Il Victoria Public Hall di Chennai |
Con il declino della dinastia Moghul, iniziato alla morte
dell’imperatore Aurangzeb nel 1707, ed il lento affermarsi dei colonizzatori
britannici, per molti anni la produzione architettonica del subcontinente
indiano venne limitata a piccole e grandi fortezze, molto utili in un periodo
storico alquanto bellicoso.
Quando infine gli inglesi riuscirono a tenere sotto stretto
controllo l’intero subcontinente, grossomodo dopo la rivolta indiana del 1857,
ricominciarono le grandi opere di architettura, con l’affermazione di un
originale stile chiamato revival indo-saraceno.
Alternativamente viene detto Moghul-gotico o indo-gotico,
per indicare la commistione tra elementi locali ed europei, in particolare gli
stili gotico e neoclassico, che erano i più diffusi a quel tempo.
Essendo opere costruite dagli inglesi non si può parlare
propriamente di architettura indo-islamica, ma ne rappresentano artisticamente
l’evoluzione.
Grazie alle notevoli estensioni dell’Impero Britannico nel
subcontinente indiano, ottimi esempi di revival indo-saraceno si possono
trovare in tutta l’India, ma anche in Pakistan, Bangladesh, Malaysia e perfino
l’Inghilterra stessa.
La maggior parte di questi grandi ed elaborati palazzi
avevano funzioni amministrative e pubbliche, ad esempio ospitare ministeri,
tribunali, stazioni ferroviarie o uffici postali, altri invece avevano funzione
di rappresentanza.
Kolkata
Probabilmente il miglior esempio di revival indo-saraceno
(e forse di architettura britannica in India) è il Victoria Memorial di Kolkata,
che non a caso venne fondata dagli inglesi e fu a lungo la capitale dell’India
Britannica.
Questo enorme edificio di marmo bianco è collocato
all’interno di un vasto e ben curato giardino ed aveva lo scopo, riuscito, di
esaltare il potere e le capacità dei colonizzatori.
Secondo alcuni lo stile è un connubio tra la St. Paul
Cathedral di Londra ed il Taj Mahal di Agra, e seppur in realtà non assomigli molto
a nessuno dei due, è comunque indicativo del pregevole sforzo nel mescolare
stili alquanto diversi.
Delhi
Anche Delhi fu per lungo tempo capitale dell’India
Britannica ma gli architetti inglesi che si prodigarono nella costruzione di
New Delhi non erano molto propensi ad utlizzare elementi locali e sono pochi
gli edifici che possono essere considerati revival indo-saraceno
Uno di questi è il Secretariat Building di Rajpath,
costruito nel 1912, composto da due blocchi separati (nord e sud) che ospitano
i ministeri indiani più importanti nonché l’ufficio del primo ministro, ed è
caraterizzato dalle piccole e graziose cupole di chiara origine indo-islamica.
Un altro ottimo esempio di revival indo-saraceno a Delhi è
l’Hyderabad Palace, fatto costruire nel 1928 dall’architetto Edward Luytens per
l’ultimo Nizam di Hyderabad, Osman Ali Khan.
Questi però non apprezzò lo stile, troppo occidentale per i
suoi gusti, e raramente lo utilizzò, mentre invece il Governo Indiano, a cui
passò nel 1948 con l’abolizione dei titoli nobiliari, sfrutta i suoi ampi ed
eleganti saloni per i banchetti ufficiali con i dignitari stranieri.
Mumbai
Grazie all’importanza commerciale, seppur non sia mai stata
capitale dell’India Britannica, anche Mumbai ha sempre attirato le attenzioni
degli inglesi, che vi costruirono numerosi edifici in perfetto stile revival
indo-saraceno.
L’esempio più caratteristico è la stazione ferroviaria Chhatrapati
Shivaji Terminus (precedentemente Victoria Terminus) di tale importanza
storico-artistica che dal 2004 fa parte dei monumenti protetti dall’UNESCO.
Costruita nel 1887 per commerorare il giubileo della regina
Vittoria, questa magnifica costruzione è influenzata da vari stili: gotico
vittoriano, gotico italiano e moghul.
Molto noto come simbolo della città di Mumbai, purtroppo
anche per essere stato al centro dell’attentato terroristico del 2008, è il
grande edificio che ospita il Taj Hotel, affacciato sul mare, nei pressi
dell’altrettanto famosa Gateway of India, altro ottimo esempio di revival
indo-saraceno.
Sempre a Mumbai non si può dimenticare anche il pregevole
palazzo che ospita l’Ufficio Postale Centrale, ispirato al Gol Gumbaz di
Bijapur (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/10/lislam-in-india-lo-stile-architettonico_31.html)
e dotato di un gigantesco salone, posto sotto alla grande cupola centrale.
Chennai
Il Ripon Building di Chennai |
Scendendo a sud, un’altra città che vanta un ricco passato
britannico è Chennai, al tempo Madras, dove oggi si possono ammirare ottimi
esempi di architettura indo-islamica.
La Senate House dell’Università di Madras, costruita tra il
1874 ed il 1879, è uno dei primi edifici in stile indo-saraceno d’un colore
rosso sbiadito, ricco di caratteristici archi e cupole, e dotato di un grande
salone centrale dall’altissimo soffitto.
Il Victoria Public Hall, costruito per il giubileo della
regina Vittoria e terminato nel 1890, è un grande palazzo rettangolare in
mattoni, dotato di una inusuale, quanto pregevole, torre “all’italiana” e di un
colonnato in stile corinzio.
Il Palazzo del Tribunale (Madras High Court), inaugurato
nel 1892, è caratterizzato dal colore rosso della muratura ed il bianco del
marmo di cupole, colonne e cornicioni che lo abbelliscono.
La Galleria d’Arte Nazionale è ospitata in un magnifico
edificio, in perfetto stile indo-saraceno, costruito nel 1906, ma purtroppo
chiuso dal 2004 a causa delle precarie condizioni della struttura.
Il grande palazzo bianco chiamato Ripon Building è forse
l’esempio più maturo di revival indo-saraceno, essendo stato completato nel
1913, e come tale mostra tutte le maggiori influenze tipiche di questo
originale stile.
Di base si tratta di architettura neoclassica, con
combinazioni di gotico, ionico e corinzio, senza dimenticare tocchi tipici
indo-islamici.
Sempre nel sud dell’India, merita un’ultima citazione il
Palazzo di Mysore, completato nel 1912 come residenza della dinastia Wodeyar
sovrani di Mysore.
Costruito in pietra, con cupole di marmo, questo palazzo a
tre piani è il risultato, ben riuscito, del connubio tra architettura indù,
islamica, rajput e gotica.
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