Tra i 35 siti indiani protetti dall’UNESCO, 4 sono formati
da gruppi di grotte, di cui 1 nello stato del Madhya Pradesh e ben 3 in
Maharashtra.
Esempio di pittura rupestre delle Grotte di Bhimbetka |
La caverne rocciose di Bhimbetka, in Madhya Pradesh,
ospitano le più antiche testimonianze di vita umana nel subcontinente,
risalente al paleolitico, cioè circa 100.000 anni fa e quindi all’homo erectus.
Dalla scoperta nel 1957 ad oggi, nella zona sono stati
identificati più di 700 rifugi, molti dei quali ospitano vari e notevoli esempi
di pittura rupestre.
I più antichi risalgono a circa 30.000 anni fa, ma durante
la loro lunga storia, queste grotte vennero continuamente abitate ed abbellite dall’uomo
fino al medioevo.
I dipinti sono quindi divisi secondo 7 periodi principali,
partendo appunto da quelli del paleolitico superiore, dai tratti lineari e
colori verde e rosso, che ritraggono grandi animali, come bisonti, tigri e
rinoceronti.
Le pitture del secondo periodo risalgono al mesolitico, tra
i 10.000 ed i 5.000 anni a.C., ritraggono animali, uomini, scene di caccia e di
vita sociale, e sono quindi utili per comprendere alcuni particolari della vita
di quegli antichi abitanti.
Simili sono anche i dipinti risalenti al calcolitico
intorno 5.000 a.C., mentre quelli dei primi periodi storici, sono divisi in due
periodi e sono decisamente più elaborati, con rappresentazioni di carattere
religioso; i colori predominanti sono il bianco, il giallo ed il rosso.
Anche il periodo medioevale è diviso in due parti, e seppur
dimostri delle notevoli migliorie nella tecnica, artisticamente sembrano
mostrare un certo declino.
A causa della posizione remota, in un’area di fitte
foreste, il sito di Bhimbetka non è molto frequentato, favorendone quindi la
delicata conservazione.
Uno dei pregevoli dipinti delle Grotte di Ajanta |
Le Grotte di Ajanta si trovano nello stato del Maharashtra e
si tratta di un gruppo di circa 30 caverne scolpite e dipinte da seguaci
buddisti in due periodi distinti: il II secolo a.C. ed il V secolo d.C..
Le grotte del primo periodo sono 5 lunghe stanze colonnate
che ospitano uno stupa, ma nessun idolo, mentre quelle del secondo periodo sono
ricche di sculture e divise tra stanze per le preghiere e monasteri.
L’importanza è dovuta in particolare ai dipinti conservati
al loro interno che vengono considerati tra i primi e migliori esempi di
pittura dell’India e la base sulla quale si svilupperà l’arte in tutto il
subcontinente.
Il loro stato di conservazione è chiaramente molto
delicato, ma fin dai primi anni della loro riscoperta, a metà dell’800, sono
stati spesso copiati da vari artisti, permettendo in molti casi di avere una visione
d’insieme più completa.
Oltre all’importanza artistico-culturale, molto
interessante è anche la conformazione geografica, essendo le grotte situate in
mezzo a verdeggianti foreste, lungo una parete di roccia posta sopra ad una
curva a ferro di cavallo di un piccolo fiume, formando quindi una specie di
anfiteatro naturale.
Il Kailasa Temple di Ellora |
Le Grotte di Ellora sono poco lontane da quelle di Ajanta e
si tratta di un gruppo di più di un centinaio di caverne, di cui 34 aperte al
pubblico.
I monumenti e le opere d’arte che le abbelliscono risalgono
ad un periodo di circa 400 anni, tra il VII e l’XI secolo e sono divise in: 12
buddiste, 17 indù e 5 jaina.
Le grotte buddiste vennero scolpite tra il 600 ed il 750 e
si tratta di 11 monasteri più la sala delle preghiere chiamata Vishvakarma
Cave, una lunga stanza colonnata dal tetto a volta che ospita una grande
scultura del Buddha seduto.
Delle 17 grotte indù, la più nota è la Cave 16, che ospita
il gigantesco Kailasa Temple, scolpito da un unico blocco di pietra, nella
seconda metà dell’VIII secolo.
Il tempio principale è dedicato a Shiva, ma attorno si
possono ammirare numerosi santuari dedicati a molte altre divinità del pantheon
indù.
Le cinque grotte jaina vennero scolpite nel IX-X secolo e
sebbene siano di dimensioni ridotte rispetto a quelle buddiste ed indù presenti
ad Ellora, si distinguono per i dettagli delle sculture presenti.
Contrariamente ad altri siti simili che caddero nell’oblio
e vennero riscoperti dagli inglesi negli ultimi due secoli, le grotte di Ellora
furono visitate e descritte nel corso del tempo da numerosi viaggiatori, e
purtroppo anche da intransigenti regnanti mussulmani sotto i quali molte delle
immagini furono danneggiate.
La scultura della Trimurti in un dipinto del 1830 |
Le Grotte di Elephanta sono situate sull’omonima isola,
nella baia della città di Mumbai.
Il gruppo è formato da 5 caverne indù shivaite e 2
buddiste, scolpite tra il V e l’VIII secolo.
Purtroppo l’assenza di iscrizioni rende difficile risalire
agli autori ed ancora oggi gli storici sono divisi sulle origini di queste antiche
e pregevoli opere d’arte.
Anche lo stato di conservazione non è ottimale a causa dei
danni inflitti dal tempo, soprattutto infiltrazioni d’acqua, e dai colonizzatori
portoghesi, che durante il loro breve periodo di occupazione dell’area,
dissacrarono molte statue usandole come bersaglio per esercitazioni di tiro.
Grazie alle dimensioni, spesso ragguardevoli, delle
sculture ospitate in queste grotte, molte si sono comunque conservate fino ai
giorni nostri, mentre invece sono andate perdute le pitture delle quali sono rimaste
solo alcune tracce.
La grotta più importante è sicuramente la numero 1, situata
su una verdeggiante collina e raggiungibile grazie ad una lunga ma gradevole
scalinata.
La stanza principale è suddivisa in piccoli ambienti da alcune
file di spesse colonne ed ospita le sculture più note del complesso, su tutte il
grande busto della Trimurti indù alto più di 6 metri.
Molto pregevoli sono anche i numerosi bassorilievi che
rappresentano importanti episodi mitologici legati al dio Shiva, come la
discesa del Gange attraverso i suoi capelli.
Il piccolo gruppo di grotte buddiste si trova su una
collina nella zona est dell’isola, chiamata Stupa Hill, per la presenza di uno
stupa di mattoni dentro allae caverna principale.
La seconda grotta buddista purtroppo è rimasta incompiuta a
causa di alcune imperfezioni nelle rocce che la formano.
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