Panoramica dell'area del Naya Ghat |
Ayodhya è una cittadina sacra indiana di circa 60.000
abitanti, situata nello stato dell’Uttar Pradesh, lungo
le sponde del fiume Sarayu.
La sacralità le è data dall’essere considerata il luogo
natale del dio Rama, sesta incarnazione di Vishnu, e la capitale del suo regno.
Storicamente, Ayodhya era già un centro urbano di una certa
importanza durante il periodo delle Mahajanapada, repubbliche oligarchiche che
regnarono sul nord dell’India dal VI al IV secolo a.C. e mantenne un ruolo
prominente nell’area circostante fino alle prime invasioni mussulmane.
Che culminarono tragicamente sotto il primo imperatore
Moghul, Babur, che distrusse il tempio indù edificato sul luogo di nascita di
Rama, per costruirvi sopra una moschea.
Successivamente Ayodhya perse parte della sua importanza
religiosa, seppur vennero fatti dei tentativi da parte degli indù di riprendere
possesso dell’area sacra della città, rendendola un luogo molto caldo nelle
relazioni conflittuali tra indù e mussulmani.
Tensioni che purtroppo aumentarono nel 1992 quando un
raduno politico della destra nazionalista indù degenerò fino alla distruzione
della moschea Babri Masjid per installarvi un’immagine del dio Rama.
Questo scatenò scontri tra le due fazioni in tutta l’India,
che causeranno la morte di circa 2.000 persone, di cui quasi la metà nella
città di Mumbai.
Per cercare di trovare una soluzione tollerabile, nel 2003
vennero compiuti degli scavi, per verificare l’effettiva pre-esistenza di un
tempio indù sul luogo dove sorgeva la moschea, e seppur i risultati non furono
del tutto conclusivi permisero alla Corte Suprema di Allahabad di emettere un
verdetto nel 2010, col quale l’area venne legalmente divisa in tre parti: una ad
un’organizzazione mussulmana, una all’associazione indù per le promozione del
culto di Rama ed una ad un’altra associazione indù che reclamava l’originale
possesso dell’area.
Panoramica dell'area del Naya Ghat |
Per il momento le tensioni sembrano essersi assopite, anche
perché, nonostante il verdetto apparentemente favorevole, le associazioni indù
non hanno ancora ricevuto il permesso di costruire un tempio e promuovere religiosamente
l’area, proprio per non esacerbare gli animi dei mussulmani, già indispettiti
dalla soluzione a loro sfavorevole.
Bisogna anche ricordare che effettivamente la moschea era
stata da tempo quasi disertata e non veniva utilizzata per il culto, mentre gli
indù continuavano a venerare, moderatamente, una collinetta di fango, dove si
ritiene sia nato Rama.
Probabilmente con il tempo ed una accorta diplomazia,
l’area sarebbe di nuovo rientrata sotto l’influenza induista, ma l’occasione venne
sfruttata a scopi politici per rivitalizzare i partiti della destra
nazionalista indù, che in effetti riuscirono almeno in parte nel loro intento.
Pare infatti che il piano di distruggere la Babri Masjid
fosse noto alle autorità da mesi, ma il Partito del Congresso, al tempo al
governo, decise di non intervenire, sicuro di guadagnare dall’ondata di sdegno
nei confronti degli avversari, che invece fu molto affievolita.
Bisogna ricordare che i mussulmani rappresentano solo il 14%
degli indiani, mentre gli indù sono circa l’80%.
Al giorno d’oggi Ayodhya è una tipica cittadina sacra
indiana, situata in una zona fortemente depressa e sovrappopolata, quindi
risulta alquanto caotica, sporca ed arretrata.
Seppur molti dei numerosi templi siano in cattive
condizioni, le numerose guglie che svettano sopra le case danno un gradevole
tocco alla città, soprattutto nell’area del Naya Ghat, dove si trovano delle
interessanti scalinate per accedere alle acque di un braccio del fiume Sarayu.
Qui, secondo la leggenda, il dio Rama lasciò il proprio
corpo, immergendosi nel fiume, e nei pressi si trova un antico tempio dedicato
a Nageshwarnath, Shiva Signore dei Serpenti, che, sempre secondo la leggenda,
venne fatto costurire da Kush, uno dei due figli di Rama.
Tipici vicoli di Ayodhya |
Tra i templi, il più visitato è sicuramente l’imponente Hanuman
Garhi, costruito su una collinetta al centro della città.
Dotato di possenti mura che gli danno l’aspetto di una piccola
fortezza, è dedicato al dio scimmia Hanuman, devoto di Rama per eccellenza, che
pare abbia vissuto in una grotta situata in questo posto, mentre faceva la
guardia al luogo di nascita di Rama che si trova non molto lontano.
Il Ram Janam Bhumi, il luogo di nascita di Rama, detto
anche Ram Kot, è un luogo sicuramente interessante, sia da un punto di vista religioso
quanto storico-sociale, anche se in realtà non c’è quasi nulla da vedere.
La militarizzazione dell’area è fortissima, seppur non si
respiri un’aria pesante, anzi, al di fuori dei giorni di festa, la visita
risulta essere particolarmente tranquilla e ben organizzata.
All’interno non è permesso portare nulla, a parte soldi,
chiavi e un pacchetto di offerte, quindi bisogna lasciare i propri averi in una
stanza poco lontano, dove verranno conservati per poche rupie.
Superata la prima accurata perquisizione, si prosegue per
una cinquantina di metri, fino ad un secondo posto di controllo, dopo il quale
il percorso si snoda all’interno di una gabbia di metallo, che passa tra anonime
costruzioni in rovina, si viene perquisiti minuziosamente altre due volte, fino
a trovarsi a pochi metri da una montagnetta sulla quale si trova una tenda che
ospita una piccola statua di marmo di Rama bambino, che marca il luogo di
nascita della divinità.
Dopo aver porto un veloce saluto al dio e lasciate alcune
rupie nelle urne apposite, ci si avvicina al sacerdote per dargli le offerte, che
vengono restituite santificate, e si riprende il lungo percorso all’interno
della gabbia fino a ricongiungersi con la strada dalla quale si era arrivati.
Il tutto circondati da poliziotti e militari muniti di
kalashnikov e mitragliette, oltre che di pistole, altri fucili e lunghi
bastoni, che vengono usati solo per allontanare le scimmie più curiose tra la
moltitudine di quelle che, come in tutta Ayodhya, in barba a precetti religiosi
e leggi laiche scorazzano e defecano indisturbate un po’ ovunque.
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