Lord Clive incontra il Sultano del Bengala Mir Jafar, dopo la Battaglia di Plassey del 1757 |
Dal 1612 al 1757 la Compagnia Britannica delle Indie
Orientali si limitò a mettere le basi per il commercio stabilendo alcune
cosiddette “factory” (delle istituzioni per aiutare mercanti ed agenti
commerciali a portare avanti le proprie attività) e fondando le tre “Presidency
Town” di Madras, Bombay e Calcutta.
Dopo la vittoriosa Battaglia di Plassey del 1757, contro
gli eserciti congiunti dei francesi e del Nababbo del Bengala, la Compagnia
iniziò un lungo periodo di annessioni territoriali che causeranno una sempre
maggior ingerenza nei traffici da parte della Corona.
Tanto che, nel 1858, dopo la fallita rivoluzione indiana
dell’anno precedente, tutti i pochi poteri rimasti alla Compagnia vennero assunti
dalla casa reale che instaurò il British Raj, chiamato in inglese anche Regno
della Corona in India o Regno Diretto in India, per distinguerlo dai due
periodi in cui il potere era in mano alla Compagnia.
I periodo (1612-1757)
Gli interessi commerciali britannici in India risalgono al
1588, quando, dopo la vittoria sull’Invincibile Armata spagnola, i mercanti londinesi
chiesero ed ottennero il permesso dalla regina Elisabetta I di salpare per
l’Oceano Indiano.
I primi tentativi non ebbero molto successo, ma nel 1600 i
mercanti ottennero dalla Regina un Royal Charter, un documento ufficiale che
garantiva diritti e poteri sotto l’egidia della Corona, e fondarono la
Compagnia.
Dopo alcune schermaglie con portoghesi ed olandesi, nel
1612 i britannici riportarono un’importante vittoria contro i portoghesi a
Surat, in Gujarat, dopo la quale iniziarono a considerare di guadagnare
territori anche all’interno dell’India.
Grazie a ottimi rapporti diplomatici con la dinastia
Moghul, che al tempo governava su quasi tutto il centro-nord dell’India, la
Compagnia stipulò un trattato commerciale con l’imperatore Jehangir che dava
alla Compagnia il diritto escluivo di risiedere e fondare factory a Surat ed in
altre zone, in cambio di beni e rarità provenienti dai mercati europei.
Beneficiando della protezione imperiale, la Compagnia
Britannica crebbe molto velocemente fondando grandi basi commerciali a Surat
(1619), Madras (1639), Bombay (1668) e Calcutta (1690).
L’accesa rivalità militare con i francesi portò alla già
citata vittoria nella Battaglia di Plassey, a nord di Calcutta, che sancirà
l’inizio delle annessioni territoriali della Compagnia in India.
II periodo (1757-1858)
Durante il cosiddetto Regno della Compagnia in India, i
britannici iniziarono la conquista territoriale del subcontinente indiano che
terminarono grazie a numerose vincenti campagne militari, dapprima contro i sovrani
del nord-est, quindi con il Regno di Mysore a sud, i Maratha al centro e,
tornando a nord, contro l’Impero Sikh.
Dopo la Battaglia di Plassey del 1757, nel 1764 i britannici ottennero
un’altra importante vittoria nella Battaglia di Buxar, in Bihar presso il
confine con l’Uttar Pradesh, contro un esercito congiunto del Nababbo di Awadh,
del Nababbo del Bengala e dell’imperatore Moghul Shah Alam II, grazie alla
quale poterono stabilire il loro dominio su tutto il nord e l’est dell’India.
Le guerre contro il Regno di Mysore furono ben quattro e durarono dal
1767 al 1799, quando, con la sconfitta e la morte sul campo di Tipu Sultan
durante l’Assedio di Serigapatnam, tutto il territorio appartenuto alle dinastie
di Mysore passò ai britannici.
Le tre Guerre Anglo-Maratha vennero combattute nei periodi 1775-1782, 1803-1805
e 1816-1819, vincendo l’ultima delle quali, la Compagnia Britannica acquisì
tutta l’India centrale, permettendo l’ampiamento dell’aria d’influenza della
città di Bombay.
Le due Guerre Anglo-Sikh furono combattute nei bienni 1845-46 la prima
e 1848-49 la seconda, quindi una durante l’ultima parte del Regno della Compagnia
in India ed una durante il British Raj.
La I Guerra Anglo-Sikh permise ai britannici di ridurre le ambizioni
dellImpero Sikh, togliendogli alcuni importanti territori, mentre con la II
Guerra Anglo-Sikh, la Corona Inglese si sbarazzerà definitivamente del temibile
esercito Sikh, al tempo comunque ormai indebolito per varie cause.
III periodo (1858-1947)
Seppur, come già accennato, l’ingerenza della famiglia reale sui
traffici della Compagnia stesse già aumentando, la causa scatenante per la
Corona di prendere effettivo possesso dei territori del subcontinente fu la
fallita rivolta indiana del 1857.
La prima conseguenza fu la ristrutturazione dell’esercito, con lo
scioglimento delle unità che si erano ribellate e la creazione di nuovi corpi,
nonché la promozione di quelli che invece erano rimasti fedeli ai britannici.
Anche l’amministrazione dell’Impero Anglo-Indiano venne migliorata,
dividendola su tre livelli: il governo imperiale di Londra, il governo centrale
di Calcutta ed i governi provinciali nelle “presidencies” chiamate poi “provinces”.
Vennero quindi messe la basi per una prima modernizzazione dell’India,
nelle infrastrutture, come strade e ferrovie, e nella società, soprattutto il
sistema scolastico di tipo occidentale.
Purtroppo però si creeranno anche i presupposti per alcuni di quelli
che diventeranno problemi cronici del paese, come il sovrappopolamento dei
centri urbani, dove le masse locali erano spinte per fornire manodopera alle
fabbriche, e le conseguenti disastrose condizioni igienico sanitarie, che già
intorno ai primi decenni del XX secolo erano diventate preoccupanti.
Questi diventeranno anche tra le cause del risentimento degli indiani
verso i colonizzatori, che porterà alla creazione di vari movimenti
indipendentisti, che avranno successo solo grazie all’indebolimento dell’Impero
Britannico a causa della II Guerra Mondiale.
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