhojpuri

La lingua bhojpuri è uno dei numerosi idiomi parlati nel subcontinente indiano.
Con un bacino di parlanti di circa 38 milioni è la 28esima lingua più diffusa al mondo, seppur al momento non sia ancora riconosciuta tra le 22 lingue ufficiali della costituzione indiana.
Originaria della zona dello stato del Bihar, viene parlata diffusamente anche negli stati limitrofi, quali l’Uttar Pradesh, il Jharkhand, il Bengala Occidentale e nelle pianure del Nepal.
A questo bisogna aggiungere la diaspora dei biharesi che per sfuggire alla grave povertà in cui versa storicamente lo stato del Bihar, noto per essere uno dei più arretrati dell’India, sono emigrati sia in numerosi stati indiani, soprattutto del nord, ma anche all’estero, in particolare in piccoli stati centro-sud americani come Guyana, Suriname e Trinidad e Tobago, nonché sulle isole Mauritius e Fiji.
È un fenomeno noto che nelle grandi metropoli indiane del nord, quali Delhi, Kolkata e Mumbai, una percentuale molto elevata di autisti, muratori ed aiutanti domestici provengono dal Bihar.
Questa diaspora ha favorito la diffusione della lingua bhojpuri e in generale della cultura del Bihar che, come ogni stato indiano, possiede proprie tradizioni peculiari.
Purtroppo al giorno d’oggi l’immagine stereotipata del biharese non è lusinghiera, in quanto vengono dipinti come persone rozze di poca cultura, mentre la realtà chiaramente non è proprio così ed anzi, grazie a lenti ma continui miglioramenti, il Bihar può essere considerato uno degli stati indiani emergenti.
Quello che infatti non manca di certo ai biharesi è l’intraprendenza, che seppur dettata inizialmente dalla necessità, ne fa comunque persone molto attive e creative.
Numerosi esempi possono essere presi dalle arti come la musica ed il cinema bhojpuri, che seppur non raggiungano risultati qualitativamente eccelsi, sono comunque dotati di un proprio carattere e della oggigiorno rara qualità dell’originalità.

Come esempio portiamo una popolarissima canzone, “Ganesha ke Mummy”, pubblicata qualche anno fa, che mostra alcune delle caratteristiche peculiari della cultura bhojpuri.
Chiaramente non vogliamo a nostra volta stereotipare i biharesi, ma il fatto che questo pezzo abbia così tanto successo, mostra come essi stessi riescano ad identificarsi facilmente con i temi trattati (non ce ne vogliano quindi eventuali, seppur improbabili, lettori del Bihar).
La lingua chiaramente è bhojpuri che, come gran parte delle lingue del nord dell’India, fa parte della famiglia indo-ariana e vanta quindi notevoli somiglianze con gli idiomi parlati nelle zone confinanti con il Bihar quali l’hindi a sud e ad ovest, il nepali a nord e il bengalese a est.
La musica è tipicamente biharese, grezza ma anche energetica, vigorosa e, seppur di non eccelsa qualità, possiede decisamente più carattere, ad esempio, delle ultime creazioni provenienti dal mainstream indiano di Bollywood dove le canzoni tendono ad assomigliarsi e ad essere, in generale, ben poco originali.

Il tema trattato è un tenero litigio tra il dio Shiva e sua moglie Parvati, che affettivamente si chiamano l’un l’altro “Mamma di Ganesha” e “Papà di Ganesha” (essendo Ganesha loro figlio), da cui il titolo “Ganesha ke Mummy”, dove tra l’altro va notato il sincretismo linguistico tra bhojpuri e inglese.
La simpatica diatriba inizia con Parvati che porta a Shiva un piatto di dolci che Egli però rifiuta “Non mangerò koa, mewa, né misri e malai. Prima macinami del bhang (una pasta a base di pianta di marijuana da ingerire di cui Shiva è un grandissimo consumatore). Dai Mamma di Ganesha, macinami un pao di bhang”. (un pao corrisponde a due etti e mezzo, che è molto visto che i comuni mortali ne consumano qualche grammo).
Parvati però rifiuta adducendo come scusa che per macinare così tanta pasta di bhang ci vuole molto tempo, lei è stanca e ha male alle braccia, quindi afferma decisa “Papà di Ganesha, io non macinerò il bhang”. (Eh, Ganesha ke Papa, hamse bhong pisa hi na).
Shiva insiste e Le dice “No, non mangerò i dolci, perché ormai nella mia mente c’è il sapore del bhang. Ascolta quello che dico e rimuovi in fretta i dolci”.
Ma Parvati risponde col suo ritornello “Eh, Papà di Ganesha, io non macinerò il bhang”.
Shiva allora cerca di convincerla con l’ironia “Dai Governo, acconsenti!”. (Eh sarkar, man jal jao)
Parvati, risoluta, cerca quindi di spiegarGli il perché “No, non macinerò. Anche se diventasse notte o se dovessi arrabbiarti. Se tu assumerai bhang, i tuoi occhi diventeranno rossi, sarai inebriato e stanco, e a me questo non piace. Quindi, Papà di Ganesha, io non macinerò il bhang”.
Shiva, molto divertito dalla situazione, propone un compromesso “Allora portami la ganja (marijuana da fumare) che per prepararla ci vuole meno lavoro e riempimi quattro chilum (altra dose “sovrannaturale”). Dai, Mamma di Ganesha, preparami la ganja”.
Quindi il dialogo continua fino al termine con il refrain di Shiva che si rifiuta di mangiare i dolci e chiede il bhang, ma Parvati a sua volta rifiuta di prepararglielo.

Il video, che ritrae le due divinità in un simpatico quanto improbabile siparietto, è girato in un tempio dedicato a Rama, davanti ad un gruppo di eccitatissimi devoti; tra cui un santone che per stare in tema con la canzone fuma platealmente un chilum.
Gli attori che rappresentano Shiva e Parvati, pur non essendo il massimo dell’arte recitativa, hanno il dono di una notevole espressività del viso: lo sguardo bonario e malandrino di Shiva è sicuramente in sintonia sia con la divinità che con la situazione.
Parvati, dal canto suo, è il ritratto della moglie amorevole e devota che però insiste nella propria convinzione che bhang e ganja facciano male a suo marito.
Questo messaggio, all’apparenza solo goliardico, ha invece una certa importanza sociale, in quanto la canzone è stata concepita proprio per sensibilizzare gli ascoltatori sul problema delle dipendenze, in particolare quella dell’alcohol che oggigiorno sta prendendo sempre più piede proprio negli stati emergenti come il Bihar.
In realtà, infatti, il consumo di bhang e ganja, nella cultura indiana, non è così malvisto e il fatto stesso che Shiva ne sia un grande consumatore è indicativo, mentre l’alcohol viene meno tollerato poiché, a ragion veduta, procura molti più problemi, soprattutto in un paese come l’India dove il consumo di bevande alcoliche non fa propriamente parte della cultura.
I disagi causati dell’alcolismo cadono sui più deboli, cioè donne e bambini, e diventa quindi dovere delle mogli mettere in guardia i mariti sulle conseguenze.
Per chiudere, prima di lasciare spazio alla visione del video, un cenno ed un plauso ai due appassionati cantanti, ripresi più volte durante la loro performance.

http://www.youtube.com/watch?v=MqE1w5wI5Jc

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