Passati circa due mesi e mezzo dall’improvvisa manovra del
governo indiano di demonetizzare le banconote da 500 e 1.000 rupie (che
costituivano più dell’80% del contante), i disagi per la gente comune sembrano
essere terminati e forse addirittura si inizia a vederne qualche beneficio.
Già prima di Natale era stata in parte risolta la carenza
delle nuove banconote da 500 e 2.000 rupie, e le susseguenti file davanti ai
bancomat, con le 4 zecche nazionali che stampavano a pieno regime ed i mezzi
dell’esercito a disposizione per distribuirle in ogni angolo del paese.
Questo ha permesso, già dai primi giorni del 2017, di
alzare il limite massimo prelevabile dagli sportelli automatici, da 2.000 rupie
(circa 27-28 euro) a 4.000, riducendo quindi drasticamente code e tempi di
attesa.
Nei giorni scorsi è stato ulteriormente alzato a 10.000,
che era già il limite massimo consentito dai bancomat per le operazioni in
banche diverse dalla propria.
Bisogna quindi riconoscere che, nonostante i disagi iniziali
causati dal ritardo nella stampa delle banconote sostitutive, tutto sommato l’operazione
è stata gestita nei limiti previsti dal governo che aveva chiesto pazienza per
i primi 50 giorni ed in effetti, dopo meno di due mesi, i problemi sono
terminati.
Dobbiamo anche sottolineare che già da qualche tempo, con l’introduzione
e diffusione delle utilissime monete da 10 rupie, il cronico problema indiano della
carenza di contante per i resti è sempre meno grave, con ovvi vantaggi per
tutti.
Seppur sia ancora presto per poter stabilire l’effettivo
successo politico e finanziario di questa manovra, sembra che si stiano iniziando
a vedere i primi benefici, su tutti il drastico ed apprezzatissimo calo dei
prezzi, soprattutto di frutta e verdura.
È vero che nel subcontinente l’inverno sia notoriamente la
stagione migliore, per costi e qualità, ma da alcune settimane i prezzi sono
ritornati indietro di almeno 10 anni.
Questa sembra essere una delle conseguenze della
demonetizzazione, che ha forzato gli indiani a svuotare le riserve personali e
rimettere in circolazione enormi quantità di denaro che venivano invece custodite
gelosamente.
Gli indiani infatti, a ragion veduta, sono tendenzialmente
molto accorti nelle spese ed estremamente abili nel risparmiare, ma purtroppo
questo risulta contrario ai principi dell’imperante capitalismo.
A causa di una certa ignoranza e una forte diffidenza, spesso
infatti i soldi venivano nascosti piuttosto che depositati in banca, rendendoli
quindi completamente improduttivi.
Anche per quanto riguarda la lotta alla corruzione, seppur
bisognerà aspettare ancora qualche tempo per poterne vedere i maggiori
risultati, sembra che questa manovra abbia già portato qualche frutto, con
numerosi casi in cui i proprietari di ingenti somme illegali sono stati
costretti a buttare via il loro capitale ormai privo di valore.
Numerosi sono stati i casi di ritrovamenti di mucchi di
denaro demonetizzato bruciati, buttati nei fiumi oppure semplicemente
abbandonati, a sacchi, in banche ed uffici statali.
Ad esempio pare che i terroristi Naxaliti maoisti siano
stati colpiti duramente da questa manovra essendo in possesso di moltissimo
denaro illegale che non sono riusciti a convertire nei nuovi tagli.
Purtroppo il contante costituisce meno del 10% dei beni
usati nella corruzione, quindi il problema è tutt’altro che risolto, ma indubbiamente
ha creato e sta creando numerosi grattacapi a chi ha ammassato denaro di dubbia
provenienza.
Bisogna anche notare che, seppur il sogno di un’India “cashless”
dove tutte le transazioni finanziarie avvengono via carte o sistemi di
pagamento elettronici sia al momento utopico, questa manovra si sta rivelando
anche un effettivo passo avanti verso un migliore ed effettivo sistema di
raccolta tasse.
In India infatti sono ancora pressoché assenti i concetti
di scontrino e ricevuta fiscale, rendendo la dichiarazione dei redditi una
farsa affidata alla, solitamente scarsa, onestà dei singoli individui.
Con un incremento di transazioni elettroniche, verificabili
tramite ricevute e scontrini bancari, l’insolvenza delle tasse dovrebbe
crollare, facendo quindi diminuire anche il costo della vita.
Ultima considerazione positiva, durante questo periodo il
valore internazionale della rupia è rimasto sostanzialmente invariato, mentre
sarebbe stato lecito aspettarsi un vistoso calo, e seppur ci sfuggano i precisi
motivi finanziari, ciò dimostra che la demonetizzazione abbia influito ben poco
sulla crescita economica del paese.
E seppur la comunità finanziaria mondiale abbia manifestato
numerosi dubbi sull’effettiva utilità della demonetizzazione, si è trattato di
un’operazione interna all’India, che non ha creato quasi nessun problema nei
traffici internazionali.
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