lunedì 27 giugno 2016

Breve cenno ai siddhi

La parola sanscrita siddhi, già ricca di molteplici significati, in un contesto religioso indù viene usata per definire qualunque abilità soprannaturale, in pratica la capacità di compiere miracoli.
Questa si può ottenere sostanzialmente in due modi: attraverso la devozione verso Dio o una divinità, oppure praticando rituali “magici”.
Il primo metodo è sicuramente quello più elevato, grazie alla devozione infatti è possibile ridurre il proprio ego per permettere a Dio stesso di operare al suo posto.
Il mutamento dell’individuo è tale che per lui le leggi della natura perdono significato, come travolte dalla potenza dell’amore di Dio.
I miracoli della tradizione cristiana, a partire da Gesù, fanno tutti parte di questa categoria.
Quando Gesù guardava un malato era Dio-padre che guardava Dio-figlio e non potendo sopportare un figlio soffrire, la forza del Suo amore faceva sì che il malato guarisse.

Al contrario, ottenere i siddhi attraverso la magia ha, in genere, scopi molto egoistici.
I manuali tantrici descrivono innumerevoli rituali per ottenere successo, soldi, figli, salute, nonché per ostacolare gli altri, causandogli problemi, malattie e perfino la morte.
La limitazione di questo tipo di superpoteri, oltre che morale, è data anche dal fatto che essi vanno raggiunti uno alla volta, attraverso lunghi e complicati rituali, mentre con la devozione e la susseguente purificazione dell’ego non vi è limite alle capacità che si possono ottenere.
Certo l’abilità di guarire i malati o resuscitare i morti richiede un particolare livello di purificazione e di identificazione con Dio, ma esistono anche altri siddhi, che potremmo definire minori, ottenibili attraverso pratiche molto più “semplici”.

Semplici, chiaramente, dal punto di vista dell’apprendimento del processo ma pur sempre difficilissimi nell’applicazione.
Ad esempio, in India, capita spesso di sentir dire che quando una persona dice sempre la verità, dopo un po’ quello che dice si avvera.
Il concetto d’altronde sembra logico, seppur sia altrettanto evidente quanto sia decisamente arduo dire sempre la verità.
La difficoltà più grande è quindi tenere sotto stretto controllo l’ego, dato che quando non si dice la verità in genere è per fini egoistici.

Discorso molto simile può essere fatto anche per un altro super-potere molto “popolare”: la capacità di predire il futuro.
Per ottenere la quale bisogna “semplicemente” accettare sempre quello che ci riserva il destino.
In questo modo, col tempo, si dovrebbe arrivare a conoscere i meccanismi del fato, come esso opera, per cui risulterà piuttosto naturale capire cosa succederà.

Anche in questo caso è evidente come alla base vi debba essere una completa fiducia in Dio e un perfetto controllo dell’ego.

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