Il Tempio del Sole di Konark nel 1847 |
Proseguendo la nostra panoramica sui siti indiani protetti
dall’UNESCO, di seguito accenneremo a Nalanda, Champaner, Hampi e Konark, situati
nel nord e centro dell’India e d’importanza artistico-culturale.
Nalanda, oggigiorno ameno paesino della depressa campagna
del Bihar, è stato per secoli uno dei centri buddisti più importanti,
sviluppato fin dal III secolo a.C. dall’imperatore Ashoka.
Il declino di Nalanda iniziò lentamente dal VII-VIII secolo
con il progressivo indebolimento del buddismo a favore dell’induismo e
ricevette il definitivo colpo di grazia intorno al 1200 quando venne
completamente distrutta dagli invasori mussulmani.
La città venne quindi dimenticata fino agli inizi dell’800,
quando gli inglesi iniziarono i primi studi e scavi archeologici.
L’area protetta di Nalanda ha un’estensione di circa 500
metri per 250 e racchiude le rovine di una fila di 11 monasteri, costruiti con
piante molto simili (quadrate con cortili interni circondati da porticati dove
si trovavano le stanze dei monaci), ed alcuni templi, tra cui spicca il N. 3
del quale sono rimaste parte delle murature e delle scale d’accesso.
In realtà quindi non c’è molto da vedere ma l’importanza
culturale è notevole, in particolare per il buddismo mahayana.
Il sito Champaner-Pavagadh Archeological Park è situato
nello stato del Gujarat, e comprende la storica città di Champaner e la collina
di Pavagadh, più alcuni edifici secondari sparsi nelle vicinanze.
Nonostante oggigiorno la zona sia abbastanza anonima e
lontana da grandi centri urbani, la storia di quest’area del subcontinente è
particolarmente antica, testimoniata da alcuni ritrovamenti risalenti al
calcolitico, intorno al 5.000 a.C..
Da circa il IV-V secolo d.C., l’area attorno alla collina
di Pavagadh iniziò ad essere sviluppata come capitale di potenti dinastie
Rajput, fino ai Chauhan, in grado di resistere per almeno 2-3 secoli, grazie
alle notevoli fortificazioni, agli attacchi degli invasori mussulmani, ai quali
soccombettero nel 1484.
Con l’istituzione del Sultanato del Gujarat, il sultano
Mahmud Begada fondò quindi la città di Champaner, fornendola di numerosi
edifici di notevole pregio artistico, in particolare molte grandi moschee.
Tra queste meritano una citazione: la Jama Masjid, uno dei
primi e più riusciti tentativi di mescolare l’architettura islamica con quella
indù; la Nagina Masjid, letteralmente Moschea Gioiello, e la più tozza Lila
Gumbaz ki Masjid, che sono state purtroppo costruite con una friabile pietra
che risente dell’erosione causata dal tempo,; la tozza ma graziosa Kevada
Masjid sembra invece risentire meno dei danni climatici, come anche la grande
Shahar ki Masjid; la Bawaman ki Masjid è purtroppo molto danneggiata anche a
causa del terremoto che colpì il Gujarat nel 2001.
Nonostante la protezione dell’UNESCO e gli sforzi
dell’Archeological Survey of India stiano riuscendo a mantenere gli edifici in
buono stato, secondo l’associazione che si occupa della conservazione del
patrimonio culturale del Gujarat, il sito Champaner-Pavagadh comprende ben 114
monumenti, di cui però al 2009 solo 39 ricevono qualche forme di manutenzione,
a causa delle comunque limitate finanze.
La cittadina di Hampi, nello stato del Karnataka, corrisponde
all’antica città di Vijayanagara, capitale del potente impero omonimo, abitata
nel 1500 da circa mezzo milione di abitanti, rendendola a quei tempi la seconda
città più popolosa al mondo dopo Pechino.
Nel 1565 l’impero Vijayanagara venne però attaccato e
sconfitto dalla confederazione dei Sultani del Deccan, la città venne in parte
distrutta e cadde nell’oblio fino alla riscoperta degli inglesi intorno al
1800.
Da allora l’area è soggetta a studi e continui scavi, per
cercare di portare alla luce le testimonianze del suo ricco passato.
Al giorno d’oggi si possono ammirare le rovine di numerosi
pregevoli templi, insieme a palazzi, fortificazioni, padiglioni, vasche e
sculture varie.
Oltre a queste testimonianze artistiche, a rendere il sito
particolarmente apprezzato dai visitatori, si aggiunge la conformazione
geografica della zona, composta da basse colline rocciose piuttosto
scenografiche e pressoché disabitate.
Il Tempio del Sole di Konark è situato nell’omonimo paesino
di pescatori dello stato dell’Orissa, a circa 35 chilometri da Puri, sulla
costa orientale dell’India.
Venne fatto costruire intorno alla metà del XIII secolo dalla
dinastia Chodaganga, che regnò su quest’area tra l’XI ed il XV secolo, grazie
anche a matrimoni di alleanza con altre due potenti dinastie del sud
dell’India, i Chalukya ed i Chola, anche loro noti per la costruzione di meravigliosi
tempi oggigiorno protetti dall’UNESCO (e dei quali trattiamo a proposito dei
siti del sud del paese).
Il tempio di Konark ha una struttura a forma di carro, che
rappresenta quello di cui si serve il dio del sole, Surya, per solcare i cieli.
Purtroppo al giorno d’oggi
il tempio risulta piuttosto danneggiato, a causa di vari motivi: il
passare del tempo, le condizioni climatiche salmastre dovute alla vicinanza con
l’oceano, tempeste di lampi e di sabbia, terremoti, una campagna distruttrice intorno
alla metà dl XVI secolo da parte di vicini regnanti mussulmani, ma anche per il
progressivo crollo della torre principale, alta ben 70 metri, dovuto in parte
ad errori strutturali ed alle fondamenta su un terreno umido molto soffice.
Nonostante questo, grazie alle gigantesche dimensioni del
complesso, si possono ancora ammirare: una grande struttura rettangolare, che
originariamente ospitava i cavalli che tiravano il carro, e la jagamohan, la
torre che sovrasta il porticato d’accesso al sancta sanctorum, la cui torre
invece, crollò definitivamente durante una tempesta nel 1848.
Tutte queste strutture sono ricoperte di sculture e
bassorilievi particolarmente elaborati, tra cui spiccano in particolare le
grandi ruote, che furono costruite anche con scopi astronomici, essendo
meridiane in grado di calcolare l’ora solare.
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