Navi della Compagnia Olandese dell'India dell'Est, in un dipinto del 1600 |
Grazie alle risorse del sottosuolo, soprattutto oro,
argento e pietre preziose, ed ai prodotti della terra, in particolare spezie,
l’India fin dall’antichità ha intrapreso estesi traffici commerciali.
Purtroppo, oltre ai mercanti, questa prosperità ha spesso
attirato anche le indesiderabili attenzioni di invasori stranieri, desiderosi
di appropriarsi di tali ricchezze.
Ad esempio, l’importanza dei traffici con l’India durante
il periodo delle colonizzazioni europee fu notevole e suffragata anche dal
fatto che questa fosse la meta originale del viaggio di Cristoforo Colombo.
Le potenze che ebbero modo di fondare dei propri domini in
India furono ben cinque, in ordine di apparizione nel subcontinente:
Portogallo, Olanda, Gran Bretagna, Danimarca e Francia.
Chiaramente non tutti ebbero lo stesso successo, quello di
olandesi e danesi ad esempio fu molto ridotto, mentre francesi, portoghesi e
soprattutto i britannici, fondarono colonie piuttosto stabili che rimasero in
loro possesso fino alla metà, ed oltre, del XX secolo.
Gli olandesi
L’occupazione di territori indiani da parte dell’Olanda
durò poco più di due secoli, dal 1605 al 1825.
Principalmente lo scopo della Compagnia Olandese dell’India
dell’Est era di rifornirsi di materiali tessili, ma col tempo iniziarono a
commerciare anche pietre preziose, seta, oppio e pepe.
I possedimenti olandesi erano infatti piuttosto sparsi, con
basi sulle coste del Gujarat, del Malabar (costa occidentale a sud di Mumbai),
del Coromandel (centro-sud della costa orientale) e del Bengala, senza
dimenticare l’isola di Sri Lanka, sottratta ai portoghesi nel 1656.
Nella seconda parte del XVIII secolo, gli olandesi
inziarono a perdere la loro influenza, fino ad essere sconfitti nella Battaglia
di Colachel (1741) dal re di Trevancore, che li scacciò definitivamente dalle
coste del Malabar.
Le basi di Coromandel e del Bengala furono invece cedute
agli inglesi nel 1825, dopo il trattato anglo-olandese del 1824.
A causa dei numerosi conflitti, soprattutto con i
portoghesi ed i britannici, gli avamposti olandesi (come del resto quasi tutte
le basi coloniali) venivano spesso fortificati ed alcune di queste
testimonianze sono rimaste fino ai giorni nostri.
In Gujarat gli olandesi fondarono solo alcune fabbriche a
Surat, Ahmedebad e Cambay, mentre scendendo lungo le coste del Malabar si
incontrano numerosi avamposti fortificati come: Fort Cochin, fondato dai
portoghesi ma sotto gli olandesi dal 1663 al 1795; anche Fort Cranganore, in
uso dal 1662 al 1770, ha origini portoghesi ma furono gli olandesi a rinnovare
la fortificazione ormai dilapidata; stesso destino per Fort Quilon, città
forticata passata dai portoghesi agli olandesi nel 1661 e conservata fino al
1795; Fort Pallipuram fu fondata dagli olandesi e conservata dal 1661 al 1789; infine
Fort Cannanore, sottratto ai portoghesi nel 1663 e retto fino al 1790.
Anche sull’opposta costa di Coromandel gli olandesi
fondarono numerose basi coloniali ed eressero alcune fortezze attive per circa
due secoli fino alla definitiva cessione nel 1825 ai britannici.
Fort Geldria di Pulicat fu a lungo il centro olandese più
importante sulle coste orientali della penisola indiana fino al 1690 quando il
quartier generale venne spostato a Nagapattinam, ottenuta dai portoghesi ed
infine persa contro i britannici nel 1781.
Altre fortezze olandesi su questa costa furono: Fort
Sadras, Fort Bheemunipatnam e Fort Jaggernaikpoeram, fondate rispettivamente
nel 1612, 1652 e 1734, ma cedute tutte ai britannici nel 1825.
I danesi
Vista di Tronquebar |
La colonizzazione dell’India da parte dei danesi durò dal
1620 al 1869, compreso un periodo di circa trent’anni, dal 1777 al 1814,
insieme alla Norvegia, che fin dai primi anni affiancò la Danimarca
nell’impresa.
Giunti nel subcontinente leggermente in ritardo, nel 1620 i
danesi-norvegesi stipularono un accordo con il re di Tanjore (nell’attuale
stato del Tamil Nadu), che gli garantì il villaggio di Tranquebar, il diritto a
costruirvi una fortificazione e di riscuotere le tasse.
Ben presto però queste prime basi danesi entreranno in
crisi finanziaria, anche perché gli interessi della Corona erano diretti alla
Guerra dei Trent’Anni che stava imperversando in Europa e dal 1640 al 1669 le
colonie verranno abbandonate a se stesse, subendo sconfitte e saccheggi sia
dagli olandesi che dai locali.
Nel 1668 il Governo Danese mandò ufficialmente una nave che
arrivò a Maggio dell’anno successivo, trovando ancora la bandiera danese che
sventolava sul Forte di Dansborg.
Sfruttando la base di Tranquebar, lentamente
riconquistarono terreno e poterono allargare i loro traffici con avamposti fino
al Bengala.
Durante le Guerre Napoleoniche i britannici attaccarono e
devastarono la Compagnia Danese dell’India dell’Est e nel 1815 occuperanno
addirittura Dansborg.
Il definitivo declino avverrà poi con la vendita di Serampore,
in Bengala nei pressi dell’attuale Kolkata, agli inglesi nel 1839, Tronquebar e
Frederiksnagore nel 1845 ed infine nel 1868 le Isole Nicobare, già abbandonate
dal 1848.
Tranquebar, oggi chiamata Tharangambadi, si trova sulla
costa orientale della penisola indiana, non molto lontano dallo Sri Lanka ed in
quanto roccaforte dei danesi in India, conserva ancora qualche testimonianza di
quel periodo.
L’opera principale fu sicuramente il Forte di Dansborg,
posto sul mare, a forma trapezoidale, costruito in perfetto stile danese, con
grandi saloni, colonnati e alti soffitti.
All’interno insieme ad alcuni edifici piuttosto ben conservati
si trovano ben due chiese, la Zion Church e la New Jerusalem Church fatte
costruire nel 1701 e 1718, dall’attivo missionario luterano tedesco Bartholomaus
Ziegenbalg, in perfetto stile danese.
Il cosiddeto Bungalow on the Beach, come suggerisce il
nome, è un’ampia palazzina a due piani nei pressi dell’oceano, costruita nel
XVIII secolo come residenza del Governatore dell’India Danese e successivamente,
dopo il passaggio ai britannici nel 1845, dell’amministratore inglese della
colonia.
Purtroppo tutti questi edifici furono severamente
danneggiati dallo tsunami del 2004, ma sono stati prontamente riparati, anche
grazie ad un rinnovato interesse da parte della Corona Danese verso i suoi
passati territori indiani.
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