L'avvoltoio calvo (sarcogyps calvus) |
Dopo la panoramica sugli uccelli più comuni del
subcontinente indiano, dedichiamo un post a quelli che sono invece gli uccelli
più rari.
La rarità può dipendere da vari fattori, in parte naturali
ed in parte causati dall’uomo.
Per alcune specie l’India è un areale di confine o di
passaggio, che frequentano o attraversano solo sporadicamente, ma possono
essere molto diffuse e comuni in altri paesi.
Alcune specie invece avrebbero in India il loro areale ideale
ma, per vari motivi, vivono in condizioni disagiate e sono piuttosto rare.
Bisogna dire che culturalmente l’India continua ad avere un
rispetto ed una tolleranza verso gli animali maggiore della media mondiale, ma a
causa della sempre crescente popolazione e dello sviluppo che sta iniziando a
conoscere il paese, sono sempre in aumento i casi di conflitto tra l’uomo e la
natura.
Una situazione molto particolare è quello degli avvoltoi,
il cui declino (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/09/il-declino-degli-avvoltoi-indiani.html)
è stato causato dall’uomo inavvertitamente e da qualche anno si sta cercando di
porvi rimedio con discreto successo.
La causa del drammatico crollo degli avvoltoi, che ha
portato ben 4 specie delle 9 presenti in India sull’orlo dell’estinzione, è
stato l’uso dell’antinfiammatorio diclofenac sul bestiame, alimento principale
degli avvoltoi, per i quali però il diclofenac è mortalmente velenoso.
Ci sono voluti quasi 30 anni per capire che era questo il
motivo del progressivo calo degli avvoltoi, ma per fortuna in poco tempo sono
stati trovati altri medicinali che fossero innocui a questi grandi volatili
saprofagi.
Purtroppo la ricrescita delle popolazioni è alquanto lenta,
ma si stanno già vedendo dei piccoli miglioramenti e per lo meno sembra essere
stato debellato il rischio dell’estinzione.
Bisogna anche notare che l’urbanizzazione dell’India sta
riducendo gli habitat e le condizioni ideali per gli avvoltoi, quindi in ogni
caso difficilmente le popolazioni potranno tornare ad essere numerose come
prima della piaga diclofenac.
La gru siberiana (grus leucogeranus) |
Un altro caso abbastanza particolare è quello della gru
siberiana (grus leucogeranus), della
quale alcuni esemplari erano soliti svernare in India, nel Keoladeo Ghana
National Park (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/02/bharatpur.html),
ma l’ultimo è stato avvistato nell’ormai lontano 2002.
Le cause sono in parte naturali, dovute a ripetute annate
di scarse pioggie, ed in parte causate dall’uomo, seppur non dagli indiani.
Questi grandi uccelli migratori infatti, scendendo dalla
Russia, devono attraversare l’Himalaya, trovando passaggi a minor quote nel
corridoio più orientale, tra remote e travagliate regioni di Afghanista e
Pakistan, dove purtroppo non sono assolutamente tutelati e vengono invece
cacciati per la carne.
Per questi motivi hanno quindi smesso di scendere in India
e si dirigono in Iran.
Tra gli uccelli che più di tutti risentono dell’antropizzazione
vi sono quelli terricoli, che hanno bisogno di grandi spazi incontaminati ed
essendo spesso scarsi volatori, non sempre riescono a trovare habitat
alternativi quando i loro luoghi abituali vengono minacciati.
La grande otarda indiana (ardeotis nigriceps) risente particolarmente della diminuzione di
grandi spazi erbosi con bassi cespugli, ed al momento ne sono rimaste meno di
1.000 esemplari, principalmente in Rajasthan e Madhya Pradesh.
Anche il florican del Bengala (houbaropsis bengalensis) è un’otarda in pericolo critico, che vive
lungo il Terai, la parte settentrionale della pianura gangetica al confine tra
India e Nepal, e nelle aree nord-orientali del subcontinente, dove abita
praterie di erba alta con sparse boscaglie.
Al giorno d’oggi la popolazione indo-nepalese conta circa
350 esemplari, un centinaio in Nepal il resto in India, ma sembra che il
drastico declino si stia arrestando essendo molti residenti all’interno di aree
protette.
Ne esiste anche una separata popolazione nel sud-est
asiatico, leggermente più grande e stabile, nonostante in quelle regioni
risenta anche della caccia, nel subcontinente indiano quasi assente.
Il corrione di Jerdon (rhinoptilus bitorquatus) venne scoperto nel 1848, ma
praticamente non fu più avvistato fino al 1986, quando alcuni esemplari vennero
individuati in Andhra Pradesh, nel sud dell’India.
Al momento il numero di corrioni di Jerdon, che abitano
foreste di arbusti con ampi spazi brulli, è stimato tra i 50 ed i 250
esemplari, minacciati dalla continua distruzione del loro peculiare habitat,
principalmente a causa di estrazioni minerarie e la costuzione di dighe.
La civetta di foresta (athene blewitti) |
Un ultimo uccello raro indiano dalla particolare storia è
la civetta di foresta (athene blewitti),
scoperta e descritta nel 1873, ma sparita dal 1884, per essere riscoperta nel
1997.
Oltre all’esiguo numero di esemplari di questo piccolo e
timido gufo di foresta, la sua temporanea sparizione fu causata da una truffa
ornitologica perpetrata da Richard Meinertzhagen, un oscuro e controverso
militare inglese, che si appropriò furtivamente di numerosi esemplari di
uccelli indiani custoditi in musei e collezioni private, per poter poi vantarne
la scoperta.
Riguardo alla civetta di foresta, affermò di averla
scoperta in Gujarat, dove successivamente si concentrarono infruttuose
ricerche, visto che in realtà si tratta di un raro abitante delle foreste del
Maharashtra, ben lontane dal Gujarat.
Scoperta negli anni ’90 la natura truffaldina delle affermazioni
del Meinertzhagen, gli studiosi vennero a conoscenza della vera zona di
provenienza della civetta di foresta e nel 1997 la nota ornitologa americana Pamela
Rasmussen fu in grado di individuare nuovamente alcuni dei circa 250 esemplari
rimasti.
Nessun commento:
Posta un commento