In questa seconda parte dedicata alla storia del Nepal, accenneremo
all’era della dinastia Rana, al breve ritorno al potere della dinastia Shah ed
all’instaurazione della Repubblica.
I Rana governarono sul Nepal per poco più di un secolo, dal 1846 al
1951, probabilmente il periodo più buio della drammatica storia recente del
paese.
Innanzitutto Jung Bahadur Rana, fondatore della dinastia, riuscì ad
assumere il potere grazie al crudele massacro di Kot, durante il quale fece
uccidere una cinquantina di membri della famiglia reale e dell’esercito,
instaurando un regime di terrore, che sfocerà in almeno altri tre episodi
simili nel 1847, 1882 e 1885.
Ma l’aspetto peggiore del pessimo governo della dinastia Rana fu quello
di chiudere completamente le frontiere del paese e continuare le proprie lotte
interne per il potere, senza fare il minimo sforzo per migliorare le difficili
condizioni di vita delle persone e sviluppare il paese.
In realtà, gli appartenenti alla dinastia Rana erano estimatori delle
capacità e del successo raggiunto dalle potenze europee, testimoniato dalle
loro buone relazioni con i britannici che governavano la vicina India e dalla
costruzione di numerosi grandi palazzi in stile occidentale
neoclassico-barocco.
Purtroppo molti sono andati distrutti da terremoti, nel 1934 e 2015, e
incendi, o sono caduti in rovina, a causa dello scarso interesse verso il
retaggio di una dinastia ben poco amata, mentre altri sono stati rinnovati
perdendo alcune delle caratteristiche originali.
Quelli che si sono conservati in buono stato fino ad oggi lo devono al
fatto di essere ancora utilizzati per ospitare uffici governativi ed
amministrativi, oppure alberghi di lusso, tra questi: Lal Durbar, Lazimpat
Durbar, Shree Durbar, Bahadur Bhawan e Sithal Niwas (noto oggigiorno con il
nome di Rashtrapati Bhawan, Palazzo del Presidente, in quanto ospita l’attuale
presidente del Nepal).
Altri palazzi Rana, come: Lakshmi Niwas, Tangal Durbar, Singha Durbar,
Kaiser Mahal, Harihar Bhawan, Babar Mahal e Bagh Durbar sono stati danneggiati
dal terremoto del 2015, e pur rimanendo in piedi il loro futuro è incerto.
Tutti questi palazzi sono situati nella città di Kathmandu, dove
risiedevano i regnanti Rana, ma si possono osservare due esempi dei loro
grandiosi palazzi anche nella cittadina di Palpa, o Tansen, il Tansen Durbar, che
ospitava orignariamente il governatore Rana, ed il Ranighat Palace, o Rani
Mahal, fatto costruire nella foresta da un aristocratico Rana esiliato dalla
capitale (per ulteriori dettagli su Palpa-Tansen http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2017/04/la-cittadina-di-palpa-tansen.html).
Tornando alla storia della dinastia Rana, i primi forti dissidi con la
famiglia reale Shah inziarono con lo scoppiò della I Guerra Mondiale, con i
Rana che spinsero alla partecipazione con le truppe alleate per inimicarsi i
britannici, mentre il re Tribhuvan Shah preferiva rimanere neutrale.
Quindi, le sempre più frequenti proteste popolari iniziate negli anni
’30 e l’appoggio dell’India, spinsero re Tribhuvan a scendere in campo per
riprendere l’effettivo potere e scacciare i Rana, scopo che raggiunse nel 1951.
Re Tribhuvan Shah ebbe il merito di concedere un certo potere anche ai
partiti politici, soprattutto il dominante Partito del Congresso, ma con la sua
prematura morte, nel 1955, il potere passò al figlio Mahendra, il quale dopo
poco tempo, nel 1960, scioglierà il parlamento, decretando l’insuccesso del
tentativo democratico ed instaurando nuovamente la monarchia assoluta.
Questa mossa in realtà, invece di indebolirlo, rafforzò il movimento
pro-democrazia, che con una lunga serie di proteste, nel 1990, sotto il regno
di Birendra Shah, riuscirà ad ottenere una nuova costituzione democratica che
garantiva una minor interferenza della famiglia reale sulla politica del paese.
Anche questa manovra comunque, fu ritenuta insufficiente dalle frange
antimonarchiche più estreme, come quelle comuniste, in particolare i maoisti,
che nel 1996 inizieranno una decennale guerra civile che raggiungerà lo scopo
di far cadere la monarchia ed instaurare la repubblica.
Come accennato anche in un post dedicato al capo supremo dei maoisti, Pushpa
Kamal Dahal “Prachand” (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2017/04/breve-cenno-al-politico-nepalese-pushpa.html),
un grande aiuto nella causa democratica fu il misterioso massacro della famiglia
reale e dell’amato re Birendra, nel Giugno 2001, che, di fatto, mise fine alla
potente dinastia Shah, visto che l’impopolare nuovo re Gyanendra resisterà al
potere solo pochi anni, ufficialmente dal 2001 al 2008 (ma i poteri gli erano
già stati tolti nel 2006), prima di essere costretto ad abdicare.
Chiaramente il processo di democratizzazione del paese ha creato
numerose controversie, iniziando dalla difficile operazione di integrazione
delle truppe maoiste nell’esercito regolare.
Politicamente fu anche molto difficile trovare un accordo tra i partiti
di maggioranza, che solo dopo quasi due anni furono in grado di creare un
governo abbastanza stabile per redigere la nuova costituzione, il primo e
fondamentale passo verso la democratizzazione.
Numerosi grattacapi derivarono dalla nuova divisione amministrativa, basata
su principi leggermente più moderni di quella precedente, ma che non fu in
grado di soddisfare tutte le etnie e comunità presenti nel paese.
In particolare, i Madhesi, genti d’origine indiana abitanti le pianure
centro-meridionali, nel 2015 protestarono a lungo e violentemente l’assenza di
un distretto dove fossero la maggioranza, e a causa dei disordini l’India
decise di bloccare i rifornimenti di combustibile, portando il Nepal sull’orlo
di una grave crisi finanziaria ed umanitaria.
In realtà, più che per problemi di sicurezza dei propri autisti e mezzi,
pare che l’India abbia attuato questo blocco in segno di appoggio verso la
causa dei Madhesi, segnando un ulteriore passo d’allontanamento tra i due
paesi.
Questo infatti spinse il Nepal a cercare nuovi partner per
l’approvvigionamento di combustibile e non dovette neppure andare molto
lontano, visto che la Cina da anni aspettava proprio un’occasione come questa
per aumentare la propria influenza economica sul Nepal.
Il quale, opportunisticamente ma anche molto realisticamente, si sta
infatti avvicinando sempre più ai cugini trans-himalayani, nella speranza che
possano essere di maggior aiuto di quanto non siano stati fino ad oggi gli
indiani.
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